La testa di bovino e il finto funerale| All'Amap regnava il clima di terrore - Live Sicilia

La testa di bovino e il finto funerale| All’Amap regnava il clima di terrore

Nell'inchiesta che ieri ha portato in cella Carmelo Di Bella e Carlo Fasetti, funzionari dell'Amap, arrestati per truffa e peculato, c'è un capitolo investigativo ancora aperto. Riguarda una serie inquietante di intimidazioni.

PALERMO - OPERAZIONE ACQUA IN BOCCA
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PALERMO – L’addetto delle pompe funebri suonò al citofono. Cercava un morto che non c’era. Nella casa del dirigente dell’Amap, fortunatamente, godevano tutti di buona salute. Si trattava di un’insolita, ma efficace, intimidazione. Era solo l’inizio di una raffica di intimidazioni contro tre dirigenti del’ex municipalizzata.

Nell’inchiesta che ieri ha portato in cella Carmelo Di Bella e Carlo Fasetti, funzionari dell’Amap, arrestati per truffa e peculato, c’è un capitolo investigativo ancora aperto. Nei giorni immediatamente successivi alla presentazione della denuncia da parte dei vertici dell’azienda si registrarono una serie di episodi inquietanti che non sono contestati a Fasetti e Di Bella. Gli autori, al momento, restano ignoti.

La prima intimidazione fu denunciata nel settembre dell’anno scorso. Nel cuore della notte una voce maschile pronunciava al citofono di casa di uno dei tre dirigenti le frasi: “Cerca di ammugliare tutte cose all’acquedotto… cerca di sistemare tutte cose altrimenti ti rompiamo le gambe”.

È lo stesso dirigente a cui aveva bussato l’addetto dell’impresa funebre avvertito da un fantomatico parente del defunto. Al suo indirizzo qualche giorno dopo fu recapitata una testa di bovino. Proprio come fanno i mafiosi. Infine, l’11 ottobre ecco recapitare un mazzo di fiori ai tre dirigenti impegnati in un corso di aggiornamento al castello Utveggio. Il testo del biglietto, lo stesso per tutti, era inequivocabile: “Non c’è meglio occasione per chiudere discorso acquedotto”. L’anonimo, dunque, sapeva della simultanea presenza dei dirigenti al corso e li invitava a prendere subito una decisione. Quale decisione? Quella di insabbiare le presunte ruberie dei soldi delle bollette?

Chi è l’autore delle minacce? E chi le ha ideate le ha anche messe in atto? I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria non escludono di potere incrociare presto gli esiti dell’indagine con quella per la truffa e il peculato contestati a Fasetti e Di Bella. Così come non viene escluso che i due funzionari possano avere goduto dell’appoggio di altri dipendenti dell’ex municipalizzate per fare sparire quasi 800 mila euro. Erano i soldi pagati dagli amministratori di condomìni per i consumi idrici.


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