Voti ritoccati al concorso comunale |Tutti assolti: "Non costituisce reato" - Live Sicilia

Voti ritoccati al concorso comunale |Tutti assolti: “Non costituisce reato”

Voti ritoccati a penna, sommatorie dei punteggi errate che hanno favorito alcuni dipendenti a discapito di altri. "Il fatto non costituisce reato". Colpo di scena in Appello, dopo la condanna in primo grado, arrivano le assoluzioni per tutti gli imputati.

CATANIA- Raffica di assoluzioni in appello nel processo per il concorso di istruttore direttivo del Comune di Catania. Dopo la condanna in primo grado è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non costituisce reato”.

Un 5 trasformato in 8

Il “fatto” altro non è che i voti ritoccati a penna dalla commissione, le battute indirizzate ai candidati per segnalare le maggiorazioni di valutazione, voti ribassati ed errori intenzionali nella sommatoria dei punteggi.

Tutto questo, secondo il giudice di seconda istanza, sarebbe penalmente irrilevante.

La sentenza d’appello ha colto di sorpresa i denuncianti, difesi dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, si tratta di dipendenti comunali che sono stati scavalcati da altri colleghi favoriti dalle modifiche dei punteggi. Ma nessun reato sarebbe stato commesso, almeno secondo il giudice di appello.

Il processo di primo grado, dove l’accusa era rappresentata dal pm Marisa Scavo, era terminato con un verdetto di colpevolezza. Il Giudice aveva condannato a due anni con pena sospesa Salvatore Troia, (presidente della commissione esaminatrice del concorso), Antonio Cavallaro (membro della commissione esaminatrice del concorso), Francesco Gubernale (membro della commissione esaminatrice del concorso). Invece erano stati assolti Carmelo Reale (direttore del personale del Comune di Catania all’epoca dei fatti), Salvatore Nicosia (dipendente del Comune di Catania e vincitore del concorso).

Nel 2011 con due diverse interrogazioni, l’allora consigliere comunale Rosario D’Agata, attuale assessore alla Legalità, portò -dopo la stampa locale- il caso in Palazzo. “Ritenuto -scriveva D’Agata- che l’intero concorso risulta viziato da comportamenti che oltre essere penalmente rilevanti hanno recato un danno non indifferente a quanti si sono visti scavalcare da altri il cui merito era rappresentato soltanto dal fatto di aver ottenuto la segnalazione da parte dei potenti di turno, chiedo di conoscere quale sia l’orientamento dell’amministrazione in ordine a tale concorso, essendo evidenti le gravi violazioni di legge commesse nel corso dell’espletamento e per le quali si imporrebbe un provvedimento di annullamento o sospensione che in qualche modo riesca ad eliminare il grave danno perpetuato a quanti, pur preparati, si sono visti scavalcare in graduatoria”.

A 3 anni di distanza da questa interrogazione, Rosario D’Agata ha preferito attendere l’arrivo della sentenza definitiva per avviare il procedimento di annullamento del concorso interno.

Con l’assoluzione di oggi le speranze dei dipendenti penalizzati dai voti ritoccati, sembrano affievolirsi, anche se bisogna attendere la pronuncia della Cassazione.


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