Un mese dopo la tragedia| fra rabbia e paura - Live Sicilia

Un mese dopo la tragedia| fra rabbia e paura

Domani sarà trascorso un mese dalla disastrosa alluvione dell’1 ottobre scorso nel messinese che provocò 31 vittime, mentre sei persone risultano ancora disperse. Un anniversario denso di ricordi e di rimpianti per gli oltre mille sfollati che ancora sono ospiti di alcuni alberghi e strutture ricettive della provincia. “Abbiamo organizzato una fiaccolata alla quale parteciperanno in serata gli abitanti dei centri colpiti, mentre il 2 novembre ci sarà la commemorazione di tutti i morti di questa catastrofe”, spiega Francesco Micali, 21 anni, presidente del comitato giovani di Giampilieri. “Chiediamo – sottolinea Micali – la messa in sicurezza del nostro territorio, vogliamo restare nei luoghi dove siamo nati per non perdere le nostre radici. Non è vero quello che dice il ministro Stefania Prestigiacomo: i giovani non vogliono andare via da Giampilieri, siamo 150 ragazzi e vogliamo restare qui”.

Il volto di Antonio Lonia, nella tragedia ha perso la moglie e i figli di 6 e 2 anni

Il volto di Antonio Lonia, nella tragedia ha perso la moglie e i figli di 6 e 2 anni

A un mese dalla tragedia tra gli sfollati comincia a serpeggiare la rabbia e la paura di non potere più tornare a casa. Cosimo Pandolfino, 54 anni, si trova all’hotel Resort Capo Peloro con la moglie e i quattro figli. “Sono di Altolia – dice – la mia abitazione non è stata distrutta e io continuo a lavorare, ma vorrei rientrare in paese con la mia famiglia. Prima, però, il villaggio deve essere messo in sicurezza, le istituzioni devono essere chiare su questo punto. Non possiamo tornare con la paura di rimanere nuovamente intrappolati nel fango”. Filippo Belliré, 44 anni, originario di Briga Superiore, è un altro sfollato che si trova nello stesso hotel. Anche la sua casa non è andata distrutta ma si trova in una zona interessata dalla frana che ha travolto la borgata: “Ad un mese dalla tragedia chiedo al premier Berlusconi di darci certezza sui tempi. Non abbiamo fretta, comprendiamo che la sicurezza è importante, ma vogliamo sapere se e quando sarà possibile tornare a casa. Nel frattempo speriamo in una sistemazione migliore, magari in qualche casa in affitto. Qui abbiamo difficoltà per gli spostamenti, siamo a 33 chilometri da casa e ci sentiamo spaesati. Inoltre la mia banca non ha ancora bloccato il mutuo e io dovrò pagare la prossima rata anche se sono un precario e mi trovo in difficoltà”.

Rosamaria Marino, 50 anni, non riesce invece a scacciare l’incubo di quella notte maledetta: “Nonostante siano passati 30 giorni ancora non riesco a dormire. Mi sveglio decine di volte durante la notte con la paura di rimanere sepolta sotto il fango, come è accaduto a tante persone che conoscevo. Qui mi trattano bene qui, ma io vorrei ricongiungermi con mia figlia e con altri familiari che si trovano in un altro albergo; l’avevo chiesto, ma ancora non è stato possibile. La mia abitazione si trova nella “zona rossa” di Giampilieri e io ho paura. Se mi daranno una casa da un’altra parte, anche se a malincuore, sarò costretta ad andare via. Il mio paese ormai è come un enorme cimitero e io voglio continuare a vivere”. (Ansa)


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