Un triumvirato guida il mandamento di Pagliarelli |Mafia, pizzo e droga: 39 arresti a Palermo - Live Sicilia

Un triumvirato guida il mandamento di Pagliarelli |Mafia, pizzo e droga: 39 arresti a Palermo

Tre quarantenni reggerebbero le sorti di uno dei più potenti mandamenti mafiosi della città. Si registra la crisi del pizzo e Cosa nostra investe sempre di più nei grandi traffici di droga. L'estorsione mancata sulla ristrutturazione del Policlinco: l'imprenditore ha denunciato.

PALERMO – Un triumvirato reggeva uno dei più potenti mandamenti della città. Il blitz dei carabinieri del Reparto territoriale e del Nucleo investigativo spazza via i nuovi vertici del clan mafioso di Pagliarelli. Un clan che guarda al pizzo, ma non troppo. È nella droga che si concentrano, infatti, gli interessi dei nuovi boss. In manette sono finite 39 persone. Metà agli arresti e metà ai domiciliari. Per sei di loro l’accuse sono di mafia ed estorsione. Per tutti gli altri la contestazione è di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

La crisi economica da una parte e la paura di essere denunciati dall’altra spinge Cosa nostra ad investire nella droga. Direttamente e senza più intermediari. Una tendenza già emersa nelle recenti indagini e oggi confermata dal nuovo spaccato tracciato dalla Direzione distrettuale antimafia. Le indagini sono coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dagli aggiunti Leonardo Agueci e Teresa Principato, e dai sostituti Caterina Malagaoli, Francesco Grassi e Francesca Mazzocco. I boss, che per una lunga stagione, avevano delegato ad altri i traffici di cocaina adesso si accollano i rischi in prima persona. E sono rischi pesanti, visto che per i reati di droga più che di pene si parla di stangate. I carabinieri avrebbero ricostruito le rotte della droga: al clan di Pagliarelli sarebbero riconducibili traffici per oltre 250 chili di stupefacenti, tra polvere bianca e hashish, provenienti da Torino e Napoli.

Al comando c’era, dunque, un triumvirato composto da quarantenni. Gente già chiacchierata e alcune volte pure arrestata, ma poi assolta. Alcuni gravitavano nell’entourage di Gianni Nicchi, quando questi era l’astro nascente di Cosa nostra e trascorreva latitanza senza rinunciare alle vacanze al mare. Tre uomini al potere: merito anche, e soprattutto, delle indagini che hanno privato i clan di un capo carismatico.

L’ultimo blitz nel mandamento di Pagliarelli è del luglio 2011. Sempre i carabinieri con l’operazione Hybris misero in ginocchio la mafia di una grossa fetta della città di Palermo. Perché il mandamento di Pagliarelli, oltre ad essere uno dei più potenti, è anche uno dei più vasti della città, includendo le famiglie di Pagliarelli, Calatafimi, Borgo Molara e Rocca-Mezzo Monreale. Allora venne fuori che il dopo Nicchi era rappresentato dall’anziano boss Michele Armanno, più volte condannato e scarcerato per fine pena, e oggi di nuovo in cella. Negli ultimi tempi sarebbe toccato ai tre quarantenni prendere in mano il controllo in quello che era stato il feudo di Giovanni Motisi prima e di Nino Rotolo poi. Di Motisi, ufficialmente ancora latitante, non c’è traccia da anni. E il suo nome nome non salta fuori neppure nelle centinaia di nuove conversazioni registrate dai militari agli ordini del comandante provinciale Giuseppe De Riggi, del reparto operativo, Salvatore Altavilla, e del Nucleo investigativo Alberto Raucci. Delle due l’una: o Motisi è morto, oppure chissà dove è andato a vivere dopo avere tagliato i ponti con il passato e i familiari.

Droga soprattutto, ma anche pizzo. Che seppure ci sono in circolazione sempre meno soldi serve sempre a controllare il territorio. E quando ci sono i grossi appalti di mezzo, i boss non si lasciano certo sfuggire l’occasione. Ci provarono invano chiedendo mezzo milione all’imprenditore che sta ristrutturando il Policlinico, ma si beccarono una denuncia. C’è, però, chi continua a pagare in silenzio.


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