PALERMO – Sarà lo studio “Tsunami” a stabilire se il plasma iperimmune dei soggetti guariti è efficace o meno nel trattamento dei pazienti con Covid 19. Allo stato attuale, tuttavia, i risultati dello studio dell’Istituto Superiore di Sanità tardano ad arrivare. Fino a quando non ci saranno evidenze scientifiche, quindi, la terapia continua a essere considerata sperimentale, anche se è certo che non ha controindicazioni. Intanto a Palermo rallentano le donazioni di un’arma che sul campo si è rivelata potente contro il Covid 19.
“C’è un rallentamento dei candidati donatori – spiega Sergio Rizzo, responsabile del Servizio Trasfusionale del Policlinico “Giaccone” di Palermo -. Nel capoluogo, ultimamente, si registra un calo di donatori, un trend di certo non dovuto alla diminuzione delle persone positive al virus. Questo andamento potrebbe essere dovuto a una diminuzione della sensibilità dell’opinione pubblica o forse perché il sistema non è stato ritenuto valido. Non ci sono certezze sulle cause di questo dato ma, di fatto, c’è stato un calo degli accessi dei candidati donatori nella struttura. La maggior parte delle scorte è stata creata con la raccolta tra novembre, dicembre e parte del mese di gennaio 2021 – dice Rizzo, che ricorda che è sempre possibile donare e che sul sito è presente l’avviso con le indicazioni -. La maggior parte del plasma del Centro Trasfusionale del Policlinico – aggiunge – è stato distribuito in giro per la Sicilia, in altri ospedali del territorio metropolitano su indicazione dei medici che avevano in cura i pazienti”.
Il fattore tempo è decisivo per il reclutamento del donatore, prenderli troppo tardi significa rischiare che non siano idonei. L’Unità Operativa Complessa del Servizio Trasfusionale del Policlinico è il fulcro dell’attività di raccolta, trattamento e conservazione del plasma iperimmune in Sicilia e rientra tra i centri di riferimento a livello nazionale. Infatti, ha aderito da subito al protocollo “Tsunami” avviato agli inizi del mese di maggio dell’anno scorso. La raccolta è partita in estate, quando i numeri erano ancora bassi, conta in tutto più di cinquanta donazioni di plasma iperimmune. Il trattamento è stato utilizzato nei Covid center degli ospedali Cervello, Civico e Civico di Partinico. In Italia – secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato dal Governo a ottobre 2020 – lo studio coinvolge 79 centri clinici, di cui 9 in Sicilia, e 88 centri trasfusionali distribuiti in 13 regioni. A Palermo a novembre anche l’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello si è aggiunta ai centri siciliani autorizzati.
“Per saper se il plasma sia un trattamento efficace, aspettiamo che l’ISS analizzi i dati dello studio ‘Tsunami’ – spiega il professore Antonio Cascio, direttore dell’Unità Malattie infettive del Policlinico -. Così capiremo meglio qual è la reale utilità e in quali fasi della malattia è giusto somministrare questo tipo di cura. Verosimilmente l’indicazione possibile più appropriata sarà quella di somministrarlo nelle prime fasi della malattia e, laddove c’è la carica virale più elevata, il plasma iperimmune che contiene gli anticorpi neutralizzanti ad alto titolo, legando il virus, lo rende inattivo facendo in modo che la malattia non abbia il decorso e non si scateni nelle sue espressioni più gravi – spiega Cascio che crede nell’efficacia del trattamento e lo ritiene valido nelle fasi iniziali dell’infezione”.
Nel frattempo che arrivi l’esito dello studio nello scenario della lotta al Covid, prosegue la campagna vaccinale e si fanno spazio gli anticorpi monoclonali. E la speranza è che arrivino quelli di seconda generazione prima dell’estate, per riuscire a neutralizzare anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana. “Il plasma iperimmune con l’avvento dei monoclonali perde un po’ di forza – spiega Cascio – perché questi ultimi contengono la parte più nobile del plasma: gli anticorpi neutralizzanti”.