CATANIA – Undici punti in classifica dopo sette giornate. Sono gli stessi, tanto per intenderci, della Roma del rivoluzionario Zeman e della tanto osannata Fiorentina dell’ex Montella. Undici punti, dopo sette partite, targati Maran. E non fosse stato per quella sindrome da trasferta che ha visto capitolare i rossoazzurri due volte su tre, oggi saremmo qui a parlare di ben altro. Di tanta roba.
Ma in questo inizio di stagione sono le prestazioni a parlare, probabilmente, più dei numeri. Una cosa che sorprende, tanto per dirne una, è ad esempio il gioco della squadra. Non ci sono meccanismi e schemi complicati: giocare in velocità, sfruttare le fasce ed aggredire gli spazi. L’abc del calcio moderno. Ovvio, che poi devi avere i giusti interpreti. E dalla cintura di difesa in poi Maran ha a disposizione orchestrali di tutto rispetto. C’è il talento delle individualità ma c’è, soprattutto, la solidità del gruppo. Il tecnico etneo in queste prime partite di campionato si è affidato per otto/nove undicesimi agli stessi uomini ricalcando un principio: quello di non sconvolgere quanto costruito la passata stagione.
Le notizie positive sono poi quelle che provengono dal reparto arretrato dove, se si esclude la sciagurata trasferta di Bologna, le sbavature sono ridotte ai minimi termini. A centrocampo forse si è viaggiato a corrente alternata: ma quando Izco, Almiron e Lodi sono in palla, ecco che sale in cattedra un livello di qualità che difficile da rinvenire in “questa” serie A. In avanti, si fa un gran movimento. Si sfruttano gli inserimenti dei centrocampisti e gli attaccanti fanno un gran lavoro anche senza palla. Resta da dire che in queste ore si fa un gran parlare del tour de force che attenderà i rossoazzurri immediatamente dopo la pausa: Inter, Juventus, Udinese e Lazio. Da togliere il sonno. Ed invece: “Macchè, noi dobbiamo pensare solo a lavorare bene durante la settimana”. Pragmatico e positivo Maran. Come il gioco imposto agli avversari dal suo Catania.
