Continua la caccia| al tesoro di Ciancimino - Live Sicilia

Continua la caccia| al tesoro di Ciancimino

Il gip di Palermo, Piergiorgio Morosini, ha respinto la richiesta di archiviazione e ordinato un supplemento di indagini. Altri quattro mesi per rispondere ai tanti interrotivi sul tesoro rumeno di Vito Ciancimino
Il Gip non archivia
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L’inchiesta sul tesoro di don Vito Ciancimino in Romania deve andare avanti. Ci sono troppi punti oscuri. A cominciare da una frase che collegherebbe la morte di Falcone e Borsellino agli affari rumeni dell’ex sindaco di Palermo.

Il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini ha respinto la richiesta di archiviazione e ordinato un supplemento di indagini. Centoventi giorni per trovare risposte ad una serie di interrogativi. Innanzitutto a quelli che riguardano Santa Sidoti, moglie dell’imprenditore Romano Tronci che scopriamo essere una collaboratrice di Massimo Ciancimino (nella foto). La Dia di Caltanissetta ha eseguito una perquisizione nell’ufficio milanese dove lavora la Sidoti e ha sequestrato un computer. L’esito dell’ispezione è finito in un’informativa del 2011. Tra i documenti contenuti nel pc c’è pure una lettera che la Sidoti indirizza al “dott.Ribolla” e al “Prof.ferro” e per conoscenza anche al tributarista Gianni Lapis. Nella missiva si parla degli interessi in Romania delle società Agenda 21, Sirco, Azalea ed Ecorec. Tutte operanti nel settore dei rifiuti. La Ecorec, in particolare, è proprietaria della più grande discarica d’Europa con sede a Bucarest.

L’ipotesi è che Ciancimino e Lapis sarebbero rimasti i veri proprietari delle aziende estere solo formalmente partecipate da altri. Tra i prestanome figurerebbero Raffaele Valente, proprietario del palazzo bolognese dove abita la famiglia di Ciancimno jr e in contatto con Francesco Martello, già condannato per episodi riconducibili alla mafia. Ed ancora: i fratelli Sergio e Giuseppe Pileri (già soci in altre operazioni di Massimo Ciancimino), e la messinese Santa Sidoti.

E’ possibile ipotizzare una grande operazione di riciclaggio? E’ questa la domanda a cui il gip chiede di dare risposta. Nella lettera della Sidoti, probabilmente risalente al 2007, si legge, tra le altre cose: “… l’argomento è sempre la strage Falcone-Borsellino legata alla più grossa azienda ecologica in Romania”. Poi, si fa riferimento ad un campagna di stampa orchestrata contro Agenda 21. Da qui, secondo il giudice, la necessità di sentire una sfila di testimoni. A cominciare dalla Sidoti e dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara. Si tratta dell’amministratore giudiziario della Sirco che, secondo lo stesso Ciancimino, assistito dagli avvocati Francesca Russo e Roberto D’Agsotino, avrebbe gestito il patrimonio della Sirco per assecondare interessi personali, avvalendosi di giudici e cancellieri del Palazzo di giustizia, e di un personaggio della Criminalpol della Romania. Ipotesi tutte da verificare, che rappresentano, però, elementi nuovi rispetto alle carte fin qui raccolte dalla Procura che aveva chiesto l’archiviazione.

Erano scaduti infatti, i termini delle indagini senza che le stesse giungessero ad una svolta. I pm Lia Sava e Roberta Buzzolani non erano riusciti a raccogliere elementi sufficienti per sostenere in giudizio l’ipotesi che in Romania sia nascosta o reinvestita una grossa fetta del tesoro di don Vito Ciancimino: il valore stimato delle aziende sequestrate è di 300 milioni di euro.


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