Polemiche al vetriolo su gestione |Strappo fra Teatro e Commissione - Live Sicilia

Polemiche al vetriolo su gestione |Strappo fra Teatro e Commissione

Non accenna a spegnersi la polemica fra il Presidente Milazzo e la Commissione Consiliare Permanente. Sotto accusa la gestione dell’ente e le gravi ombre gettate sul futuro del teatro.

CATANIA – La bufera sullo Stabile non si placa e il clima rimane tesissimo. Tutto ha inizio a margine del recente annuncio dei feroci tagli previsti dalla manovra finanziaria, tagli ancora una volta a discapito degli enti pubblici, fra cui i teatri: Il ‘Bellini’ di Catania quello colpito più pesantemente. Ma a finire tra le polemiche è il Teatro Stabile di Catania, accusato da due sindacalisti nel corso di un’audizione, di una presunta mala gestione ad opera della dirigenza dell’ente. Ed esplode una diatriba dai contorni infuocati fra il presidente del CdA, Nino Milazzo e la Commissione Cultura e Bilancio del Consiglio Comunale. E c’è da giurarci non è destinata a concludersi. Perché secondo la commissione sarebbero troppi i numeri e le cifre che non tornano nel bilancio d’esercizio dell’ente, già pubblicato dal quotidiano Sud Press: un patrimonio netto negativo che ammonta a 1.340.872,00 euro, e poi debiti, spese pazze e sprechi.

Ma il teatro Stabile, si sa, si trova economicamente in ginocchio, gli stessi operai non percependo già da mesi le spettanze, hanno di recente proclamato lo stato di agitazione. I consiglieri Niccolò Notarbartolo, Carmelo Nicotra, Agatino Tringale, Salvatore Giuffrida Enzo Parisi commissione, attraverso un’interrogazione e poi una lettera, pongono una lunga serie di domande ai vertici dell’ente, sostenendo che gli onerosi costi di produzione, questi pari a 5 milioni ed 800 mila euro, sarebbero sproporzionati ai proventi del botteghino, questi pari a soli circa 319 mila euro. Ma il presidente Milazzo, finora determinato a mantenere il massimo riserbo -per ragioni poi non perfettamente chiare- stavolta rompe il silenzio e decide d’intervenire respingendo al mittente tutte le feroci accuse.

Ma ripercorriamo la vicenda con ordine. Tutto ufficialmente ha inizio il 14 aprile scorso, data in cui i rappresentanti della Commissione, preoccupati per la situazione in cui versano i teatri catanesi, ritengono opportuno convocare i sindacalisti delle sigle UGL, SNALV e CONFSA, Fichera, Auteri, Cardaci e Santonocito per fare il punto sulla situazione. “E in quella sede – si legge nell’interrogazione avvenuta il 16 aprile anche questa pubblicata da Sud Press – sono emersi fatti inquietanti sui quali gli scriventi consiglieri che hanno partecipato alla seduta della commissione intendono avere immediati chiarimenti”; In quella circostanza, infatti, i sindacalisti avrebbero denunciato alcune assunzioni ‘Irregolari’ effettuate al Teatro Stabile, “e discutibili – a lor dire – anche sul piano della opportunità perché viziate da un palese conflitto di interessi”. Due giorni dopo, nell’interrogazione del 16 aprile la Commissione Consiliare Permanente alla Cultura e al Bilancio del Consiglio Comunale, chiedeva dunque all’ente precisi chiarimenti a proposito della gestione, perché ritenuta dai consiglieri discutibile e ‘torbida’ in alcuni suoi punti.

E arriva la replica infuocata di Milazzo. Contrariato dai dubbi sollevati e dai chiarimenti richiesti afferma: “tutto questo – scrive in una nota – è troppo perché io rimanga inerte accettando passivamente che il Teatro, per effetto di una disinvolta interrogazione di un plotoncino di consiglieri, figuri agli atti ufficiali del Comune come una realtà eticamente “infetta”. La circostanza – spiega – è assolutamente priva di ogni fondamento e non meriterebbe nemmeno di essere smentita, tanto è assurda e paradossale”.

Milazzo definendo “fantasiose” le rivelazioni di Cardaci e Fichera, smentisce con fermezza le nuove assunzioni ipotizzate dai due sindacalisti. “Con una nota – scrive il presidente – del 7 giugno 2010, protocollo 44997, l’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana ingiungeva al Teatro Stabile di Catania di ottemperare al divieto di assunzioni del personale stabilito nei confronti di Società Partecipate ed Enti sottoposti a vigilanza. Da allora lo Stabile di Catania non può tecnicamente effettuare assunzioni. E infatti l’ultima risale al marzo 2010. (Non fa testo, ovviamente, il caso di un soggetto che è stato riammesso in servizio nel gennaio 2014 a conclusione di una vertenza giudiziaria per licenziamento)”. In allegato alla vibrante replica, Milazzo invia alla Commissione un elenco contenente i nomi dei dipendenti del Teatro, con le relative mansioni e date di assunzione.

Ma l’elenco, come riportato dalla lettera pubblicata da LiveSicilia e inviata in risposta a Milazzo dai Consiglieri, secondo loro non sarebbe completo. “ Lei ha smentito – si legge nella lettera – che il Teatro abbia effettuato nuove assunzioni inviando un elenco di 35 nominativi di lavoratori a tempo indeterminato. Nel bilancio del 2013 che Lei ha trasmesso, con enorme ritardo pochi giorni orsono alla I C.C.P., si fa riferimento ad alcune decine di lavoratori stagionali: La prego di fornirci nominativi e funzioni di tutti gli assunti”.

Ma la denuncia dei sindacalisti non si sarebbe fermata qui. Durante l’audizione i rappresentanti delle sigle avrebbero anche riferito alla Commissione, a proposito di presunti decreti ingiuntivi per svariate decine di migliaia di euro per debiti non estinti e notificati al Teatro Stabile negli ultimi mesi. “Gli importi – sempre secondo i sindacalisti – sarebbero tali da mettere a grave rischio il patrimonio dell’ente e che potrebbero riverberarsi sulle fragili casse del socio Comune di Comune di Catania Presidenza del Consiglio I Consiglieri Comunali Catania”. “E’ vero: – risponde Milazzo – esiste una situazione debitoria che crea dei problemi. Il Teatro, però, non è fermo né rassegnato. Al contrario, sta cercando tenacemente una via di uscita dalla crisi, che – voglio ricordarlo – è esplosa nel 2012, quando il governo regionale del tempo tagliò, in corso d’opera, il contributo di oltre il 40%”.

Ma nell’interrogazione i consiglieri della Commissione Permanente parlano anche di una lunga serie di spese per il carburante, le quali non risulterebbero direttamente finalizzate ad attività dell’ente,da parte della dirigenza. Tuttavia, sembrerebbero ancora molti i punti ‘oscuri’ del bilancio d’esercizio 2013, non esattamente chiariti dalla dirigenza, tanto da spingere la Commissione a porre nella lettera dieci domande sullo stato di salute del Teatro Stabile. Ad ogni modo, lo strappo fra dirigenza e Commissione Consiliare sembra irreparabile, a tal punto che il presidente, Nino Milazzo ha disertato l’incontro che avrebbe dovuto tenersi il 20 aprile scorso insieme alla settima commissione. Uno strappo, inoltre, difficile da ricucire in assenza di un “doveroso gesto di scuse”, come richiesto da Milazzo, da parte dei consiglieri della commissione nei confronti dei vertici dello Stabile. Scuse che al contrario non sono arrivate.

 

 


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