Fiumefreddo molla Crocetta | "Un governo senza futuro" - Live Sicilia

Fiumefreddo molla Crocetta | “Un governo senza futuro”

Crocetta e Fiumefreddo

Il presidente di Riscossione Sicilia: "Non è giusto utilizzare il nome di altri per i propri fini. Il governatore ha ripescato gente e storie dalle quali aveva preso le distanze. E ora appare subalterno ai partiti. E' finito tutto: la democrazia non può trasformarsi in accanimento".

L'ex fedelissimo
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PALERMO – “Non ho mai pensato di entrare in questo governo. Crocetta ha usato il mio nome per alzare il tiro con gli alleati. Ma il nuovo esecutivo non ha nessun progetto, sarebbe stato più logico andare presto al voto”. Antonio Fiumefreddo prende le distanze dal governatore. Ed è una sorpresa. Il presidente di Riscossione Sicilia, per due volte “quasi assessore”, non ci sta a essere tirato dentro il “tritacarne” dei rimpasti e delle liti tra partiti. “E adesso basta con questa storia del ‘fedelissimo’”.

Eppure, avvocato, lei per mesi è stato indicato come assessore della giunta Crocetta. Persino come “uomo-chiave” di quel governo. Ha mai pensato davvero di far parte di quell’esecutivo?

“Nemmeno per un momento. Era chiaro fin dall’inizio che quel governo non avesse alcun progetto che potesse definirsi tale. L’unico elemento a tenere tutto in piedi è la necessità dei parlamentari di non perdere la propria poltrona”.

Eppure il governatore puntava molto su di lei. L’aveva nominata già una volta, ma tutto naufragò tra le proteste degli alleati. E due settimane fa, dopo aver annunciato per mesi la sua nomina alle Attività produttive, l’ha anche indicata come assessore alla Funzione pubblica.

“Proprio in base a quello che lei ha appena ricordato, ritengo di essere stata la persona maggiormente usata in questo triennio. Per carità, essere indicato come componente di un governo regionale inorgoglisce e lusinga. Ma temo che in qualche momento sia mancato il rispetto per i rapporti umani e che abbia prevalso il cinismo. Credo che a nessuno debba essere consentito di utilizzare il nome di un altro per i propri fini”.

Il suo nome è stato usato, quindi. Per quali fini?

“No, guardi. Non intendo farne una questione personale. Penso ad esempio anche ad altri casi, come quello di Nelli Scilabra. Non si può dire che una persona è insostituibile, e poi sostituirla. Perché altrimenti il dubbio è legittimo…”.

Quale dubbio?

“Che quelle dichiarazioni siano finalizzate solo ad alzare il tiro con le altre forze politiche”.

Strumentalizzati, quindi. Nelle fasi calde del rimpasto. Anzi, dei rimpasti. Quello nel quale lei è stato designato per 24 ore è addirittura il quarto governo in tre anni. Che significa?

“Significa che è finito tutto. E io l’ho detto al presidente, che conosco solo dal primo aprile del 2014. Credo che in questo momento la cosa migliore da fare sia quelle di fissare tre-quattro priorità assolute, con un calendario certo. Se si riescono a fare, bene, altrimenti si va a casa”.

Elezioni anticipate. In tanti hanno già ripreso a parlarne. Eppure questo governo nasceva proprio con lo scopo di scongiurarle.

“E invece ha visto? Si è ricominciato con le liti. E si è preferito mettere dentro persone o esperienze politiche dalle quali lo stesso Crocetta in passato ha preso le distanze. Adesso, dopo una bel passaggio in lavatrice, sono tornati buoni pur di andare avanti fino alla fine. Crocetta credo che attribuisca a se stesso una sorta di potere catartico, in grado di sanare ogni cosa. Ma questo è solo accanimento. E la democrazia non può trasformarsi in accanimento”.

Ritorno sulla questione: come mai ha deciso di non entrare in giunta?

“I motivi sono diversi. Il più banale è dato dall’esperienza di altri avvocati entrati al governo. Che si sono accorti, dopo pochi mesi, che le due attività non potessero conciliarsi. Ma poi, come le dicevo, c’è soprattutto la percezione netta dell’assenza di un progetto per il quale scommettere se stessi”.

Eppure lei per mesi è stato considerato uno dei fedelissimi del presidente. Uno di quelli che avrebbe potuto “incarnare” la rivoluzione annunciata dal governatore.

“Anche questo approccio è sbagliato. L’idea manichea secondo la quale da un lato esistano i buoni e dall’altro i cattivi non regge. Gli onesti e i disonesti sono ovunque. E per governare servono dodici persone perbene attorno a un progetto serio”.

Lei ritiene che dopo tre anni e quattro governi ci sia ancora spazio per credere al nuovo rilancio, all’ennesima svolta?

“Temo che ormai la politica non goda di nessuna fiducia. Si parla vagamente di riforme, ma ormai chiunque è legittimato a chiedere: perché non le avete fatte prima?”

Alle riforme, forse, si sono preferiti gli slogan. Magari puntando sulla matrice “antimafiosa” del governo…

“Ritengo si sia abusato dei riferimenti alla mafia, all’antimafia, o alla legalità. Che significa? Il rispetto per la legge è una precondizione, è alla base di tutto”.

Non crede che qualche volta, in questa retorica, sia scivolato anche lei?

“Guardi, io so solo che credo in alcuni valori. E su quelli fondo la mia vita pubblica. Magari qualcuno tende a semplificare, appiccicandomi delle etichette. Ma a me non interessa iscrivermi alle categorie. Preferisco andare in Procura e denunciare in silenzio ciò che non funziona. La retorica, invece, rappresenta proprio il ripudio per quei valori”.

Torniamo alla politica. Possiamo archiviare questo sogno della rivoluzione?

“In questi mesi ho sempre rimproverato una cosa a Crocetta: fermo restando il necessario dialogo con le forze politiche, compreso il Movimento cinque stelle, credo che un presidente della Regione, che ha responsabilità di governo, non debba apparire subalterno alle segreterie di partito. L’immagine, oggi, è quella di un governatore che si consegna alle forze politiche pur di arrivare a fine legislatura. Creando un solco con quei cittadini che gli avevano chiesto non di cacciare i partiti, ma quantomeno di tenerli a una certa distanza. Ma non è l’unico errore…”.

… a cosa si riferisce?

“Penso anche a semplici gesti, decisioni apparentemente banali. Ho detto al presidente, ad esempio, che avrebbe dovuto evitare quel viaggio in Tunisia. Se una famiglia è in crisi, non va a fare un viaggio. Cerca di rinsaldare le fila, di restare al proprio posto”.

E meno male che lei era un fedelissimo…

“Le dico di più. Credo che se oggi si celebrasse un processo puramente politico, Crocetta subirebbe la stessa condanna dei suoi predecessori”.


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