Processo per via D'Amelio | "Mai usato minacce" - Live Sicilia

Processo per via D’Amelio | “Mai usato minacce”

Parla Vincenzo Ricciardi, ex funzionario di polizia del cosiddetto pool Falcone e Borsellino.

Caltanissetta
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CALTANISSETTA – Mai avuto dubbi sulla credibilità di Salvatore Candura, uno dei falsi pentiti che ha depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio, mai usato minacce per indurlo a parlare. Vincenzo Ricciardi, ex funzionario di polizia del cosiddetto pool Falcone e Borsellino, smentisce, deponendo al quarto processo per l’attentato al magistrato, di avere mai esercitato pressioni su Candura, l’uomo che si accusò del furto della 126 usata come autobomba e diede input all’indagine costata l’ergastolo a sette innocenti. Ricciardi è stato indagato per il depistaggio insieme ai colleghi Mario Bo e Salvatore La Barbera. L’inchiesta su richiesta della Procura è stata archiviata. Al teste il pm Stefano Luciani sta ora chiedendo della gestione dell’altro falso pentito, Vincenzo Scarantino, imputato per calunnia in questo processo.

“Scarantino faceva il bambino. Una volta faceva le bizze perché era geloso della moglie, poi non gli piaceva l’appartamento che gli avevano assegnato, vedeva per strada uno che lo conosceva. Io praticamente ero il suo badante e cercavo di tranquillizzarlo. Ma una volta gli dissi in faccia che ero stufo”. Descrive uno Scarantino instabile e capriccioso Vincenzo Ricciardi, funzionario di polizia che indagò sulla strage di via D’Amelio, che sta deponendo al processo per l’attentato. “Gli dissi anche che avevo dei dubbi. – ha aggiunto – Col suo modo di fare mi lasciava perplessità e ne parlai anche con La Barbera”. Ricciardi, che è stato indagato per il depistaggio dell’inchiesta sulla strage, ha anche smentito che a Vincenzo Scarantino, al processo imputato per calunnia, siano state offerte somme ulteriori rispetto a quelle previste per i collaboratori di giustizia e ha raccontato che una volta scrisse in un foglietto, durante un interrogatorio, al pm Nino Di Matteo, che Scarantino stava mentendo su un particolare relativo alla carrozzeria in cui, nella falsa ricostruzione della strage, sarebbe stata portata la 126 usata per l’attentato. (ANSA)


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