Centro storico, ecco chi rischia | Ci sono 228 edifici in pericolo - Live Sicilia

Centro storico, ecco chi rischia | Ci sono 228 edifici in pericolo

Sono oltre 1.300 gli edifici dei quattro mandamenti che hanno bisogno di interventi, più o meno urgenti: dalle chiese ai mercati storici, arrivando pure a Palazzo Reale. E per uno su cinque è emergenza. ALL'INTERNO LA MAPPA COMPLETA

La mappa degli edifici pericolanti (clicca per ingrandire)

PALERMO – Il centro storico di Palermo non gode di ottima salute, o almeno questo è quanto si evince dalla mappa dei rischi messa a punto dal Comune e praticamente aggiornata a ieri dai tecnici. Sono 228 gli edifici ritenuti pericolanti e urgenti e segnati sulla mappa in rosso, mentre quelli pericolanti arrivano a 329. Ben 901, invece, sono quelli definiti degradati.

Una scala di valutazione (degradato, pericolante e pericolante urgente, in questo ordine crescente) che tiene conto delle condizioni della struttura, ma che non sempre può essere precisa o prevedere con esattezza cosa accadrà: la palazzina della Vucciria, per esempio, risultava “solo” pericolante, segnata in arancione. “A volte non sappiamo che sono stati fatti lavori abusivi in queste strutture – spiega un tecnico di Palazzo delle Aquile – oppure influiscono, come nel caso della Vucciria, vento e pioggia. Può capitare che un edificio pericolante crolli e che uno pericolante urgente invece stia in piedi per anni”.

La mappa comprende i quattro mandamenti del centro storico: Palazzo Reale, Castellammare, Tribunale e Monte di Pietà. Basta dare una rapida occhiata per rendersi conto che le condizioni più difficili sono quelle di Castellammare e Monte di Pietà, ovvero le zone del Capo e della Vucciria. Il colore rosso, che indica il degrado maggiore, spicca in alcuni edifici vicini al mercato del Capo, alle spalle del Palazzo di Giustizia, ma anche in alcuni punti di via Maqueda all’altezza del Collegio San Rocco e di Santa Ninfa. E ancora in alcune costruzioni vicine la chiesa di San Domenico, verso il mare, e come detto alla Vucciria tra le vie dei Cassari, vicolo Paterna e via dei Frangiai. I “pericolanti urgenti” però sono un po’ a macchia di leopardo, dagli edifici alle spalle della Questura fino all’Albergheria, passando per Ballarò: vengono classificati così quelli in condizioni di estrema pericolosità e a rischio crollo.

Stanno meglio, se così si può dire, i pericolanti, ovvero quelli che presentano problemi strutturali che possono riguardare per esempio i solai. Nella mappa sono indicati in arancione e tra questi c’è persino una parte di Palazzo dei Normanni, San Giuseppe ai Teatini, la Vucciria, alcuni edifici alle spalle di piazza San Domenico, Sant’Ignazio, Santa Ninfa, il Capo. Poi tocca ai meno gravi, ovvero i degradati che presentano un cattivo stato degli intonaci o danni superficiali: dal complesso di Santa Caterina a piazza Pretoria alla Magione, dalle Mura delle Cattive a piazza Bologni, passando per l’ostello di San Saverio e l’oratorio di Santa Cita.

E dire che in questi anni il Comune è intervenuto o costringendo i proprietari a mettere in sicurezza gli edifici (il che non equivale a recuperarli), a suon di ordinanze e minacce di denunce, o intervenendo direttamente e agendo poi in danno nei confronti degli inadempienti. Anche perché il proprietario che non rispetta un’ordinanza rischia una denuncia (in sei anni il Comune ne ha fatte 161) e una multa da cinquemila euro, ma a volte si tratta di proprietà suddivise fra eredi che magari non abitano più nemmeno a Palermo o in contrasto fra loro, oppure capita che gli edifici siano oggetto di decennali contenziosi e quindi intervenire, anche volendo, non è sempre facile. Dal 2007 a oggi, gli edifici pericolanti urgenti sono diminuiti passando da 481 a 228 (-37 per cento), i pericolanti sono calati da 329 a 307 (tra cui quelli urgenti messi in sicurezza) e i degradati sono scesi da 901 a 784. In tutto sono poco più di 1.300 gli immobili che avrebbero bisogno di interventi.

Ma gli uffici di Palazzo Palagonia lamentano anche la scarsità di fondi: nel 2013 c’erano a disposizione appena 500mila euro, quest’anno si potrebbe contare su residui pari a circa 12 milioni ma per i quali serve un apposito bando. Per non parlare del fatto che il Settore è stato smantellato e che i mezzi sono all’osso. “Il problema – dice il capogruppo di Idv Filippo Occhipinti – è che molti di questi edifici sono di proprietà comunale. Non possiamo prendercela solo con i privati, ma dovrebbe essere l’amministrazione a fare per prima la sua parte ripristinando il settore Città storica e dotandolo di risorse, personale e mezzi. La giunta non può svegliarsi solo adesso, l’anno scorso abbiamo già avuto via Bagolino: dobbiamo aspettare altre tragedie prima di intervenire?”.

 


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