Vittoria, quei medici | dell'impossibile - Live Sicilia

Vittoria, quei medici | dell’impossibile

Quei medici che si sono visti arrivare addosso l'inferno.

Pensiamoci a quei medici. Non sono angeli, perché le ali non servono laggiù nel luogo della pena. Sono qualcosa di più. Sono persone. Sono padri, madri, figli, figlie, mariti, mogli. Sono creature al centro di relazioni amorevoli. E stanotte gli è arrivato l’inferno addosso, dopo l’incidente che ha devastato Vittoria. E mentre tutti potevano fermarsi a piangere, loro, i medici, sono scesi in campo – nel campo delle lacrime, della speranza traumatizzata e del sangue – per compiere il loro dovere. Nonostante tutto.

“Il bambino è stato operato ma purtroppo non abbiamo potuto salvargli le gambe che sono state tranciate durante l’incidente. Le sue condizioni sono stabili ma gravi, è ancora in pericolo di vita”. Queste le parole della direttrice dell’unità operativa di terapia intensiva neonatale del Policlinico di Messina Eloisa Gitto che narra del cuginetto superstite. Ci sono, nelle case delle cicogne, cherubini e cavallucci a giostra che proteggono il sonno dei bambini. E vorremmo vederli accorrere adesso, in rapido volo. Perché è adesso che serve la più grande delle benedizioni.

Pensiamoci alla dottoressa che ha dovuto dare notizie indicibili. Pensiamo al suo cuore di donna. Pensiamo ai suoi colleghi che si sono chinati sulla carne straziata di un bimbo per ridurre il danno. Pensiamo al cervello, alle mani, al cuore: tutto che pompa per ottenere in fretta il risultato migliore. E sono padri e madri con i figli a casa e non possono permettersi di fermarsi a piangere come tutti gli altri.

Pensiamoci ai medici di Messina e non solo (certo, agli infermieri, ai soccorritori, a ogni eroe anonimo). Pensiamo, con affetto, ai medici, la prossima volta che ci viene di mandarli a quel paese per un’attesa di cui non hanno colpa. Tutti custodiamo sentimenti preziosi che ci rendono immortali. Loro sperimentano la parte impossibile e terribile della storia. E vanno avanti lo stesso, senza bisogno di ali.

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