MARSALA, 26 GIU – Per tentata rapina (con l’aggravante di avere favorito Cosa nostra) e lesioni personali il Tribunale di Marsala ha complessivamente inflitto diciotto anni e nove mesi di carcere, nonché multe e interdizione dai pubblici uffici, a quattro persone di Vita (Tp).
La pena più severa (6 anni di reclusione) è stata decisa per Vito Musso, di 35 anni, figlio del capomafia di Vita, Calogero Musso, che attualmente sta scontando una condanna all’ergastolo. Cinque anni sono stati inflitti al 54enne Giovanni Pipitone, quattro anni al 48enne Vito Leone, tre anni e nove mesi a Giuseppe Pipitone, anch’egli di 48 anni.
Gli imputati sono stati, inoltre, condannati a pagare in solido le spese legali: 3 mila euro. I danni alla parte civile saranno liquidati davanti al giudice civile. Il pm della Dda Francesca Dessì aveva chiesto quasi trent’anni di reclusione: otto anni per Musso, sette anni ciascuno per gli altri tre.
Secondo l’accusa, i quattro, in concorso, il 5 marzo 2019, a Vita, “mediante violenza alla persona e minaccia, s’impossessavano delle chiavi dell’autoambulanza condotta da Enrico Perricone, sottraendole a quest’ultimo che le deteneva in quanto incaricato del servizio di soccorso sanitario in occasione di una manifestazione. Fatto aggravato perché commesso contro una persona incaricata di pubblico servizio”.
Nella colluttazione Perricone, 46 anni, costituitosi parte civile, riportò un trauma distorsivo al ginocchio destro, con prognosi di guarigione di 20 giorni. La presunta vittima, residente a Vita, è stato presidente di un’associazione operante in campo sanitario che quattro anni fa ha anche subito un tentativo di furto.
Non è stato mai accertato perché gli furono sottratte le chiavi dell’ambulanza, ma dalle indagini è emerso che potrebbe essere stata un’intimidazione.