"Amarezza per Musumeci, accanto a Schifani per vincere"

“Amarezza per Musumeci, accanto a Schifani per vincere”

L'assessore alla Salute traccia il bilancio della sua attività. E non risparmia frecciatine. Su Schifani dice...
INTERVISTA A RUGGERO RAZZA
di
9 min di lettura

Dopo cinque anni si torna al voto, il bis di Musumeci è saltato, che ne pensa?
“Ovviamente in me, come in moltissimi cittadini siciliani, c’è grande amarezza perché avere restituito credibilità alla Sicilia dopo anni di malgoverno meritava la possibilità di raccogliere i frutti di quanto si è seminato. Penso agli atti di programmazione che prima non esistevano e che oggi sono stati tutti approvati. Penso ai grandi cantieri che sono in corso di realizzazione e a quelli che sono stati progettati e in procinto di essere mandati in gara. E, ovviamente, penso anche alla grande intuizione e al grande coraggio del presidente Musumeci di avviare le procedure per liberare la Sicilia dalle discariche”.

Che atmosfera si respira nella coalizione? Non risponda da democristiano…
“Alcuni, come noi, avvertono il senso di responsabilità perché non vogliono vedere la Sicilia tornare indietro e perché sperano che il lavoro iniziato possa essere completato; poi ci sono altri, una minoranza, che sono inutilmente contenti perché volevano liberarsi di una persona perbene e pensano di esserci riusciti. Il dato positivo è che gli uni e gli altri vogliono vincere e, quindi, saremo tutti accanto al presidente Schifani per raggiungere l’obiettivo”.

Ci risulta che una parte della base, che storicamente ha sostenuto Lei e Musumeci, non sia contenta e potrebbe votare per Cateno de Luca. Cosa dice a questi elettori?
“Dico che il più grande lavoro compiuto dal presidente Musumeci è stato dare dignità alle istituzioni e questo è incompatibile con lo stile e la storia personale di Cateno De Luca, che di Musumeci e di molti altri ha detto cose inenarrabili e con toni volgari. L’amarezza non può lasciare spazio alla emotività. Ci avviamo a vedere un grande risultato del centrodestra e di FdI a livello nazionale, che speriamo possa portare Giorgia Meloni alla guida del prossimo governo. Noi che abbiamo condiviso con Nello questi anni e che siamo sempre stati una comunità orgogliosa e impegnata nella buona politica, dobbiamo sentirci in prima linea perché lo stesso grande risultato ci sia anche in Sicilia. È lo spirito dei nostri parlamentari, tutti in prima linea e tutti meritevoli di ricevere il consenso frutto della loro professionalità, del loro essere stati deputati modello per fatturato politico e, se mi permette, per valore umano. Ci sono stati presidenti che hanno visto assottigliarsi nel tempo il proprio gruppo parlamentare. Noi abbiamo costituito un intergruppo di dieci parlamentari e condiviso insieme ogni scelta con responsabilità”.

Andiamo alla sanità, dopo la testa di Musumeci, politicamente, alcuni compagni di coalizione hanno più volte chiesto la sua. Come ha vissuto questi anni?
“Prima di tutto mi lasci dire che sono stati anni difficilissimi, che in mezzo hanno avuto una sfida complicatissima come la pandemia, e che hanno consentito alla nostra Regione di non sfigurare rispetto alle altre. Poi, so di essermi attirato inimicizie, un po’ per il mio rigore molto forte nelle relazioni, un po’ perché alcuni ritenevano che la Sanità potesse essere uno strumento di potere (quando non di arricchimento personale). Noi, invece, abbiamo dimostrato con i fatti, che di questo governo, di questo Assessore, e di questa gestione gestione della Sanità si può avere fiducia, perché abbiamo avviato grandi progetti e gestito l’ordinario senza mai guardare all’interesse particolare”.

Qual è la cosa di cui è più orgoglioso?
“Potrei dirle dei quasi 17mila nuovi assunti, cui si aggiungono i circa 9mila che hanno collaborato nella gestione del Covid. Oppure potrei dirle di aver recuperato strutture come il San Marco di Catania, aprendolo, così come altri ospedali siciliani che rischiavano di rimanere incompleti o inutilizzati. Oppure potrei dirle che sono orgoglioso di aver restituito il diritto alla speranza per i cittadini di Siracusa con il nuovo ospedale che, dopo 30 anni, non è un tema da tavola rotonda o per aver avuto l’intuizione di arrivare in pochi mesi alla progettazione esecutiva del nuovo Ismett a Carini, avendo l’opportunità di conoscere un grande architetto come Renzo Piano. Oppure ancora di aver visto rinascere Cefalù e realizzato nell’Isola decine di interventi nelle aree di emergenza e nei reparti ospedalieri. Potrei proseguire ancora, ma la cosa di cui vado più orgoglioso è di essere riuscito a diminuire di circa 50milioni di euro l’esborso della Sicilia verso le altre Regioni per i cosiddetti viaggi della speranza e di aver riportato in Sicilia oltre 2mila lavoratori della sanità che erano andati via. Penso che questo sia un percorso di non ritorno perché oggi la Sicilia è nuovamente divenuta attrattiva per le professionalità sanitarie”.

Molti hanno ipotizzato che la gestione del Covid si sarebbe trasformata in una armata elettorale. Ritroveremo qualche candidato alle regionali che è stato in prima linea nell’emergenza Covid?
“Questo mi pare l’abbia fatto la sinistra, in altre Regioni e persino nelle liste presentate per le nazionali. Quando dice “molti hanno pensato” in realtà si tratta di propalatori di veleni e, appunto, veline, troppe volte acriticamente recepite da chi rovista nel fango per vocazione. Io ho spesso avuto la sensazione che qualche pregiudizio nei miei confronti sia dettato dal fatto che alcuni miei detrattori pensano che io abbia operato come loro erano abituati a fare. O, peggio, come avrebbero voluto fare loro. Non è così. Non è mai stato così”.

Da più parti, soprattutto nell’ambito sanitario, si parla di un nuovo modello di sanità che potrebbe far leva sui professionisti che hanno lavorato per fronteggiare la pandemia. Che fine faranno questi operatori e quale impegno può assumere in vista delle ultime settimane alla guida dell’assessorato?

“Non ho progetti da lanciare a 4 settimane dal voto: sembrerebbe poco più di una promessa elettorale. Posso dirle, però, che mi ha fatto piacere collaborare alla stesura del programma sanità di FdI dove abbiamo evidenziato la necessità di avviare procedure di stabilizzazione ulteriori per le categorie dimenticate dal legislatore nazionale. Quello che potevamo fare da soli, senza l’intervento legislativo di Roma, lo abbiamo fatto. I lavoratori della Sanità nell’emergenza, e non solo, sanno che abbiamo attivato diversi bandi e che abbiamo promosso un meccanismo per il quale chiunque abbia lavorato nell’emergenza avrà diritto a far valere quest’esperienza nelle prossime procedure concorsuali, mentre già molte aziende hanno deliberato i bandi di stabilizzazione previsti dalla finanziaria nazionale. Il mio auspicio è che non resti nessuno indietro: fino ad oggi l’abbiamo mantenuto, e se faccio una dichiarazione di questo contenuto non sono parole a vanvera. Noi abbiamo stabilizzato migliaia di lavoratori e, se penso a città come Palermo, dopo 30 anni abbiamo chiuso una pagina di precariato indegno come quello degli ex LSU dell’ASP, presi in giro per decenni, ed utilizzati come merce di scambio in ogni campagna elettorale”.

Quale consiglio vorrebbe dare a chi prenderà il suo posto, qualora non dovesse esserci sempre lei, nei prossimi anni, alla guida dell’assessorato?
“Il mio successore avrà certamente un compito difficile, come lo è stato il mio, perché dalla pandemia non siamo ancora usciti, perché le cose da fare sono tantissime ed i problemi non mancano, perché la nostra terra deve superare 20 anni in cui, prima per il disavanzo e poi per il piano di rientro, ha avuto difficoltà strutturali ad assumere e investire, nel pubblico e nel privato convenzionato. Si dovrà lavorare in molti ambiti a partire dalle risorse messe a disposizione del PNRR, ma chi verrà dopo potrà vedere la conclusione di alcune attività strategiche (i nuovi ospedali a Palermo e il completamento del piano degli investimenti infrastrutturali). Ma soprattutto dovrà lavorare insieme all’Università, perché sono ancora troppo pochi i professionisti che operano nella Sanità, mentre oggi finalmente abbiamo un sistema universitario che potrà contare su un maggior numero di posti a disposizione. Gli auguro, poi, di avere la forza che abbiamo avuto noi nell’imporre procedure di selezione dei direttori generali nelle quali, per la prima volta, ci sono stati dei bocciati, e le scelte discrezionali sono state compiute su una ristretta rosa di nomi. La politica non può dismettere il ruolo di scegliere, sarebbe un grave errore e significherebbe cedere al più demagogico populismo che poi non porta ad atti di buona amministrazione. La politica deve, al contrario, scegliere tra persone competenti e preparate che sono state selezionate sulla base di procedure di evidenza pubblica: questa sarà la prima vera sfida che aspetta chi prenderà il mio posto”.

Pensando all’ipotesi di accusa degli inquirenti sui dati Covid nei suoi confronti, se tornasse indietro c’è qualcosa che non rifarebbe?
“Chi non fa una revisione critica del proprio operato è solo uno stolto. Posso dire che quella vicenda mi ha segnato, e continua a farlo, perché ho sempre e solo avuto come obiettivo quello di perseguire l’interesse pubblico. Mi consola che l’Istituto Superiore di Sanità nelle sue relazioni l’abbia sempre evidenziato, e mi consola molto che da parte dell’Autorità Giudiziaria ci sia stata una pur diversa lettura dei fatti ma un rispetto del lavoro e della persona. Da penalista dico che il dibattimento sarà l’occasione per me di dimostrare la mia innocenza e per il pubblico ministero di verificare, punto per punto, la tenuta della propria ipotesi accusatoria”.

Stanno per concludersi cinque anni di fuoco, sta preparando le valigie, o solo un trasferimento in altro dipartimento?
“Se le dicessi che ho preparato alcune scatole potrebbe essere quasi una citazione irriguardosa. La verità è che mi è molto chiaro che ogni impegno istituzionale è sempre una parentesi e diffido di chi vede, nelle istituzioni, la propria fonte di sostentamento o l’unica ragione di soddisfazione personale. Sapevo che non sarei stato candidato alle elezioni nazionali, come ho pure letto e mai smentito perché i primi che non credono alle smentite sono proprio i giornalisti. Lo sapevo perché con il presidente Musumeci abbiamo valutato l’opportunità e, secondo me, anche il dovere di iniziare la nostra esperienza dentro FdI in modo nuovo. Quando si entra in una forza politica non lo si fa per fare valere i propri numeri, come si faceva un tempo, ma lo si fa con spirito di condivisione per dare il proprio contributo di idee e di esperienze. Nel mio futuro non è importante se ci saranno solo impegni professionali o anche impegni istituzionali. Quello che è importante è che questi anni sono stati di straordinaria formazione e possono rimanere, per me, un bagaglio di esperienza inestimabile. Di questo non smetterò mai di ringraziare il presidente Musumeci e tutti coloro con cui ho lavorato e lavorerò fino all’ultimo giorno”.


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