“Gli uffici romani spingono perché la Regione butti sulla strada 50 mila persone. Noi non lo permetteremo”. Il presidente della Regione Raffaele Lombardo ha sposato la sua “crociata”. Che è un po’ vecchia (“la difesa dell’autonomia sancita dallo Statuto”), un po’ nuova (“per la prima volta ci dicono che col mutuo non si possono pagare i Forestali, ci sembra assurdo”). In entrambi i casi, il “nemico” è il Commissario dello Stato Carmelo Aronica (nella foto). Non la persona, ci mancherebbe. Ma ciò che rappresenta. Un organismo, insomma, “nato insieme all’Alta corte. Ma oggi l’Alta corte non c’è più…”, dice Lombardo. Un suggerimento, forse, per chiedere l’abolizione della figura del Commissario? “No, per chiedere il ripristino del’Alta corte”, dribbla il governatore.
Fatto sta che lo scontro è aperto. E il Commissario dello Stato, oggi, rappresenta, per il governo, l’argine nei confronti di quell’autonomia di una “Ragione a Statuto speciale – spiega Lombardo – che oggi ha minori libertà rispetto all’ultima delle Regioni ordinarie”. Nelle quali, per intenderci, le leggi vengono promulgate ed esercitano direttamente i propri effetti, in attesa, eventualmente, che vengano impugnate, ma solo successivamente, dal Consiglio dei ministri. m“Mentre in Sicilia subiamo una sorta di censura preventiva. Credo che questo tipo di controllo vada ridiscusso profondamente”.
Anche perché quelle “censure preventive”, se non hanno una matrice puramente politica, “nascono, magari – spiega l’assessore Gaetano Armao, che insieme al governatore ha illustrato oggi i motivi della ripresentazione del ddl sul mutuo impugnato dal Commissario – dopo un imput che giunge dagli uffici romani”. Per tradurre: in un momento di austerity, nel quale lo stato centrale punta a tagli e alla riduzione degli sprechi, “qualcuno potrebbe essere portato a pensare – affonda Lombardo – che i ventimila forestali, così come i precari storici della Regione e quelli degli enti locali siano un peso dal quale liberarsi. Ma noi faremo di tutto invece perché vengano stabilizzati”.
E se non sarà possibile prima delle elezioni amministrative, si proverà a farlo dopo. Anche a costo di rischiare di incorrere in responsabilità personali, “certo – dice Lombardo – mi prendo la responsabilità di non gettare sul lastrico ventimila persone, mi prendo la responsabilità di assicurare gli interventi in caso di incendio dei nostri boschi, e di garantire l’erogazione dell’acqua nei nostri comuni”. Già, perché non solo i Forestali finiscono sotto l’ala protettrice della Regione, ma anche “i lavoratori dell’Eas, o i precari dei Comuni, troveremo – ha annunciato Lombardo – una soluzione per tutti”.
E il nodo legato alla scelta del governo di promulgare il ddl impugnato integralmente, e andare così allo scontro con lo Stato in Corte costituzionale, riguarda anche i tempi. In base all’articolo 29 dello Statuto, infatti, le leggi impugnate non possono essere promulgate prima di trenta giorni, se entro quel termine la Consulta non si è ancora espressa. Che succede, allora, alle categorie di lavoratori (Forestali, dipendenti dell’Ente sviluppo agricolo e dei consorzi di ripopolamento ittico) che hanno visto “sfumare” sotto la scure di Aronica il finanziamento per i loro stipendi?
In questo caso, il governo ha rassicurato i lavoratori. Senza però dare un motivo preciso perché questi debbano sentirsi più sicuri: “I Forestali – ha detto Lombardo – non perderanno un giorno di lavoro e nemmeno uno stipendio”. I soldi bloccati? “Li troveremo altrove, attraverso meccanismi di bilancio che verranno successivamente coperti dal mutuo”. Niente di più. Anche perché il governatore è convinto “che la Corte costituzionale ci darà ragione. E che il mutuo verrà confermato interamente sia nella ‘portata’ che nella destinazione”.
Ma una volta fatto “trenta” col ricorso sull’ultimo ddl impugnato, Lombardo sta anche pensando di fare “trentuno”. “Io ritengo ancora oggi – dice – che molte delle norme approvate con la Finanziaria fossero utili e buone. Abbiamo ricevuto dall’Ars l’ordine del giorno di promulgare la norma senza le parti impugnate. Verificheremo se ci sono i margini per far venir meno questo vincolo, in modo da recuperare alcune di quelle norme cassate, come ad esempio quelle sul Fotovoltaico, e far giudicare anche in quel caso alla Consulta”. E chiedendo magari, se è possibile, di limitare, se non abolire la figura del Commissario dello Stato. O, come ultima ratio, di far rinascere l’Alta corte della Regione siciliana. Un organo decaduto appena 55 anni fa.

