Palermo, l'imprenditore: "Spalle al muro, ho pagato la tangente"

Sanità, l’imprenditore: “Ero spalle al muro, ho pagato la tangente”

Emergono nuovi dettagli su una gara milionaria

PALERMO – L’imprenditore promise una tangente da un milione di euro per sbaragliare la concorrenza. Il secondo capitolo dell’inchiesta “Sorella sanità” della Procura di Palermo svela nuovi dettagli sulla confessione di Salvatore Navarra.

Navarra, fino a maggio 2020, è stato presidente del consiglio di amministrazione di Pfe spa, società con sede a Milano e stabilimenti a Caltanissetta. In primo grado è stato condannato a cinque anni e 10 mesi.

A chiedergli i soldi furono l’imprenditore agrigentino Salvatore Manganaro e Fabio Damiani, responsabile della Centrale unica di committenza della Regione siciliana.

“Rischi di perdere tutto”

Fu Manganaro ad avanzare la richiesta nel corso di un incontro a Caltanissetta. Navarra ha ricostruito le parole che furono pronunciate: “Qui lo capisci che questa è una gara importante? Ci sono un sacco di aziende interessate. Tu sei bravo, sei la Pfe, ma qui se non ti decidi a prendere un’azione concreta, tu questo appalto non lo vinci, tu rischi di perdere tutto”.

Navarra rimase “scioccato”, poi Manganaro spiegò le prossime mosse: “… guarda, io ti faccio avere un
pen-drive con tutti i progetti tecnici dei concorrenti, tu te li guardi e mi dici tutti i difetti che hanno gli altri concorrenti, in modo tale che io li riferisco al Damiani”.

“Ero sconvolto”

Insomma, l’appalto sarebbe stato cucito su misura per fare vincere Pfe: “… lì chiaramente io resto
sconvolto, resto senza parole. Lui, poi adesso con il senno di poi, mi rendo conto che eravamo nel mese di ottobre e nel mese di ottobre era iniziata la parte più delicata della gara. La parte più delicata della gara, perché si stavano valutando i progetti tecnici. In una gara di questo tipo, la valutazione del progetto tecnico è quello che ne determina poi, in qualche maniera, il risultato finale”.

Navarra capì che era il momento di mostrarsi disponibile a pagare. Altrimenti sarebbe stato tagliato fuori dalla gara: “… guarda, facciamo una cosa, ti do la mia disponibilità, ma non ne parliamo adesso. Io adesso non sono nelle condizioni di parlarti… lui si incassò questa mia disponibilità a trovare un accordo
economico per pagare una tangente ecco e l’incontro finì”.

Non bastava. Serviva altro per convincere Manganaro. “Allora, chiaramente ero con le spalle al muro. Non volevo parlare di tangente, ma ho capito che il mio interlocutore – ha messo a verbale Navarra – che il Manganaro voleva sentire solo una cosa, non voleva sentire altro, voleva sentire un numero, voleva sentirsi dire qualcosa da parte mia, perché altrimenti non sarei uscito fuori da quella riunione”.

“Un massimo di un milione di euro”

A quel punto che Navarra disse a Manganaro: “Guarda io ti do un minimo di cinquecentomila euro a un massimo di un milione di euro. Quando gli do questo numero, capisco che ho parlato la lingua che lui si aspettava che io parlassi già da diversi mesi, quasi lo vedo rilassare. Non dico che gli è spuntato il sorriso in faccia, ma quasi a farmi una cortesia mi dice ‘vanno bene … allora, visto che tu mi dici questo, vanno bene anche sette e cinquanta… quella somma lui la vedeva puramente come una tangente, ecco, è inutile che ci giriamo attorno”.

Pfe vinse l’appalto per i 4 lotti di maggior valore della gara bandita dalla Cuc “servizi di pulizia, servizi integrati e servizi accessori in ambito sanitario per gli enti del servizio sanitario regionale”, del valore complessivo di 227 milioni di euro”. La commissione di gara era presieduta da Damiani.


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