Tre dirigenti, due impiegati| La pacchia delle partecipate - Live Sicilia

Tre dirigenti, due impiegati| La pacchia delle partecipate

Cura dimagrante proposta dal Pd
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Forse non tutti sanno che la promozione dell’artigianato di qualità ha nel Quarit un infaticabile paladino. Già, il Quarit, una società consortile per azioni con sede a Roma e 125 mila euro di capitale di cui la Regione detiene il 96 per cento. Lo presiede Marco Previti, con un compenso annuo di 30 mila euro. A dargli una mano c’è il vice, Gaetano Tirrito, che invece costa “solo” 15.600 euro. Per l’ad Salvatore Bonanno, invece, il compenso annuo è di 36 mila euro. Tre dirigenti — che in un anno costano quindi più di 80 mila euro – per una società che conta la bellezza di due, dicasi due, dipendenti. È una goccia, una piccola goccia nel caotico oceano delle società partecipate dalla Regione. Una giungla nella quale è facile perdersi, per la quale oggi il Partito democratico siciliano ha chiesto una cura dimagrante. Vuoi perché, come ha detto Antonello Cracolici, spesso queste società si trasformano in parcheggi per trombati o dinosauri della politica. Vuoi anche perché, come ha detto il segretario Giuseppe Lupo, spesso queste strutture non sono al servizio del mondo produttivo.

Ast e Multiservizi, un esercito di 2000 persone

Le società a totale partecipazione regionale sono sette. Due sono veri e propri colossi: l’Ast e Multiservizi. L’Azienda siciliana trasporti conta 1.065 dipendenti, poco più dei 1.031 della Multiservizi. Per la prima il ddl presentato oggi dal Pd prevede il mantenimento in vita. Ma lo stesso disegno di legge introduce un tetto massimo di 25 mila euro per i compensi dei consiglieri, ben al di sotto dei 72.500 euro annui (questi e gli altri dati riportati in questo articolo su composizione dei cda e compensi sono pubblicati sul sito dell’assessorato al Bilancio e sono aggiornati all’agosto 2009) previsti per i tre consiglieri, Giuseppe Campagna, Lucio Augello e Giovanni Trigona. Per Multiservizi invece il ddl prevede la liquidazione col passaggio dei dipendenti alla beni culturali spa. Il carrozzone è tra quelli che prevedevano gli stipendi più appetibili nel calderone delle partecipate: il presidente, costava 105 mila euro e mezzo all’anno (più del doppio dei 50 mila euro fissati come tetto per presidenti e ad dal ddl dei democratici). La carica era ricoperta da Sebastiano Burgaretta Aparo, ex Dc con quattro legislature all’Ars in curriculum. Pochi mesi fa c’è stato il passaggio di testimone a Giancarlo Granata, dell’Mpa e il contestuale taglio delle prebende, da 100 a 40 mila euro annui per il presidente, meno della metà di quanto fino ad allora percepiva il vicepresidente.

Quanto ci costa la ricerca (con la E)
Tra le società 100 per cento di proprietà della Regione, il ddl dei democratici prevede la mannaia anche per Sicilia e-ricerca e Info Rac Map. La prima è nata nel 2005 e solo di dirigenti, fra presidente (Michele Sarrica), vice (Giuseppe Giunta), ad (Antonino Pisano) e consiglieri (Santino Lo Presti e Giovanni Pellerito) costa più di 180 mila euro all’anno. La seconda ha un presidente (Riccardo Compagnino), un ad (Sergio Illuminato) e un consigliere (Rita Patti) che messi insieme costano più di 100 mila euro (l’amministratore delegato con quasi 61 mila euro supera il limite di 50 mila che vorrebbero introdurre i democratici). Il ddl non si sofferma poi su Sicilia e-innovazione che è già in liquidazione (110.000 euro il totale dei compensi di presidente e consiglieri).

L’affarone dei mercati agroalimentari
Ci sono poi le società come la sopracitata Quarit che non appartengono del tutto alla regione ma delle quali la stessa ha una partecipazione maggioritaria. È il caso di Mercati Agroalimentari Sicilia, che il ddl del Pd vorrebbe liquidare, società istituita una ventina di anni fa ma praticamente mai stata operativa, che conta 4 dipendenti e 5 consiglieri di amministrazioni, tra i quali un presidente con un compenso di 50 mila euro annui (Salvatore Gabriele Ragusa), più Castrenze Marfia, Daniela Lo Cascio e i nominati di fresco Nunzio Arena e Rosario Cavallaro (qui come altrove c’è poi la pattuglia dei sindaci, nella fattispecie il Maas ha ben cinque membri del collegio sindacale). Nei piani del Pd andrebbero invece assorbite da Sviluppo Italia Sicilia sia Italia Lavoro – con la decadenza di un cda composto da Pietro Rao (ex deputato), Roberto Barberi e Simona Castellucci che complessivamente costa 75 mila euro all’anno, senza contare anche qui sindaci e organismo di vigilanza, altre cinque poltrone — e Parco scientifico e tecnologico, 62 dipendenti e un affollato cda da 140 mila euro annui composto da Antonino Felice (presidente), Rosario Alaimo (vicepresidente), Salvatore Ardita, Filippo D’Arpa, Angelo Sottile, Salvatore Torrisi e Gianluca Galati. Verrebbe assorbita da beni culturali spa invece Biosphera, di cui la Regione detiene il 53 per cento, che ha un amministratore unico (Gaetano Costa) da 20 mila euro annui: briciole.

Consorzi, distretti e affini
Il ddl del Pd prevede anche la dismissione delle quote minoritarie detenute dalla regione in 5 società: Archelios, Consorzio di ricerca per l’innovazione tecnologica – Agrobio e pesca, Consorzio di ricerca per l’innovazione tecnologica — Trasporti navali, Distretto tecnologico Sicilia e Società Mediterranea.

I compensi pregiati
Secondo il testo del ddl presentato oggi, presidenti e ad non dovrebbero superare i 50 mila euro di compenso, 25 mila i consiglieri e 20 mila i membri degli organi di vigilanza. Oltre i casi già citati, la cura dimagrante riguarderebbe, ad esempio, i vertici di Siciliacque (Nino Scimemi e Casimiro Galati).


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