Ustica, il governo non impugna| la sentenza di risarcimento - Live Sicilia

Ustica, il governo non impugna| la sentenza di risarcimento

Da Palazzo Chigi arriva l'intenzione di non impugnare la sentenza definitiva con cui la Cassazione ha condannato lo Stato a risarcire i familiari delle vittime di Ustica.

ROMA – “Il Governo non ha intenzione di impugnare per revocazione la sentenza definitiva con cui la Cassazione ha condannato lo Stato a risarcire i familiari delle vittime di Ustica”. Lo precisa una nota di Palazzo Chigi.

“Questa determinazione – prosegue la nota – è motivata da ragioni giuridiche, in quanto un ricorso per revocazione in questa situazione processuale potrebbe apparire meramente dilatorio ed esporrebbe lo Stato a ulteriori spese. Ma soprattutto è motivata da ragioni di ordine etico, per il dovuto rispetto alle vittime e ai loro familiari. La sentenza definitiva della Cassazione andrà semplicemente eseguita” conclude la nota.

“Voglio esprimere un ringraziamento sincero al presidente del Consiglio Enrico Letta per la decisione di non impugnare la sentenza definitiva con cui la Cassazione ha condannato lo Stato a risarcire i familiari delle vittime di Ustica”. Lo afferma il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone.”Quello compiuto dal Governo italiano è un gesto politicamente coraggioso, che si colloca accanto agli autorevoli moniti dei Presidenti Napolitano, Grasso e Boldrini, e che rida’ dignita alla memoria delle vittime di Ustica e all’instancabile impegno dei loro familiari”, aggiunge il presidente dell’Ars.

“La decisione di palazzo Chigi fa anche giustizia – conclude Ardizzone – dei troppi tentativi di negare una verità che l’Italia ha il diritto di avere”.

La sentenza sulla strage di Ustica che lo Stato ha deciso di non impugnare è la 1871 emessa lo scorso 28 gennaio dalla Terza sezione civile della Cassazione. La sentenza aveva sancito il diritto al risarcimento dei familiari di quattro vittime della strage, che nel ’90 si erano rivolti al giudice civile. I familiari avevano gia’ ottenuto i soldi del risarcimento previsti dalla sentenza.

Lo Stato si era difeso sostenendo la tesi della prescrizione (giudicata “infondata” dalla Cassazione) e poi della non imputabilità perché, in assenza di prove certe su quanto era accaduto nei cieli di Ustica la sera del 27 giugno 1980, non si poteva parlare di “omissione di condotte doverose”.

La Cassazione aveva replicato che “é pacifico l’obbligo delle amministrazioni ricorrenti di assicurare la sicurezza dei voli”, e che “é abbondantemente e congruamente motivata la tesi del missile” accolta dalla Corte d’appello di Palermo nel primo verdetto sui risarcimenti del 14 giugno 2010. La citazione per i risarcimenti parte nel 1990 da due familiari delle vittime, Gaetano La Rocca e Marco Volanti, difesi dall’avvocato di Palermo Vincenzo Fallica e dal suo collega di Bologna Giorgio Masini.

In seguito i parenti di Elvira De Lisi e Salvatore D’Alfonso si aggiungono ai primi due. Secondo i legali, non c’era alcun dubbio processuale che il Dc 9 era caduto per un’esplosione (“non importa – scriveva Fallica – se l’ordigno era dentro l’aereo o se la caduta sia stata provocata da un missile”. Nel primo caso “c’é responsabilità degli organi preposti dallo Stato per il controllo della sicurezza dei voli. Seguendo l’ipotesi che l’ordigno sia esploso dall’esterno non appare dubbio che essa debba considerarsi connessa all’esercizio dell’ attività militare svolta dalle Forze armate in ordine a eventuali esercitazioni o di controllo di attività militari straniere”.

Nel maggio 2007 lo Stato viene condannato a risarcire 980 mila euro a favore dei parenti delle 4 vittime. Nel giugno 2010, in appello, la cifra sale a 1,24 milioni. Il 28 gennaio scorso la Cassazione respinge il ricorso dell’avvocatura dello Stato. La Suprema corte, inoltre, rimanda alla corte d’appello la decisione su una nuova quantificazione del danno, chiesta dai legali di De Lisi e Volati, che ritengono non sufficiente il risarcimento. Dopo la prima sentenza civile del 2007 anche altri familiari di vittime hanno citato i ministeri della Difesa e dei Trasporti e la presidenza del Consiglio e nel settembre 2011 il tribunale civile di Palermo ha ancora condannato lo Stato a risarcire 81 parenti di una quarantina di vittime con oltre 100 milioni di euro. L’avvocatura dello Stato ha ottenuto la sospensiva dei pagamenti e l’appello per questo processo è fissato per il 21 maggio 2014.


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