Castiglione: "Dal bilancio ai disservizi, tutta la verità sull'Ast"

Castiglione: “Dal bilancio ai disservizi, tutta la verità sull’Ast”

Intervista al presidente del Consiglio di amministrazione dell'Ast sui temi che scottano

Senza bilancio, in deficit ormai da anni, sommersa da una ciclopica situazione debitoria. Già sotto la lente d’ingrandimento delle opposizioni, è ora il governo di Renato Schifani a dover far i conti con la crisi finanziaria dell’Ast, l’azienda che si occupa del trasporto pubblico siciliano, di cui la Regione è socio unico. In ballo anche la tutela occupazionale di circa 800 lavoratori (574 dipendenti effettivi, più circa 200 interinali). In mezzo il destino dei manager che, in questi ultimi mesi, hanno cercato di tenere in piedi le sorti della partecipata regionale, nata già zoppa ma che adesso fatica a reggersi in piedi.

Lo sa bene Santo Castiglione, presidente del Consiglio di amministrazione dell’Ast dal febbraio 2022 e riconfermato  dal governatore della Sicilia al timone della partecipata lo scorso gennaio. A pochi mesi dal rinnovo della fiducia però il management di Ast dovrà (forse) preparare le valigie. Lo stesso Schifani ha infatti deciso pochi giorni fa di revocare il Cda, a causa della “palese violazione dei termini di legge per l’approvazione del bilancio 2021”.

Con la poltrona che già scricchiola, prima di lasciare, Castiglione, autonomista (come il predecessore Gaetano Tafuri), già numero uno dell’autorità portuale di Catania, promette a LiveSicilia “un’operazione verità” sull’Ast.

Presidente Castiglione, qual è il futuro dell’Ast?

“L’unico che può dirlo è il presidente della Regione siciliana. Il destino della società di trasporto pubblico extraurbano, e non solo, dipende dal signor Renato Schifani. Che deciderà, tra l’altro, il prossimo 12 aprile, se revocarmi la nomina oppure no. Un fatto abbastanza strano visto che appena tre mesi fa sono stato confermato dallo stesso Schifani a presiedere l’Ast. Cosa è successo in questi 42 giorni non è dato saperlo. Certo è che qualcosa non quadra”.

Il ritardo nell’approvazione del bilancio, ad esempio?

“In realtà avevo tutto pronto. Una decina di giorni fa avevo già fissato per il prossimo 19 aprile il Consiglio di amministrazione per presentare l’approvazione di bilancio. Poi il colpo di scena: il presidente Schifani, con una nota, ha chiesto la convocazione urgente dell’assemblea dei soci, che dovrà provvedere, inoltre, alla nomina dei nuovi amministratori dell’Ast. Tutto questo esattamente una settimana prima dalla data da noi indicata per presentare l’approvazione di bilancio. Che c’è un ritardo è vero, comunque non è motivo di revoca”.

Un fulmine a ciel sereno, insomma …

“Anche perché abbiamo sempre pagato tutti gli stipendi dei lavoratori sia dell’Ast che interinali, senza ritardare mai un giorno nei pagamenti; non abbiamo mai fatto fermare un autobus per via del gasolio, cosa che invece era accaduta negli anni passati, e lo abbiamo sempre dato in tempo utile. Dal 2022 ad oggi non abbiamo mai avuto uno sciopero” . 

Che il passato dell’Ast non sia florido non è un mistero, come non lo è la crisi finanziaria che la piega da anni…

“Ma la ‘crisi aperta’ è iniziata qualche mese fa, quando il Collegio dei sindaci ha dichiarato la crisi d’impresa. In sei anni il collegio sindacale non si è mai accorto di questo debito molto più alto rispetto a quello attuale? E tutti i bilanci sono stati approvati. Altra cosa strana: si è deciso di creare la crisi proprio nel momento di debito più basso. Parliamo di circa 59 milioni di euro, a fronte di 40 milioni di crediti circa nei confronti del socio cioè la Regione, rispetto ai 76milioni della gestione precedente, comunque un dato di bilancio anche quello basso, visto che negli anni precedenti il debito da bilancio è arrivato a toccare punte vicino ai 110 milioni di euro (107.301.422 nel 2012 e 94.507.424 nel 2011, giusto per citarne due, ndr)”.

Il suo mandato è iniziato poco più di un anno fa, le è stata chiesta una mission impossible?

“Il problema è un altro, il mio secondo mandato è stato confermato a gennaio 2023 e a quanto dichiarato dal governatore a breve verrà revocato. I signori del collegio hanno creato adesso la crisi d’impresa, dopo sei anni di deficit. Parlando con il governatore e gli assessori regionali di riferimento abbiamo fatto un percorso verità, abbiamo detto le cose come stanno: abbiamo ereditato debiti e tasse enormi, veicoli obsoleti e mal funzionanti, sono circa 500 gli autobus ridotti malissimo, gli euro 2 (circa 150) devono essere rottamati”.

Il Cda paga colpe non sue?

Assolutamente si, e può scriverlo a caratteri cubitali. Se decideranno di revocarmi non è un dramma, io ho fatto il mio dovere e tutto quello che potevo in maniera puntuale, ho la coscienza apposto. Quando sono stato nominato presidente del consiglio di amministrazione dell’Ast ho revocato, in autotutela, tutte le gare in itinere fatte negli anni precedenti. Un anno e due mesi fa quindi l’acquisto attraverso Consip di 24 nuovi autobus, arrivati già a Palermo una ventina di giorni fa. Anche per quanto riguarda le pulizie. Il resto l’ho mandato alla piattaforma regionale. Per evitare polemiche e pressioni, l’ho affidato ad altri”.

La ricetta di Castiglione, se ne ha una, per salvare l’azienda?

“Bisognerebbe tendere una mano piccolissima all’Ast, dando una ventina di milioni di euro e una delibera di accompagno che dice che la Regione è a sostegno della società. L’Ast ha bisogno di un piano industriale e di concorsi per ricoprire ruoli strategici e di anzianità. Quando sono stato nominato presidente, dopo cinque giorni non ho trovato più nessuno in azienda, tra problemi giudiziari e vuoti d’organico, c’era solo una persona. Mi sono dovuto occupare di tutto io, per 9 mesi, ho ricoperto il ruolo di datore di lavoro, responsabile per la sicurezza e direttore generale senza prendere un euro in più”.

Torniamo all’inizio, questo è il preludio di una privatizzazione, c’è questo all’orizzonte?

“L’Ast va salvata perché ha una storia, perché non può essere smantellata un’azienda da cui dipendono oltre 800 famiglie siciliane, che serve molti centri urbani di piccole e medie dimensioni e garantisce il diritto alla mobilità dei cittadini. L’obiettivo è quello di salvare la società dal fallimento, tagliare i rami secchi e snellire alcune parti che appesantiscono la società. La priorità è la salvaguardia del lavoro e del lavoratori. Dobbiamo incrementare lavoro non toglierlo. In Sicilia, ora più che mai, c’è un problema occupazionale, mandare a casa chi già il lavoro lo ha sarebbe un dramma”.


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