"Assessore o sovrintendente" | Stancheris avvisa Bonafede - Live Sicilia

“Assessore o sovrintendente” | Stancheris avvisa Bonafede

Gli assessori regionali Michela Stancheris ed Ester Bonafede

Dal 4 maggio è entrato in vigore il decreto "anti-incompatibilità". E c'è subito un caso da risolvere.

L'incompatibilità
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PALERMO – “Assessore o sovrintendente”. Stavolta l’aut aut è legge. Anzi, lo è già da oltre quaranta giorni. Dal 4 maggio scorso, per l’esattezza, quando è entrato in vigore il decreto legislativo numero 39 del 2013. Un decreto che attua le disposizioni della legge anti-corruzione del 2012 e che fissa i nuovi criteri “in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”. E che, di fatto, costringerà uno dei componenti della giunta di Rosario Crocetta a scegliere: rimanere in giunta o mantenere la carica di presidente di uno di questi enti. Il “caso” riguarda l’assessore alla Famiglia e al lavoro Ester Bonafede. E coinvolge, suo malgrado, la collega in giunta Michela Stancheris.

L’assessore al Turismo, infatti, ha inoltrato una circolare firmata dal presidente Rosario Crocetta, indirizzandola ai presidenti delle Fondazioni e ai Sovrintendenti della Regione. Con la circolare, l’assessore Stancheris invita i dirigenti interessati, oltre a verificare, in caso di nomine, i motivi di “inconferibilità” (cioè l’impossibilità temporanea o permanente di assegnare uno specifico incarico) anche i casi di incompatibilità. In quest’ultimo caso, il provvedimento riguarda gli incarichi “vigenti alla data del 4 maggio”. E tra i destinatari della circolare, come detto, ecco anche il presidente della Fondazione orchestra sinfonica, Ester Bonafede. E nel suo caso, l’applicazione del decreto legislativo sull’incompatibilità, non lascia molti dubbi.

L’articolo 12 del decreto, infatti, al terzo comma recita: “Gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico di livello regionale sono incompatibili con la carica di componente della giunta o del consiglio della regione interessata”. La Fondazione, così come per gli altri enti lirici, è un soggetto di diritto privato (dopo la modifica della norma che risale al 1996) ed è controllata dal “pubblico” cioè dalla Regione. Non a caso, l’assessore al Turismo ne è il presidente di diritto. In questo caso si tratta proprio dell’assessore Stancheris.

Nella circolare firmata da Crocetta, si ricorda come l’eventuale incompatibilità preveda “l’obbligo per il soggetto cui viene conferito l’incarico di scegliere, a pena di decadenza, entro il termine perentorio di quindici giorni, tra la permanenza nell’incarico e l’assunzione e lo svolgimento di incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla pubblica amministrazione che conferisce l’incarico, lo svolgimento di attività professionali ovvero l’assunzione della carica di componente di organi di indirizzo politico”. Insomma, l’assessore Bonafede, entro il 19 maggio scorso avrebbe dovuto scegliere: restare in giunta o proseguire nel ruolo di Sovrintendente. Ma per quasi un mese, l’assessore non ha scelto. Continuando a ricoprire entrambe le cariche. Adesso, però, la circolare di Crocetta recapitata dalla collega Stancheris, chiederà di mettere tutto nero su bianco.

A quel punto, la posizione dell’assessore sarà quantomai pericolante. Come se non bastassero le richieste di imprimere all’esecutivo una svolta maggiormente politica, provenienti, tra gli altri, proprio dall’Udc, considerato il partito “di riferimento” di Ester Bonafede. Lei, infatti, è uno dei tecnici in quota centrista. Così, le vicende legate al rimpasto si incrociano con quelle puramente “burocratiche”.

Ma il decreto legislativo che obbligherà l’assessore a scegliere, produrrà diversi effetti. Il testo, come detto, prevede anche le norme sulla “inconferibilità”. Uno degli articoli della norma, ad esempio, impedisce ai condannati, anche in primo grado, per reati contro l’amministrazione, tra cui il peculato, la malversazione, l’abuso d’ufficio, la concussione e la corruzione di ricoprire incarichi dirigenziali. Da adesso, la norma “blocca” per il dirigente (almeno fino all’eventuale proscioglimento) e per chinque avesse ricevuto una condanna per reati analoghi, anche se non passata in giudicato, qualunque nuovo incarico “amministrativo di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali; gli incarichi di amministratore di ente pubblico, di livello nazionale, regionale e locale; gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico di livello nazionale, regionale e locale; gli incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico, di livello nazionale, regionale e locale; gli incarichi di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo nelle aziende sanitarie locali del servizio sanitario nazionale”.

A proposito dei manager della Sanità, oltre ai condannati (anche in primo grado, lo ripetiamo) per reati contro l’amministrazione, la nuova norma costringerà ad escludere dall’elenco degli oltre 650 aspiranti al ruolo di direttore generale di Asp e Ospedali e alle centinaia di candidati ai posti di direttore amministrativo e sanitario, “coloro che nei cinque anni precedenti siano stati candidati in elezioni europee, nazionali, regionali e locali, in collegi elettorali che comprendano il territorio della Asl; coloro che nei due anni precedenti abbiano esercitato la funzione di Presidente del Consiglio dei ministri o di Ministro, Viceministro o sottosegretario nel Ministero della salute o in altra amministrazione dello Stato o di amministratore di ente pubblico o ente di diritto privato in controllo pubblico nazionale che svolga funzioni di controllo, vigilanza o finanziamento del servizio sanitario nazionale; coloro che nell’anno precedente abbiano esercitato la funzione di parlamentare; coloro che nei tre anni precedenti abbiano fatto parte della giunta o del consiglio della regione interessata ovvero abbiano ricoperto la carica di amministratore di ente pubblico o ente di diritto privato in controllo pubblico regionale che svolga funzioni di controllo, vigilanza o finanziamento del servizio sanitario regionale; coloro che, – infine – nei due anni precedenti, abbiano fatto parte della giunta o del consiglio di una provincia, di un comune con popolazione superiore ai 15.000 o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione, il cui territorio è compreso nel territorio della Asl”. Ma questo, varrà per gli incarichi che verranno. Intanto, c’è da risolvere la “grana” in seno alla giunta Crocetta. L’assessore Bonafede, stavolta, deve scegliere: lascia la Fondazione, o lascia il governo?


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