Sportelli multifunzionali, è caos | Fioccano i ricorsi degli esclusi - Live Sicilia

Sportelli multifunzionali, è caos | Fioccano i ricorsi degli esclusi

Decine di lavoratori non sono stati trasferiti al Ciapi di Priolo e hanno perso il proprio posto di lavoro. Così si sono rivolti al Tar. "Ci hanno tagliato fuori perché non iscritti all'albo dei formatori. Ma questo requisito non era previsto da nessuna parte".

PALERMO – Il progetto Spartacus è già un caso giudiziario. È partita, infatti, una raffica di ricorsi contro l’assessorato regionale al Lavoro, il Ciapi di Priolo e i Centri per l’impiego siciliani. Decine di ex lavoratori degli sportelli multifunzionali chiedono a gran voce per quale motivo siano stati esclusi dal passaggio proprio al Ciapi di Priolo. Perché, insomma, la Regione abbia deciso di lasciarli a casa.

La spiegazione, finora, è stata una e una sola: i circa 200 ex dipendenti sportellisti esclusi dal trasferimento all’ente strumentale della Regione, sarebbero rimasti fuori perché non iscritti all’albo unico degli operatori della Formazione professionale. Una spiegazione, però, che aveva subito sollevato dubbi e ombre. Sulle quali qualche deputato regionale ha provato a far luce, anche in sedi istituzionali come la Commissione lavoro. Da Mariella Maggio a Giovanni Greco allo stesso presidente della commissione, Marcello Greco: “Con quali criteri – hanno chiesto – sono stati inseriti in quell’elenco dipendenti che non lavoravano agli sportelli, lasciando fuori quelli che invece fino al giorno prima svolgevano quelle mansioni?”.

Ma la domanda, adesso, è stata formalizzata in una serie di ricorsi piovuti da ogni provincia. Ad Agrigento, ad esempio, racconta l’avvocato amministrativista Girolamo Rubino, “i casi sono più di uno. La Regione ha escluso illegittimamente lavoratori che avevano il diritto di transitare al Ciapi”. E le rivendicazioni di quei dipendenti trovano una spiegazione “giuridica” nel testo del ricorso. Un ricorso, però, che racconta anche una storia fatta di punti oscuri. E di fatti da chiarire.

La vicenda ha inizio poche settimane fa. È il 26 settembre quando sindacati e assessorato al Lavoro si incontrano per definire il destino di circa 1800 lavoratori il cui contratto sarebbe scaduto pochi giorni dopo. “Si riconosceva in seno all’accordo, – si legge in uno dei ricorsi – che sussisteva una urgente ed inderogabile necessità di evitare l’interruzione del servizio pubblico presso gli sportelli multifunzionali e che, per far fronte a tale necessità, si sarebbe affidato al Ciapi di Priolo, previa delibera di Giunta, il compito di garantire ai soggetti che ne avessero diritto la fruizione di interventi di politica attiva del lavoro da attuarsi presso le sedi degli uffici competenti”.

E la giunta in effetti ha operato in questo modo. Predisponendo un bando che, di fatto, fotografava la situazione, consentendo il passaggio dei lavoratori al Ciapi. “Si conveniva che, in tale prospettiva, – si legge sempre in uno dei ricorsi curati dall’avvocato Rubino – si sarebbe provveduto a reperire, prioritariamente, le professionalità necessarie allo scopo, tra gli operatori degli sportelli multifunzionali in quanto già dotati di comprovate competenze ed esperienza professionale richieste”.

Così, ecco l’Avviso pubblico. Che prevedeva alcuni requisiti. Tra questi, l’iscrizione all’albo regionale degli operatori della formazione. Un “titolo” conseguibile solo dai lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008 e che avrebbe consentito al dipendente di ottenere dieci sui cento punti complessivi. Il resto del punteggio, invece, sarebbe stato il frutto delle precedenti esperienze proprio nel settore dell’inserimento lavorativo.

“Appare chiaro – si legge nel ricorso – che i suddetti requisiti, ed in particolare il requisito dell’iscrizione all’albo degli operatori professionali, quest’ultimo peraltro previsto per la prima volta nell’avviso in questione e mai menzionato né nella delibera di giunta del 26 settembre 2013 né nell’accordo contrattuale stipulato in pari data dalle parti interessate, andavano intesi come requisiti cui era legato il riconoscimento di un punteggio in graduatoria e non certo come requisiti tutti da possedere ai fini della partecipazione alla procedura selettiva”.

Insomma, l’iscrizione all’albo avrebbe consentito di ottenere quei dieci punti. Un albo, tra l’altro, approvato solo l’11 ottobre del 2013. Cioè dopo la pubblicazione dell’Avviso. Ma l’assenza da quell’elenco, secondo i lavoratori che hanno avanzato il ricorso, non avrebbe mai potuto comportare l’esclusione del lavoratore. Anche perché mai prevista in nessuno dei passaggi propedeutici all’Avviso. Né nell’Avviso stesso. Tra l’altro, si chiedono i lavoratori: perché l’iscrizione all’albo viene considerata elemento “prioritario” per l’inclusione nel progetto, ma, tra i requisiti previsti, è quello che contribuisce col punteggio minore degli altri? Dieci punti dicevamo, a fronte dei 40, 30 e 20 attribuiti per le varie esperienze professionali.

E invece, il giorno della pubblicazione della graduatoria, ecco la brutta sorpresa: decine di lavoratori (circa 200) si sono visti esclusi. “Non idonei”. Il motivo? La mancata presenza nell’albo degli operatori della Formazione. Una decisione confermata nonostante i primi inviti degli esclusi a correggere il tiro in quella graduatoria che, tra l’altro, pareva viziata da altri aspetti: mancava, ad esempio, il punteggio dei candidati.

La graduatoria, insomma, era solo un elenco alfabetico di idonei e non idonei. E i punteggi? I requisiti? Non contano. Conta solo l’iscrizione all’albo. Anche se non è previsto dal bando. Così, oltre duecento lavoratori hanno perso il loro posto di lavoro. Un posto preso da altri. Che non lavoravano agli sportelli. Ma che si trovavano nell’albo divenuto, improvvisamente, fondamentale.


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