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Ufficio stampa del Comune | I giornalisti perdono la causa

Ricorso rigettato. I nove giornalisti dell'ex ufficio stampa del Comune di Palermo perdono la causa di lavoro. Il giudice li ha pure condannati al pagamento delle spese processuali.

palermo, IL GIUDICE DEL LAVORO
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PALERMO – Ricorso rigettato. I giornalisti dell’ex ufficio stampa del Comune di Palermo perdono la causa di lavoro. Il giudice li ha pure condannati al pagamento delle spese processuali in favore dell’amministrazione di Palazzo delle Aquile. Diecimila euro complessivi. Soldi che dovranno sborsare Gaetano Cafici, Rino Canzoneri, Alberto Samonà, Dario Lo Verde, Guido Valdini, Clara Minissale, Carla Muliello, Roberto Ginex e Fabio Piedimonte.

Si tratta dei giornalisti che chiedevano il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato e il risarcimento dei danni. Di avviso opposto è stato il giudice Cinzia Soffientini. Erano diversi i punti su cui si basava il ricorso. I giornalisti sostenevano che, nonostante i differenti inquadramenti avuti negli anni, il loro impiego si era svolto nelle “modalità tipiche del lavoro subordinato”. Una circostanza che l’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti, aveva riscontrato nel corso di un’ispezione. Il Comune aveva aderito ad un condono previdenziale sborsando circa un milione di euro, ammettendo così – altra tesi sostenuta dai giornalisti – la natura subordinata della loro prestazione.

Tutto inutile. Secondo il giudice, in base alla legge nazionale 150 del 2000 “il rapporto di lavoro degli addetti agli uffici stampa istituiti presso tutte le amministrazioni pubbliche che non fossero già alle dipendenze della pubblica amministrazione poteva essere disciplinato solo nella forma di collaborazione coordinata e continuativa senza vincolo di subordinazione”. Ed ancora, non c’è la conferma che “fosse l’apparato amministrativo del Comune a disporre delle energie dei giornalisti, attraverso un inserimento stabile nella struttura”. I giornalisti non avrebbero preso, dunque, ordini e direttive dall’apparto amministrativo, ma rispondevano “ai desiderata degli organi politici dell’amministrazione”.

I nove giornalisti non torneranno in servizio al Comune. Almeno per il momento, visto che possono presentare appello. Incassano una sconfitta al termine di una battaglia giudiziaria iniziata tre anni fa. Nel 2009, dopo anni di servizio, avevano vinto un concorso per titoli. In attesa di essere assunti avevano pure lavorato gratis. Poi, la doccia fredda. L’avvocatura generale fece sapere che ai dipendenti degli uffici stampa dei Comuni non era applicabile il contratto dei giornalisti, ma quello degli enti locali. E nel 2011 fecero causa. Per il giudice, neppure le vicende di quel concorso possono essere utili alla causa dei giornalisti: “In assenza di procedura di stabilizzazione, perché la stessa non è stata deliberata o, come avvenuto nel caso di specie, è stata revocata dall’amministrazione, gli eventuali soggetti coinvolti non possono vantare alcun diritto soggettivo alla stabilizzazione”.

 

 


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