PALERMO – Si è tenuta stamani al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) la riunione convocata per affrontare il tema della reindustrializzazione dei poli di Priolo e Ragusa, nell’ambito dei piani di transizione ecologica di Eni Versalis.
Al tavolo ministeriale ha partecipato l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, che ha sottolineato l’importanza di garantire una prospettiva di stabilità e sviluppo per i territori interessati.
I livelli occupazionali
“La priorità – dice Tamajo – è salvaguardare i livelli occupazionali, diretti e indiretti, e assicurare che il processo di trasformazione industriale possa avvenire nel rispetto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti, dalle imprese ai lavoratori. Siamo fiduciosi che il dialogo aperto tra istituzioni, sindacati ed Eni possa portare risultati concreti e sostenibili”.
Durante l’incontro sono stati esaminati i piani di riconversione che prevedono investimenti significativi, in particolare per il polo di Priolo, dove è confermata la realizzazione di una bioraffineria e di impianti di riciclo chimico.
Gli impegni chiesti all’Eni
Per Ragusa, l’assessore ha chiesto ulteriori dettagli e impegni più chiari per assicurare che il sito possa beneficiare di iniziative coerenti con la strategia di transizione energetica di Eni Versalis. “La Sicilia – ha aggiunto Tamajo – non può perdere il suo ruolo centrale nel panorama industriale nazionale”.
“Stiamo lavorando affinché ogni intervento sia orientato a valorizzare le eccellenze dei nostri territori e a tutelare le famiglie e le comunità che dipendono da questi poli. L’incontro si è svolto in un clima di collaborazione costruttiva – conclude – con l’obiettivo condiviso di tracciare una roadmap solida per il futuro produttivo ed economico della Sicilia”.
I sindacati: chiudono Ragusa e Priolo
“Al tavolo tecnico convocato dal Mimit per analizzare le ricadute del piano di riconversione di Eni sulla chimica di base è stata confermata la chiusura dei siti di Ragusa e Priolo e si è consumato un ulteriore strappo”. Così, in una nota congiunta, il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Filctem Cgil Marco Falcinelli.
Il direttore del ministero ha dichiarato che il via libera al piano di Eni è stato dato direttamente dal ministro Urso e dalla presidente del Consiglio Meloni: il governo sovranista determina l’uscita dalla produzione di etilene dell’Italia, unica tra tutti i paesi europei”.
“Non sono state valutate le ricadute”
Per i due dirigenti sindacali “non sono stati analizzati i futuri rischi derivanti da tale decisione, visto che Eni stessa dichiara come condizione fondamentale della chimica di base la filiera corta, né le ricadute che la chiusura del cracking di Priolo determinerà sugli impianti Versalis di Ferrara, Ravenna e Mantova, oltre che al resto delle aziende collocate negli stessi siti che oggi lavorano l’etilene o i suoi derivati”.
Cgil e Filctem spiegano che “Ragusa è già considerata chiusa e dal 1° gennaio sarà dato avvio allo smantellamento” mentre “la produzione di Priolo terminerà al 31 dicembre 2025. Sui progetti di reindustrializzazione la situazione è particolarmente indefinita”.
L’Italia “diventa marginale”
“L’avallo fornito dalla Presidente Meloni e dal Ministro Urso – dicono i due sindacati – condannano l’Italia a diventare marginale rispetto al tessuto industriale europeo. Proprio ieri il vicepresidente della Commissione Europea Séjourné ha definito la chimica come l’industria delle industrie.
La subalternità del Governo a Eni e ai suoi azionisti, che decidono per questioni di profitto di rinunciare al rischio di impresa scaricandolo direttamente sulle aziende che lavorano i prodotti della chimica di base, è sconfortante”.