Tremate, tremate, | le bare son tornate! - Live Sicilia

Tremate, tremate, | le bare son tornate!

Il funerale della politica
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Il barometro a Palermo non segna la temperatura atmosferica. Inquadra il momento storico delle amministrazioni e dei viceré. Fotografa lo stato di salute della satrapia in sella. Per barometro intendiamo, con azzardo di senso, il linguaggio delle bare, intese come coreografia della protesta. Di quella, per esempio, portata a spasso stamattina da un corteo di straccioni per la strada principale della città. Bara fittizia, ricamata di scritte luttuose, soprattutto, per il Comune. Attenzione alla lingua pure qui: straccioni, cioè coperti di stracci, cioè poveri e pazzi, cioè necessariamente mendicanti del politico di turno, un popolo remissivo che trova il coraggio di gridare il suo dolore soltanto con le spalle al muro. Ma quando il popolo è con le spalle al muro, la stessa parete, in un gioco di specchi,  opprime la schiena del re che regna. La simbiosi della salvezza concessa, senza regole, né leggi, dalla potestà magnanima con lo scettro in pugno, prevede che al declino dei beneficiati corrisponda l’abisso del beneficiario. La mano che chiede il boccone si ribella – mai per istinto democratico – quando non ha più fiducia nel reuccio garante del pane purchessia, o quando è pronta a baciare un altro e successivo anello. Un segno di malaugurio per la contemporanea corona vacillante.
Nel 1984 i sindacati scesero in campo contro il sindaco Orlando e il vicesindaco Rizzo, con le bare. Quel corteo, di diritto, fu iscritto nella pagina delle reazioni comprensibili, di una restaurazione annunciata alla Primavera. Di fatto, per alcuni, raccontò, con la metafora sepolcrale  prima delle cose, il crollo di una esperienza di governo cittadino e il venturo e doloroso distacco di Palermo dalle illusioni dell’Orlandismo.
Diego Cammarata è stato coerente con le sue premesse e con l’aurea regola generale. Non è mai uscito dal perimetro di una sconsolante incapacità amministrativa. E’ stato l’interprete senza sbavature del nulla che fin dal primo minuto ha rappresentato. Le bare che accolsero figurativamente le spoglie politiche di Orlando cominciarono a seppellire con vangate di ira, sbagliate o ragionevoli,  un cadavere in ottima salute. Qui, il becchino arriva tardi e per niente. Il corpo della politica non c’è mai stato, non si trova. Nessun balsamo miracoloso ne ricomporrà i frammenti slegati. Non c’è resurrezione possibile. R.P.


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