È nel 2012 che la mafia avrebbe iniziato a progettare l'attentato al pubblico ministero di Palermo Nino Di Matteo. La stagione degli incontri, di cui parla oggi Vito Galatolo, sarebbe iniziata nel dicembre di due anni fa. E spuntano i mandanti esterni a Cosa nostra.

ESCLUSIVO. Dai corleonesi Totò Riina e Bernardo Provenzano al capomafia di Bagheria, Leonardo Greco. Dal boss di Pagliarelli Nino Rotolo ai Vitale di Partinico. Il gotha di Cosa nostra nei verbali del tesoriere dei clan.

ESCLUSIVO. Lo ha ribadito più volte: “Non sono un pentito”. Così come ha detto di non avere bisogno di alcuna protezione. Di certo c'è che Vito Roberto Palazzolo, il tesoriere di Cosa nostra, ha riempito verbali su verbali.

Al processo d'appello che vede alla sbarra il presunto clan di San Lorenzo il neo collaboratore di giustizia del clan di Bagheria chiude la deposizione parlando di “cento fatti delittuosi su cui la Procura non sapeva niente prima”.

Emanuel Rughoo Tejo, arrestato ieri assieme a Gaspare Ribaudo, è uno conosciuto negli ambienti della criminalità organizzata. È cugino del pentito bagherse che, quando era ancora boss, intervenne per toglierlo dai guai. Le intercettazioni che raccontano le tensioni e l'incontro chiarificatore.

I familiari di “personaggi storici, che hanno fatto grossi crimini” a Bagheria e dintorni erano stati abbandonati. Cosa nostra non aveva più garantito il sostegno economico. Il racconto del pentito.

"Mi sono reso responsabile di tanti crimini, tra i tanti quelli di aver violentato una città, per non dire un Paese".

Vincenzo Coniglio avrebbe gestito il patrimonio di importanti boss. Così il neo pentito bagherese racconta gli investimenti del clan di Porta Nuova.

Il neo pentito di Bagheria, Antonino Zarcone, riempie verbali e racconta i segreti del clan di Brancaccio. Quel filo mai interrotto "con la corrente dei Graviano". E per i picicotti stipendi più ricchi.

L'imprenditore reagì ai boss che erano andati a chiedergli il pizzo. E il clan di Bagheria lo aveva condannato a morte. A raccontare il restroscena è stato Sergio Flamia, collaboratore di giustizia che ha voltato le spalle al clan mafioso in provincia di Palermo.

Il neo pentito di Bagheria, Antonino Zarcone, conosce i segreti della latitanza dell'astro nascente della mafia palermitana. A quattro anni dalla cattura di Gianni Nicchi ripartono le indagini sull'asse Palermo-Villabate. Ed è caccia ad "un arsenale di armi pesanti".

Dopo l'annuncio del pentimento in aula, a Palermo, le telecamere dei carabinieri hanno ripreso l'arrivo di una donna a casa del presunto capomafia di Villabate, Messicati Vitale: “II fatto di Nino?”. “Una bella perdita è”.

ESCLUSIVO. Il primo verbale dell'ex capomafia di Bagheria, Antonino Zarcone, è datato 29 settembre. Parla di pizzo, armi, summit e dell'asse con i boss palermitani.

Nella Cosa nostra che ha provato a riorganizzarsi, rispondendo alle raffiche di arresti, Antonino Zarcone ha avuto un ruolo di primo piano. Ecco perché sono in tanti a tremare per il suo pentimento. (di Riccardo Lo Verso)