Sospensione Pogliese, i calcoli di chi vuole tornare al voto - Live Sicilia

Sospensione Pogliese, i calcoli di chi vuole tornare al voto

Dentro e fuori Fdi: le ipotesi in discussione.

CATANIA – Le non-dimissioni di Salvo Pogliese, scelta che Fratelli d’Italia e le altre anime del centrodestra catanese hanno riservato all’esclusiva iniziativa del sindaco sospeso, sono soltanto uno dei possibili scenari della prossima agenda politica etnea. La dimensione umana del caso ha fatto sì che si mettesse da parte ogni altro tipo valutazione politica. Almeno in questa primissima fase. Fatta cioè di troppe parentesi aperte ma non ancora chiuse. C’è una questione di principio, ormai non più latente, che vede nell’applicazione della legge Severino un totem da abbattere. Soprattutto quando obbliga – come nel caso di Pogliese – a interrompere il mandato elettorale sulla scorta di una sentenza, quella circa le presunte spese pazze all’Ars, ferma ancora al proprio grado di giudizio.

Superare la legge Severino  

In fondo, sia a livello nazionale che periferico, sono tante le voci di quanti vorrebbero rottamare la legge che porta il nome della ex ministra del governo Monti. Nessuno tocchi Caino, nei scorsi giorni, ha sollevato un problema che investe le prerogative dello stato di diritto. Tutto questo mentre in ballo ci sono i quesiti referendari sulla giustizia promossi da Lega e Radicali. E non solo: attualmente giace in Senato un disegno di legge del Partito democratico che potrebbe disinnescare uno strumento che si è abbattuto in maniera equanime su centrodestra e centrosinistra. 

Ritorno al voto

Insomma, c’è chi vede in Pogliese la vittima di una legge dagli effetti controversi. Tant’è che nel cerchio magico del sindaco di Catania non sono in pochi a spingerlo a “non mollare” e abbracciare una battaglia di bandiera. Si tratterebbe di una posizione d’orgoglio per certi versi legittima. Tuttavia, anche tra le persone a lui vicine, c’è anche chi – a bassa voce – pone degli interrogativi strategici finalizzati a mantenere il capoluogo etneo nella mani perlomeno del centrodestra, se non nuovamente di Fratelli d’Italia. La ricetta è quella di procedere in tempi più o meno immediati alle dimissioni formali e accelerare il ritorno alle urne. Uno scenario dettato dall’obiettivo di impedire al Partito democratico e ai Cinque stelle (o a tutti e due assieme) di costruire un’alternativa alla maggioranza che attualmente guida la città. 

Un’opzione ancora tabù, che a suo modo però nulla avrebbe a che fare con i lunghi coltelli. Anzi. Ma è proprio sul ruolo dello stesso Pogliese che la questione si incastra tra i tanti se e ma del momento politico attuale. Tra questi, la ricandidatura di Nello Musumeci. Può il capitale di liste civiche riconducibili al primo cittadino rimanere compatto anche senza la sua guida diretta? Un interrogativo che si accompagna a un altro dossier: chi sarà il federatore del prossimo centrodestra?

La salute del centrodestra

La maggioranza che sostiene l’amministrazione Pogliese/Bonaccorsi è nelle condizioni di rimanere in piedi senza la pietra angolare del sindaco eletto nel 2018? Tra qui alleati si comincia a pensare, dunque, a più scenari. L’Udc, sebbene fuori da Palazzo degli Elefanti, superato il voto per il presidente della Repubblica, potrebbe chiedere una verifica di coalizione. 

In zona Lega, invece, al netto delle voci che vedono Valeria Sudano in pole position per una candidatura a sindaco, c’è da registrare ben altri piani. E che vedono Catania soltanto all’ultimo posto. La diretta interessata, poi, pare essere totalmente concentrata, innanzitutto, sul voto per il prossimo inquilino del Colle e ai prossimi equilibri alla Regione siciliana. Insomma, la discesa in campo non sembra essere all’ordine del giorno. 

Scenario multiplo

Intanto gli autonomisti aspettano segnali da Raffaele Lombardo. L’ex governatore, recentemente riabilitato, è impegnato nella definizione delle griglie di partenza per Palermo-Città, Messina (sempre che De Luca non trasformi le dimissioni in un gioco dell’oca) e Palermo-Regione. Il ritorno al voto anticipato su Catania complicherebbe ancora di più lo scacchiere siciliano. Ma potrebbe aprire nuove prospettive, sebbene difficili da gestire. La resa dei conti finale tra l’area Pogliese e la colomba bianca. Un risentimento nato assieme alla cosiddetta guerra dell’acqua per il controllo di Acoset e Sidra. Roba vecchia, ma non troppo. I cui strascichi, accompagnati ai maldipancia della galassia ex Dc, potrebbero portare il centrodestra catanese a schierare più di un candidato sindaco. Qualora accadesse, il centrosinistra ritornerebbe di nuovo competitivo. Magari intorno a Enzo Bianco. Che in questi anni non ha lesinato punzecchiature a Pogliese.  


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