Stop all'interdittiva antimafia: deve essere il provvedimento estremo

Stop all’interdittiva antimafia: deve essere il provvedimento estremo

Il Cga accoglie il ricorso ad un'impresa di Agrigento

PALERMO – Rincorrere all’interdittiva antimafia deve essere l’estrema ratio. Prima possono essere adottati altri provvedimenti nel caso di infiltrazioni mafiose “occasionali”. È questo il principio ribadito dal consiglio di giustizia amministrativa che ha accolto il ricorso di un’impresa edile agrigentina.

Il collegio presieduto da Ermanno De Francisco, giudice relatore Nino Caleca, ha ribaltato il giudizio del Tar, annullando l’interdittiva stabilita dal prefetto di Agrigento. Si poteva e si può adottare una scelta meno drastica come quella della “misura di prevenzione collaborativa” introdotta dal legislatore
per bonificare le aziende.

Una scelta, si legge nel provvedimento del Cga, “per evitare di paralizzare l’attività delle imprese inquinate da fenomeni emendabili di interferenza mafiosa”.

“Con l’introduzione dell’istituto della ‘prevenzione collaborativa’ – scrivono i giudici amministrativi – il legislatore ha inteso limitare, ove possibile, il ricorso all’adozione delle interdittive antimafia divenute oggi, per legge, uno strumento di extrema ratio cui fare ricorso solo nelle ipotesi di infiltrazione mafiosa non occasionale, ma da ritenersi invece irreversibile”. La norma ha l’obiettivo di tentare il recupero “a una dimensione di legalità delle imprese attinte solo marginalmente dal fenomeno di infiltrazione criminale”.

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