"Tagliala, tagliala, c'è sangue"| Il pentito e i finti incidenti - Live Sicilia

“Tagliala, tagliala, c’è sangue”| Il pentito e i finti incidenti

Un frame delle video intercettazioni

Il giudice ha condannato quattro imputati, tra cui un collaboratore di giustizia.

PALERMO – Si era rimesso di nuovo nei guai da solo per una storia di truffe alle assicurazioni. Salvatore Candura, 55 anni, credeva di potere beffare di nuovo lo Stato che lo ha smascherato per la seconda volta. Era già accaduto quando si inventò di avere rubato la Fiat 126, poi consegnata a Vincenzo Scarantino e imbottita di tritolo per ammazzare il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta in via D’Amelio.

Il giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Anfuso lo ha condannato a cinque anni di reclusione. Stessa pena per Pietro Carollo e Maurizio Furitano. Due anni sono stati inflitti a Davide Scafidi.

Candura, cacciato dal programma di protezione e rientrato a Palermo, si era dato alle truffe con particolari agghiaccianti: avrebbero inferto delle ferite ai complici disposti a tutto pur di incassare gli indennizzi delle compagnie assicurative. Tra queste la Groupama, che si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Massimo Motisi.

Candura ha commesso un errore. Aveva denunciato all’autorità giudiziaria di essere stato vittima di intimidazioni nella speranza, forse, di ottenere di nuovo la protezione di Stato. E invece gli agenti della Direzione investigativa antimafia lo intercettarono mentre diceva ai suoi complici “…di prendere delle bottiglie…” per sfregiare al volto alcune donne per incassare l’indennizzo.

Gli investigatori scrivevano che “una sorta di firma d’autore del duo Salvatore Candura-Maurizio Furitano è la realizzazione di profondi tagli al viso delle persone coinvolte, quasi sempre giovani donne, che richiedono l’apposizione di numerosi punti di sutura e che vengono successivamente considerati sfregi permanenti”. Ed ancora: “Si sono dimostrati persone estremamente pericolose e senza scrupoli, non hanno dimostrato alcuna pietà nei confronti dei soggetti cui procurano profondi tagli e fratture”.

Le microspie descrivevano scene dell’orrore: “Cade sangue nella macchina”, diceva una donna distesa per terra sulle strisce pedonali in viale Regione Siciliana all’altezza di via Altofonte. Era arrivata a bordo della macchina di Candura,  Ci volevano “due bottiglie di birra…appena lei non si vuole rompere, tagliala Totò, tagliale la mano…”, diceva Furitano. 


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