"Si è fottuto 220 mila euro"| Costruttore intercettato, sei arresti - Live Sicilia

“Si è fottuto 220 mila euro”| Costruttore intercettato, sei arresti

Retata a Santa Maria del Gesù: in cella Gianpaolo Corso, il fratello Gioacchino, considerato il capo della famiglia mafiosa, Francesco Francofonti, Antonino Sacco (da sinistra a destra nella foto), Carmelo Sacco e Francesco Lombardo.

PIZZO A Palermo
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PALERMO – L’imprenditore restava in cantiere ben oltre l’orario di lavoro. I mafiosi non gli davano respiro. E trascorreva le serate a cercare di capire come uscire dal tunnel del pizzo. Alla fine si è reso conto che aveva una sola possibilità. Messo di fronte all’evidenza delle intercettazioni ha ammesso agli agenti della Squadra mobile di avere pagato per anni la protezione dei boss. Migliaia di euro in contanti, l’obbligo di fare lavorare le imprese segnalate dai boss e persino il sopruso di “regalare” un appartamento al capomafia.

Sei persone sono state raggiunge da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dai pubblici ministeri Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco e firmata dal giudice Giangaspare Camerini. Quattro di loro in carcere c’erano già: Gioacchino Corso, considerato il capo della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù, il fratello Gianpaolo, Antonino Sacco e Francesco Francofonti. Altri due sono stati arrestati: Carmelo Sacco, fratello di Antonino, e Francesco Lombardo.

L’inchiesta ha coinvolto pure Giuseppe Calascibetta, assassinato nel settembre del 2011. Era uscito di galera nel 2009 e subito era tornato a chiedere il pizzo. Non solo soldi – 50 mila euro -, aveva pure ottenuto un appartamento del valore di 150 mila euro in vicolo Muzio.

L’imprenditore taglieggiato si sfogava con familiari e collaboratori. Raccontava delle “… minacce ai dipendenti ricevute perché noi non abbiamo pagato e quindi abbiamo dovuto pagare obbligatoriamente… dico … è una cosa normale che noi dobbiamo arrivare a tutto questo?”. Ed ancora: “… lei sa meglio di me che ci sono andati fino al cantiere… lo hanno fatto spaventare … gli operai … gli operai non volevano venire più a lavorare … cioè abbiamo… con le pistole in mano…questi grandi signori… ci hanno imposto che devono fare gli impianti”. E così pochi giorni dopo l’omicidio di Calascibetta, l’imprenditore commentava: “… lui è stato quello che si è fottuto duecentoventimila euro per viale Regione… lo vedi come se li sta godendo… nella cassa”.


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