Zona industriale: un disastro |Cartoline dall'Etna Valley - Live Sicilia

Zona industriale: un disastro |Cartoline dall’Etna Valley

Foto di Dario Azzaro

In attesa dei corposi finanziamenti stanziati dal Patto per Catania e dal Patto del Sud la situazione resta critica. LA GALLERY

 

CATANIA – Buche, sterpaglie e discariche a cielo aperto: la cartolina dell’Etna Valley che non decolla. La zona industriale di Catania rimane la grande incompiuta cittadina. In attesa dei corposi finanziamenti stanziati dal Patto per Catania e dal Patto del Sud la situazione resta critica. Attraversando in auto il dedalo di vie si procede cullati (si fa per dire) dal ritmo delle buche. Alcune sono delle vere e proprie voragini che mettono a rischio ogni giorno l’incolumità dei lavoratori. Un problema atavico che chiama in causa l’amministrazione comunale che pure si era impegnata a metà febbraio a rattoppare almeno qualche buca due volte a settimana. Gli interventi “tampone”, però, si sono fermati dopo poche settimane.

La fotografia della zona industriale ha il sapore di un paesaggio lunare, attraversarlo richiede di impegnarsi in una gincana tra buche e sterpaglie. Un’immagine difficilmente appetibile per gli investitori. Con l’insediamento della cabina di regia che gestirà i lavori finanziati dai Patti almeno un nodo è venuto al pettine: le diverse zone di competenza tra Irsap e Comune, che negli anni passati dava vita a rimpalli di responsabilità, sono state delineate. L’attesa per l’inizio degli interventi è grande, soprattutto per centinaia di lavoratori. Lo sanno bene i turnisti che nel cuore della notte devono schivare le buche senza l’aiuto della segnaletica stradale e dell’illuminazione (precaria), attraversando guadi per colpa dei numerosi allagamenti dei canali o delle caditoie otturate. Situazione che peggiora soprattutto nelle vie secondarie che ricordano periferie abbandonate tra cumuli di rifiuti ai bordi delle strade.

Un campionario vasto di disagi quello della “collezione autunno-inverno” al quale si somma quello del periodo estivo quando le sterpaglie alte (che a volte mimetizzano i marciapiedi) rischiano di prendere a fuoco. Nei primi mesi di Agosto l’Irsap ha effettuato un’opera di diserbamento per ridurre il rischio incendi, ma i sindacalisti fanno notare che l’intervento è stato tardivo. “Poca roba”, dice il segretario della Ugl Angelo Mazzeo che ha da ridire pure sulla tempistica: “questa operazione andava fatta ad aprile, ad agosto mi sarei aspettato una pulizia delle caditoie in vista delle piogge autunnali”. Un’altra criticità rilevata dall’Ugl è la necessita di provvedere all’abbattimento del ponte di raccordo con la vecchia strada ferrata (la cui presenza è testimoniata da un vagone merci abbandonato da tempo a pochi passi di distanza) di cui viene denunciata la precarietà. “Il ponte è fatto da giunchi che si aprono e da sopra vedi quello che c’è sotto, l’amministrazione ogni tanto mette del bitume”, spiegano i sindacalisti Ugl Angelo Mazzeo e Carmelo Giuffrida. Il sopralluogo promesso dall’ex assessore Bosco non è stato ancora effettuato. “C’è una responsabilità politica molto forte sia da parte della Regione siciliana sia da parte del Comune di Catania. Qui si rischia la vita ogni giorno per recarsi sul posto di lavoro, i dipendenti subiscono danni alle autovetture e si sentono poco sicuri in assenza di un sistema di videosorveglianza”, denunciano i sindacalisti. Oltre alla realizzazione di una vera e propria caserma dei carabinieri (prevista dai finanziamenti del Patto) si sottolinea anche la necessità di creare un presidio medico in grado di rispondere alle emergenze che potrebbero derivare da incidenti connessi alla presenza di materiali infiammabili utilizzati da molte aziende della zona.  

“A volte abbiamo atteso anche 40 minuti per un’ambulanza”, raccontano. Uno dei primi problemi che verranno affrontati dalla cabina di regia, e prevista dai finanziamenti, è la riqualificazione della rete idrica che finora ha comportato numerosi disagi e costi soprattutto per le aziende più piccole costrette a pagare autobotti private. “La fuga degli imprenditori causerebbe un problema occupazionale che Catania non può permettersi”, accusano i sindacalisti che giudicano positivo il lavoro svolto finora ma sono consapevoli che i tempi saranno lunghi. “Individuiamo le priorità per la sicurezza dei lavoratori”, suggeriscono i sindacalisti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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