Uccise la madre tre anni fa, ma era "incapace di intendere e di volere"

Uccise la madre tre anni fa, ma era “incapace di intendere e di volere”

Il gup lo ha assolto ma ha disposto il ricovero in una Rems per dieci anni.
L'OMICIDIO DI BRONTE
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CATANIA – Nunziata Sciavarello è stata trovata morta nella sua cucina dalla figlia. A ucciderla il figlio Valentino Saitta, oggi 42enne. A Bronte i tragici fatti del 27 gennaio 2018 non sono stati dimenticati. L’uomo è stato trovato dalla sorella nella sua stanza, sul letto. Anche ai carabinieri quando lo hanno arrestato non è stato in grado di dare motivazioni logiche e lucide. 

Quattro anni dopo è arrivata la sentenza nei confronti dell’imputato che è stato dichiarato incapace di intendere di volere nel momento in cui è stato commesso il fatto. Per diverso tempo il processo è stato anche sospeso per l’incapacità di Saitta di poter affrontare il giudizio. 

Solo nel 2020 l’udienza preliminare davanti al gup, visto che il legale dopo il giudizio immediato ha fatto richiesta di abbreviato, è andata avanti. E si è anche arrivati a una sentenza. “Il fatto che l’imputato abbia ucciso la madre non può essere messo in discussione”, si legge nelle motivazioni. Infatti – argomenta il gup – “il processo si incentra non sulla responsabilità penale ma sulla sua capacità di intendere e di volere”.

Infatti nelle diverse fasi processuali sono state svolte delle consulenze peritali. “Il perito – scrive il giudice – ha documentato l’esistenza di una psicosi schizofrenica paranoide, la presenza della quale al momento dei fatti rendeva l’imputato totalmente incapace di intendere e di volere. L’acclarata infermità psichica al momento degli accertamenti comporta la persistenza di indicatori di pericolosità sociale”. 

Il pm ha chiesto “l’assoluzione dell’imputato per incapacità di intendere e di volere e l’applicazione della misura di sicurezza del ricovero presso una Rems”. Una richiesta a cui si è associato il difensore di Saitta, l’avvocato Enzo Mellia. Il gup Stefano Montoneri ha assolto Saitta in quanto non imputabile per vizio totale di mente e ha applicato nei suoi confronti la misura di sicurezza del ricovero in una Rems per dieci anni.

“Il quadro psichico clinico dimostra una progressione degenerativa tale da impedire di ipotizzare in tempi brevi un possibile miglioramento se non a fronte di trattamenti specifici e mirati”, conclude il giudice. 


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