Stato-mafia, la requisitoria: | "Cosa nostra e il ruolo di Mannino" - Live Sicilia

Stato-mafia, la requisitoria: | “Cosa nostra e il ruolo di Mannino”

Calogero Mannino

Mannino, accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato, a differenza degli altri imputati, ha scelto il rito abbreviato davanti al Gup, pertanto viene giudicato separatamente.

Il processo
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PALERMO- “La condotta di Mannino e degli altri intermediari della trattativa ha finito per contribuire a cambiare la strategia stragista di Cosa Nostra negli anni 92 – 93”. Comincia con un durissimo giudizio il Pm Roberto Tartaglia la requisitoria della procura nello stralcio del processo sulla trattativa Stato-Mafia che vede imputato l’ex ministro Dc Calogero Mannino. Mannino, accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato, a differenza degli altri imputati, ha scelto il rito abbreviato davanti al Gup, pertanto viene giudicato separatamente. A rappresentare l’accusa in aula, oltre a Tartaglia ci sono l’aggiunto Vittorio Teresi e i Pm Francesco Del Bene e Nino Di Matteo.

La tesi dei magistrati è che Mannino, che dopo il maxi processo e l’omicidio del collega di partito Salvo Lima, minacciato da Cosa nostra, aveva capito di essere la successiva vittima della mafia, avrebbe tentato di intraprendere un dialogo con il boss attraverso i suoi contatti con i carabinieri del Ros. Tartaglia ha iniziato la requisitoria ricostruendo quegli anni a partire dal ’91 quando lo Stato, con Claudio Martelli al ministero della Giustizia di Giovanni Falcone agli Affari Penali, cominciò la sua battaglia a Cosa nostra a colpi di norme pesantissime. La mafia capisce che il vento è cambiato e decide, dopo una serie di riunioni, di “eliminare i rami secchi”, avrebbe detto Riina nel corso di un summit. Cioè di eliminare i politici che prima avevano dato garanzie, poi non le avevano mantenute.

“Venne stilato un programma con tanto di obiettivi da uccidere” ha detto Tartaglia. Prima Salvo Lima, Mannino al secondo posto, poi politici come Carlo Vizzini e Salvo Andò. Infine Martelli, ma per la sua azione antimafia. Il programma di Cosa Nostra riceve una spinta propulsiva dal maxi processo che conferma le condanne per centinaia di boss e non va come Cosa nostra prevedeva. Segue l’omicidio Lima e l’allarme dell’inizio di una strategia stragista lanciato dall’ex ministro dell’Interno Scotti, ma valutato dai politici dell’epoca, “una patacca”.

(Fonte ANSA)


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