Sicilia, settanta posti in palio a Sala d'Ercole: tutte le sfide - Live Sicilia

Sicilia, settanta posti in palio a Sala d’Ercole: tutte le sfide

Dodici le liste in corsa e una schiera di candidati pronti a ottenere uno dei preziosissimi posti in palio.

PALERMO – Sala d’Ercole: nuovi inquilini cercasi. Sarà sfida all’ultima scheda verde depositata nell’urna per eleggere i settanta onorevoli che occuperanno gli scranni del Parlamento Siciliano.  Diciannove le liste in corsa e una schiera di candidati pronti a ottenere uno dei preziosissimi posti in palio. Uno spetterà, di fatto, al candidato alla presidenza che otterrà il maggior numero di preferenze e al migliore secondo classificato, altri sei ai fortunati che occupano i posti del listino collegato al presidente della Regione eletto (i seggi non scattano se la coalizione raggiunge la soglia dei 42 seggi). I restanti 62 scranni saranno suddivisi sulla base del numero di voti dele varie liste tenendo conto del numero dei seggi che spettano a ogni provincia secondo il metodo proporzionale. Condicio sine qua non per entrare in Assemblea è ovviamente il superamento dello sbarramento fissato al 5%.                          

Sedici i deputati eletti nelle liste provinciali di Palermo, 13 in quelle di Catania, 8 a Messina, 6 a Siracusa e Trapani, 4 a Ragusa. Soltanto tre i consiglieri regionali eletti in provincia di Caltanissetta, due in quel di Enna. Una distribuzione che tiene conto del criterio del numero di abitanti. Ed è proprio nelle due province più piccole che si terranno duelli all’ultima scheda. Nel nisseno dove l’uscente dem, Giuseppe Arancio, non si ricandida a differenza di pentastellato Nuccio Di Paola (subentrato cinque anni fa al posto di Giancarlo Cancelleri che fece il suo ingresso all’Ars grazie al secondo gradino del podio come candidato alla Presidenza) e l’azzurro Michele Mancuso.

A Enna le due deputate uscenti ci riprovano, ma si presentano sotto un vessillo diverso rispetto a quello di cinque anni fa: Elena Pagana, ex grillina, sotto il simbolo di Fratelli d‘Italia e Luisa Lantieri con la maglia di Forza Italia (l’onorevole fu eletta nel Pd). L’attesa cresce a tutte le latitudini, soprattutto dopo la diffusione degli ultimi sondaggi pubblicati prima del gong del silenzio elettorale, soprattutto per capire quali formazioni sono a rischio sbarramento. Gli occhi sono puntati su Dc e Mpa (con i rispettivi leader che rassicurano e anzi scommettono su un risultato sorprendente). Un altro elemento in grado di fotografare lo stato dell’arte dell’elettorato siculo riguarda il risultato del M5s che cinque anni fa con oltre il 34% dei consensi si affermò come primo partito dell’isola eleggendo una vagonata di deputati. Il vento oggi non soffia con la stessa intensità sulle vele della nave pentastellata ma c’è l’elemento (valido per quai tutti i partiti, Pd e Fdi in testa) dell’effetto trascinamento legato al doppio voto regionali-politiche.

Una delle sfide più attese è il derby tra Forza Italia e FdI che duellano per fregiarsi del titolo di rimo partito (anche della coalizione) tanto da schierare vere e proprie corazzate elettorali (soprattutto a Catania e Palermo). In caso di vittoria del centrodestra dal pallottoliere dovrà tenere conto, dal totale dei voti incassati dalle varie liste dipenderà la ripartizione degli assessori. Con la Lega, che soprattutto in alcune province (Catania, Palermo, Ragusa e Trapani) resta in agguato e non starà a guardare. La vera incognita di questa doppia tornata elettorale è il voto di protesta che potrebbe rivelarsi una metaforica mucca in corridoio per i partiti tradizionali (citofonare Cateno De Luca): il rischio in assenza di proposte politiche solide è, neanche a dirlo, che alla fine l’ambita medaglia di prima formazione se l’aggiudichi l’astensionismo. 


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