Grillo agli indagati: sospendetevi | Primo addio: Claudia La Rocca - Live Sicilia

Grillo agli indagati: sospendetevi | Primo addio: Claudia La Rocca

Caos 5 Stelle. La parlamentare obbedisce al leader. Trizzino tenta di non far sfumare le elezioni.

Giallo firme false
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PALERMO – Claudia La Rocca si è autosospesa dal Movimento cinque stelle. Secondo quanto si apprende, la deputata regionale avrebbe inviato una lettera ai colleghi confermando ufficialmente solo oggi quanto lasciato intendere nei giorni scorsi. La decisione della parlamentare, che alcuni giorni fa ha deposto davanti ai magistrati, arriva pochi minuti dopo il diktat di Beppe Grillo: “tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo” sulle firme false “si autosospendano immediatamente”. Un ordine arrivato attraverso un post scriptum in calce a un messaggio del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, sul blog del comico genovese. Fonti del movimento indicano che l’autore è proprio Grillo. “Chiediamo a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti”, si legge sul blog.

Il caos nato dall’inchiesta sulle firme false per le elezioni del 2012 ha lacerato ulteriormente un movimento che a Palermo vive divisioni profonde tra chi contesta gli attivisti di un tempo, oggi diventati deputati nazionali, e chi è rimasto fedele al gruppo vicino a Riccardo Nuti. La Rocca in settimana aveva riunito un gruppo di pochi attivisti a lei vicini per raccontare quanto vissuto negli ultimi giorni, compresa la deposizione in Procura, preannunciando l’intenzione di autosospendersi. Intanto, c’è chi prova a salvare le Comunarie per l’individuazione degli aspiranti candidati al Consiglio. In prima fila i parlamentari regionali Giampiero Trizzino, molto vicino a La Rocca, e Giancarlo Cancelleri. Quest’ultimo, già nel giorno della sua deposizione ai magistrati, non aveva fatto segreto della sua posizione: “E’ impensabile che non venga presentata la lista a Palermo”, erano state le parole dell’ex candidato alla Presidenza della Regione nell’ottobre 2012.

Trizzino, ex presidente della commissione Ambiente a Palazzo dei Normanni, si muove in parallelo: in queste ore prova a sfruttare i suoi contatti con Roma e Milano per mandare un messaggio rassicurante a chi teme che lo scandalo firme e le divisioni interne possano indurre i vertici del movimento a rinunciare alla corsa per Palazzo delle Aquile. Il deputato ha già espresso il suo pensiero attraverso un post Facebook, e anche in queste ore convulse si sta spendendo per non far naufragare il sogno di un sindaco Cinquestelle a Palermo.

Trizzino in questi giorni è stato accanto alla collega e amica di sempre La Rocca. L’ha sostenuta nella sua scelta di parlare con i magistrati, prima ancora di far chiarezza con chi, nel movimento, chiedeva luce su una vicenda politica trasformatasi ormai in un caso giudiziario con otto indagati al momento. La parlamentare ora è più serena, “sicura” di aver fatto i passi giusti: si è autoaccusata della ricopiatura e avrebbe puntato il dito anche contro altre due persone, mentre sarebbero diversi gli attivisti che risulterebbero presenti nella stanza di via Sampolo in cui si fece il punto sulla raccolta firme in quella sera di aprile 2012. La Rocca prima di andare in Procura avrebbe avvisato, oltre ai colleghi del gruppo all’Ars, anche il leader del M5s Beppe Grillo, circostanza però smentita dai vertici del M5s. 

Tra Roma, Genova e Milano, città, quest’ultima, dove sono arrivati i 122 curriculum degli aspiranti candidati al Consiglio, si è comunque deciso di attendere l’esito delle indagini condotte dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari. Il reato ipotizzato è quello previsto dall’articolo 90, secondo comma, del Testo Unico 570 del 1960. La norma punisce con la reclusione da due a sei anni “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, le schede o altri atti destinati alle operazioni elettorali. È punito con la stessa pena “chiunque fa scientemente uso degli atti falsificati, alterati o sostituiti, anche se non ha concorso alla consumazione del fatto”, mentre una eventuale prescrizione scatterebbe dopo sei anni, nel 2018. I tempi, tuttavia, potrebbero slittare in presenza di un “atto interruttivo” come, ad esempio, l’interrogatorio degli indagati.

L’inchiesta sta andando avanti spedita e, calendario alla mano, prima della fine dell’anno i contorni della vicenda dovrebbero essere più chiari. I magistrati hanno anche acquisito le testimonianze di decine di persone che hanno disconosciuto le firme a sostegno della lista apposte negli elenchi presentati alla cancelleria del tribunale e depositate negli uffici comunali, mentre lunedì partiranno gli interrogatori degli indagati, tra cui ci sarebbero anche alcuni parlamentari nazionali. Roma è pronta a far scattare i provvedimenti disciplinari nei confronti dei coinvolti nel pasticcio firme: difficile capire se basterà l’avviso di conclusione delle indagini o se sarà necessario attendere un rinvio a giudizio. In quest’ultimo caso ogni caso la macchina per le elezioni potrebbe slittare il suo riavvio ulteriormente e mettere a dura prova il tentativo di Trizzino, che ha comunque ribadito di voler restare al suo posto di deputato e di non avere alcuna intenzione di chiedere corsie preferenziali per una eventuale candidatura.

Una delle giornate più lunghe per il Movimento cinque stelle, con lo scossone pomeridiano arrivato attraverso il blog di Beppe Grillo. Questo il testo integrale: “Chiediamo a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo – si legge – di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti. L’avvenuta sospensione deve essere comunicata attraverso una mail all’indirizzo listeciviche@movimento5stelle.it”.


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