Stupro al Foro Italico, "sopraffazione su una ragazza stremata"

Stupro al Foro Italico, “sopraffazione su una ragazza stremata”

Ecco perché è stato condannato il più giovane degli imputati

PALERMO- “La consapevolezza della sopraffazione fisica conseguita dal gruppo, l’accanimento dimostrato pur a fronte della tragica condizione della giovane, stremata tanto da perdere ripetutamente i sensi, il compiacimento per l’azione compiuta risaltano con evidenza tale da non esigere esplicazione alcuna né commento e danno compiuta ed allarmante contezza della materialità del fatto e della intensità del dolo dell’imputato”.

Sono durissime le parole usate dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale dei minori di Palermo nella motivazione della condanna a 8 anni e 8 mesi inflitta a Riccardo Parrinello.

È il più giovane fra i sette imputati per la violenza sessuale di gruppo subita a luglio scorso, in un cantiere abbandonato del Foro Italico, da una diciannovenne palermitana.

Parrinello all’epoca dei fatti non era ancora maggiorenne e la sua posizione è stata stralciate da quella degli altri imputati per i quali il processo è ancora in corso.

“Per completezza, va rilevato che il ragazzo ha espresso un giudizio di grave disvalore nei confronti della vittima – si legge ancora – (‘per me lei era una poco di buono’), ha dato atto del tenore delle considerazioni, palesemente improprie, da lui svolte in merito al fatto (‘…ho riflettuto ed ho capito che queste cose non si fanno a nessuno nemmeno ad una prostituta o ad una escort’) ed ha poi dichiarato un generico pentimento per l’accaduto contestualmente rappresentando il malessere proprio e dei suoi familiari ed una esigenza di aiuto riferita unicamente a sé”.

Il Tribunale non ha creduto al suo pentimento e all’annunciato impegno “in un percorso di riflessione e di maturazione”.

Al contrario viene giudicato “indifferente rispetto al dramma della vittima”. Secondo il giudice, quest’ultima è pianamente attendibile.

Parrinello, come tutti gli altri imputati, si trova in carcere. All’inizio era stato affidato a una comunità ma successivamente gli fu applicata la più pesante fra le misure cautelari.

Il giovane, infatti, aveva pubblicato sui social commenti e video in cui quasi “rivendicava” gli abusi. A suo carico anche una chat in cui ammetteva con un amico che la diciannovenne non era consenziente.


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