Ficus tagliati al Politeama| Arcuri: "Chiediamo alternative" - Live Sicilia

Ficus tagliati al Politeama| Arcuri: “Chiediamo alternative”

Concitata riunione a villa Trabia tra Comune, Rfi e cittadinanza. Il vicesindaco: "Noi non siamo la controparte".

PALERMO – Urla, battibecchi, fischi: non si può dire che sia andata liscia come l’olio l’assemblea pubblica convocata dal Comune con Rfi e cittadini sui ficus di piazza Castelnuovo. Un incontro a tratti ad alta tensione, forse anche favorita dalla stanza piccola e affollata e dal gran caldo. Niente microfoni (“la nostra organizzazione non è impeccabile”, ha ammesso l’assessore al Verde Francesco Raimondo), relatori costretti a parlare ad alta voce e un argomento di cui i palermitani sembrano essersi appassionati più di tanti altri che pure hanno a che fare col decoro della città.

Il taglio dei ficus, nell’ambito dei cantieri dell’anello ferroviario, ha scatenato le proteste di residenti e ambientalisti con il Comune che venerdì ha chiesto a Rfi, stazione appaltante, di intercedere presso Tecnis perché si fermasse fino all’incontro di oggi. Presenti, oltre a Raimondo, anche il vicesindaco Emilio Arcuri e i vertici di Rfi, il cui presidente (Lo Bosco) è pure palermitano.

“Verranno spostate tre palme e non più cinque, le operazioni partiranno a fine mese e si completeranno a luglio – ha detto Raimondo – i ficus tagliati, in totale, scenderanno da 15 a 11. La ditta sostituirà tutto il verde e il Comune farà la sua parte”. Ma questo non è bastato alla battagliera platea, decisa a chiedere lo stop al progetto. “Il Comune non è controparte dei cittadini – ha detto Arcuri – noi siamo l’ente beneficiario, la stazione appaltante è Rfi. Noi come Comune non possiamo dire nulla all’azienda, però possiamo unirci ai cittadini, firmare anche una petizione per chiedere di trovare soluzioni alternative. In caso contrario dovremo decidere: gli alberi o l’anello ferroviario. Chiediamo a Rfi un atto di sensibilità nei confronti della città. Non accettiamo le strumentalizzazioni politiche di chi sostiene che il Comune ha fatto finta di fermare i lavori”.

Parole non sufficienti a calmare gli animi, tra chi ha gridato a un nuovo “sacco” e chi ha polemizzato con Rfi. “La stazione appaltante non ha valutato con la dovuta attenzione il fatto che non operava in campagna, ma in un tessuto urbano e le proteste sono legittime, anche se mi sarei aspettato le stesse proteste per gli alberi tagliati in via Amari o al porto”, ha detto il vicesindaco. Rfi, dal canto suo, ha specificato che il progetto era noto e che comprendeva già il taglio degli alberi.

L’incontro si è concluso con l’impegno di Italferr a dialogare con cinque rappresentanti dei cittadini per valutare eventuali modifiche ai piani di lavoro. Nei prossimi tre giorni si tenterà una mediazione fra le parti e nel frattempo non verranno tagliati altri alberi.

LE REAZIONI
“Questo è l’ennesimo ‘flop’ di un’amministrazione che predica bene ma razzola male – dice Tommaso Di Matteo, consigliere dell’Ottava Circoscrizione – sia chiaro nessuno è contro i lavori della metropolitana, ma ciò lascia perplessi è la gestione. Mi auguro che il Sindaco e la giunta chiedano immediatamente un congruo risarcimento danni all’azienda”.

“Sono pronto a presentare, insieme ai cittadini che lo stanno predisponendo, un esposto al Procuratore della Repubblica di Palermo per accertare eventuali reati penali contro l’ambiente e i monumenti della città nell’ambito del progetto dell’anello ferroviario”. Lo dice il capogruppo di Idv a Sala delle Lapidi Filippo Occhipinti, che ha preso parte oggi all’incontro convocato dal Comune sulla tutela del verde di piazza Castelnuovo dopo l’inizio dei lavori dell’anello ferroviario. “Anche se questa amministrazione sembra essersi trovata travolta da questa vicenda – dice Occhipinti – deve in ogni modo trovare una soluzione per rendersi di nuovo credibile agli occhi dei palermitani. Piazza Politeama è troppo importante per non tentare tutte le strade possibili”.

“L’abbattimento di un albero deve essere comunicato almeno 20 giorni prima dell’inizio dei lavori: il Regolamento del verde è stato disatteso. La presenza di aree verdi sul territorio assolve a una pluralità di funzioni indispensabili per garantire la salute e la qualità della vita. Ci si riferisce ai parchi, al verde storico, al verde attrezzato e di arredo e a quello delle aree speciali, che hanno complessivamente una funzione ecologico-ambientale: rimuovono gli inquinanti atmosferici, incidono sul microclima, difendono il suolo e garantiscono la biodiversità. Assolvono altresì a funzioni igienico-sanitarie, protettive, sociali e ricreative, culturali e didattiche, estetiche ed economiche. Per queste ragioni il legislatore deve individuare, in primo luogo, strumenti per effettuare il censimento del verde e altri istituti di pianificazione specifici sia a livello regionale che locale (come il Piano e il Regolamento del verde) a tutela delle aree di verde e rispettare standard urbanistici inderogabili che impongono precise percentuali sull territorio. Il decreto ministeriale 1444/1968, per esempio, impone 18 m² per abitante di servizi (di cui 9 m² di verde) e altri 15 m² pro capite di aree destinate a parco L’osservanza di questi parametri è indispensabile per garantire il benessere e la salute dei cittadini poiché in mancanza si incentiva, come indicato da alcuni studi recenti, il degrado di una città. Secondo i dati pubblicati nel 2013 dal Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche dell’Università degli studi di Palermo, si registra un indice di degrado pari al 209,9%, con picchi pari al 551% a San Filippo Neri, Monte di Pietà, Palazzo Reale e Ciaculli. Nel capoluogo gli standard urbanistici sono stati sistematicamente violati e infatti, su una superficie di 160 km², solo 5 km² (poco più del 3%) sono ancora destinati a verde e il processo di cementificazione non sembra arrestarsi, come anche la inaccettabile vicenda relativa all’abbattimento di alberi a piazza Castelnuovo dimostra. Non è ben chiaro, alla luce del nostro Regolamento sul verde (approvato nel 2008 con delibera del Consiglio comunale), come ciò sia stato possibile. Tale regolamento, che risulta totalmente disatteso (agli articoli 5, 12, 31 e seguenti vengono disciplinati modalità e termini in caso di eventuale espianto e reimpianto delle alberature), impone che ogni abbattimento debba essere accompagnato da pareri e preceduto da una comunicazione all’Amministrazione 20 giorni prima dell’inizio dei lavori. Tutto ciò senza considerare che esistono tecniche diffuse il cui scopo è quello di evitare l’abbattimento di alberi che possono essere semplicemente espiantati e ripiantati in altro luogo. Ritengo che sia necessario agire tempestivamente per accertare le responsabilità e l’eventuale danno provocato al decoro e all’ambiente e adottare tutti gli opportuni provvedimenti impedendo ogni ulteriore atto che deturpi il nostro territorio. Credo sia indispensabile attivare un processo partecipativo virtuoso che consenta all’Amministrazione di fare delle scelte ponderate e condivise in materia di ambiente e territorio (come indicato da Legambiente), permettendo di svolgere la necessaria funzione di controllo”. Lo dice Nadia Spallitta del Mov139.

 

 


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