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LiveSicilia.it / Archivio / Dagli impresentabili ai carabinieri Musumeci sceglie i suoi guardiani

Dagli impresentabili ai carabinieri
Musumeci sceglie i suoi guardiani

Dal nodo degli impresentabili alla sanità da rifondare. Dialogo sul governatore e la Sicilia che verrà.

L’ora d’aria
di Pietrangelo Buttafuoco e Giuseppe Sottile
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Ma questo Pappalardo carabiniere non è quel Pappalardo, giusto?

“No, non è quello avventato e folcloristico che si era messo alla testa dei forconi e che voleva arrestare i deputati sul piazzale di Montecitorio…”

Altrimenti, ne converrai caro Peppino, sarebbe stato ben più che pittoresco, altro che Crocetta e i suoi Tutino…

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“Questo Pappalardo – si chiama Sandro – sembra una persona seria, ha l’accento del Nord, cresciuto in Friuli, ed è soprattutto un fior di carabiniere”.

Questi dell’Arma vanno tanto di moda…

“Eh sì, come sempre ha ragione Silvio Berlusconi che non a caso, da Fabio Fazio, ha indicato come possibile premier il generale Leonardo Gallitelli suscitando l’ira di Matteo Salvini.”

Ha ben ragione, Salvini. Meglio del generale c’è senza dubbio Luca Zaia, collega oltretutto di Musumeci…

“I carabinieri sono carabinieri: nei secoli sempre fedeli. Anche il futuro assessore alla Sanità, Ruggero Razza, discende dalla nobile schiatta: il padre è un generale dei carabinieri. E il rigore che si presume faccia parte del blasone è già nel suo sangue. L’assessorato alla Sanità è tra i più infidi e insidiosi. E non a caso Musumeci ha voluto puntare su Razza e sul principio della scopa nuova.”

Mi pare di capire che la scopa nuova “Razza” esclude la scopa collaudata Roberto Lagalla, già assessore alla Sanità col governo Cuffaro, esperto del ramo, medico e rettore dell’università. Qua c’è odore di tabula rasa.

“E chi può dare torto a Musumeci? Questo è un assessorato da rifondare. Le condizioni della sanità in Sicilia sono purtroppo da terzo mondo. I miliardi a disposizione finiscono nel mare grande delle cliniche private i cui proprietari continuano ad arricchirsi lasciando l’ospedalità pubblica in condizioni miserevoli e miserabili. Indegne di una società moderna”.

Altri carabinieri?

“No, caro Pietro, i militi della Benemerita meritano grande rispetto. La politica non può sempre delegare a magistrati e forze dell’ordine quelle responsabilità che non sa assumersi”.

E quali giganti la politica ha messo in campo?

“Adagio con i giganti. Ma adagio anche con i lillipuziani. ti faccio un solo esempio. Sono stato a Ragusa per Panorama Italia, che seleziona le eccellenze del territorio. E debbo dirti che lì c’è un’imprenditoria e un risveglio culturale di primissimo piano: penso ai successi, sul piano nazionale, del piccolo teatro Donnafugata; penso ai traguardi raggiunti dal distretto turistico guidato da Gianni Occhipinti. Un altro mondo rispetto alla paccottiglia da avanspettacolo che si vede in giro. Un ventaglio di risorse umane e professionali che il nuovo Governatore della Sicilia ha avuto modo di conoscere e apprezzare personalmente. Ma passiamo ai giganti, si fa per dire. Certamente una statura ragguardevole ce l’ha Musumeci: una persona perbene, di grande esperienza, un politico che in tanti anni passati nell’amministrazione della cosa pubblica è sempre uscito a testa alta. Senza nemmeno una macchia. Il problema è il contorno”.

I suoi alleati?

“Certo. Ha da scrollarsi da dosso la polemica sugli impresentabili. A cominciare dal caso ‘Genovese’, il giovane figlio di Francantonio, già ras delle clientele elettorali a Messina, e condannato in primo grado con una sentenza durissima.”

Ma sono dappertutto, quelli così. Anche a sinistra. Anche tra i Cinquestelle. Un impresentabile ciascuno, non fa male a nessuno, più Strabuttanissima Sicilia di così…

“Su questo punto, però, scavalchiamo le banalità: il giovine Genovese ha raccolto in provincia di Messina i diciottomila voti. Che gli sono arrivati da elettori che l’hanno votato liberamente…”

Senza il sospetto di voto di scambio?

“Mi sembra difficile che il voto di scambio abbia potuto inficiare tutti i diciottomila voti ottenuti dal giovane Genovese; chiameremo impresentabili pure quegli elettori che hanno votato l’impresentabile?”

E perché no?

“Scavalchiamo le banalità, insisto. Il ceto politico rispecchia sempre il blocco sociale che la elegge”.

Consentimi una domanda aggressiva.

“Aggredisci pure.”

Mi stai dicendo che la società civile deve ancora maturare?

“La cosiddetta società civile è stata troppo mitizzata. Potrei farti l’elenco delle personalità che i partiti hanno voluto coinvolgere e che all’ultimo momento hanno rifiutato preferendo non impegnarsi direttamente, forse impauriti dal rischio di doversi confrontare con una politica che stenta ad abbandonare i vecchi sentieri clientelari, le vecchie mediazioni imposte dalle ragioni della sussistenza e non da una ragione di sviluppo. Facciamo il caso che, per esempio, fosse arrivato all’Agricoltura un assessore tecnico. Quando avrebbe dovuto affrontare le questioni legate agli stipendi dei forestali, la sua scelta sarebbe stata tecnica o politica? E se lui, ragionando da tecnico, avesse proposto un ridimensionamento dell’esercito forestale, l’Assemblea regionale avrebbe tifato per lui o per i poveri lavoratori maltrattati e condannati alla disoccupazione?”

Ma Fabrizio Micari, il rettore, candidato dai comunisti di Matteo Renzi, aveva accettato…

“Aveva accettato forse perché era certo della sconfitta”.

Mi stai dicendo, quindi, che trovò l’occasione della campagna elettorale solo per potersi sposare? E comunque, Gaetano Armao, che è cattedratico, viene dalla società civile e ha accettato…

“Altro che accettato, ha fatto di tutto per imporsi e farsi imporre come assessore; si è inventato la leadership di un movimento inesistente, quello degli Indignati, buono solo per gettare un po’ di polvere negli occhi di Berlusconi; resta tuttavia un bravo docente universitario, anzi, un buon professionista che certamente farà bene come assessore all’economia e come vicepresidente della Regione”.

Io, comunque, mi consolo con la presenza di Vittorio Sgarbi.

“Sgarbi è un intellettuale di altissimo livello, un apostolo della bellezza, che alla resa dei conti è il principale patrimonio di questa Sicilia. Ma nasce già come uno yoghurt. Musumeci gli ha scritto sopra la data di scadenza: quasi certamente lascerà Palermo alla vigilia delle elezioni nazionali dove tenterà altra strade, e altri successi…”

Allora mi puoi già dare il nome dell’assessore del dopo di lui?

“Voci maligne mi dicono che su Sgarbi vorrebbe già comandare un vecchio compagno d’arme di Musumeci che nessuno, però, ha eletto. Ma se analizziamo attentamente gli equilibri politici che sono venuti a determinarsi con il voto del 5 novembre, mi sento di azzardare una previsione: il futuro assessore stabile e non precario sarà il palermitano Alessandro Aricò, uomo forte, con Giusi Savarino, di Diventerà bellissima. Sul suo nome c’è un consenso ampio che va da Forza Italia ai leghisti di Matteo Salvini. A meno che Musumeci, e Miccichè, non tirino fuori dal cappello Patrizia Monterosso, l’immarcescibile segretario generale della Regione che…

…che dalla Regione deve uscire e che in qualche posto dovrà pur entrare!

Tags: musumeci · nuovo governo · politica sicilia · ruggero razza · vittorio sgarbi

Pubblicato il 1 Dicembre 2017, 06:53
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