PALERMO – “Finora c’era una sentenza che metteva in correlazione Dell’Utri e Silvio Berlusconi imprenditore, ora c’è una sentenza che mette in correlazione Dell’Utri con il Berlusconi politico”. E’ uno dei passaggi delle dichiarazioni di Antonino Di Matteo, pm nel processo trattativa che si è concluso a Palermo con diverse condanne. Parole durissime, visto che il riferimento a Dell’Utri è per le sue condotte mafiose. Secondo l’accusa, infatti, che ha retto al vaglio della Corte d’assise, l’ex senatore, in contatto con Cosa nostra, subentrò ai carabinieri nella gestione della trattativa Stato-mafia nel 1993, un anno prima dell’ascesa di Silvio Berlusconi alla Presidenza del Consiglio. “Nella nostra impostazione accusatoria, che ha retto completamente, l’ipotesi è che Dell’Utri sia stato la cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e il governo Berlusconi. Da questa sentenza viene fuori che mentre i magistrati e gli uomini dello Stato saltavano in aria – aggiunge Di Matteo – c’era chi nelle istituzioni trattava con la mafia. Lo Stato oggi dimostra che non ha paura di processare se stesso”.
“Questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia”. Lo ha detto il Pm del pool che ha istruito il processo sulla trattativa Stato-mafia Vittorio Teresi, dopo la lettura del dispositivo. “E’ stata confermata – ha aggiunto – la tesi principale dell’accusa che riguardava l’ignobile ricatto fatto dalla Mafia allo Stato a cui si sono piegati pezzi delle istituzioni”. “E’ un processo – ha concluso – che andava fatto ad ogni costo”.
*Aggiornamento ore 19.46
“Forza Italia respinge con sdegno ogni tentativo di accostare, contro la logica e l’evidenza, il nome di Berlusconi alla vicenda della trattativa stato-mafia. Il fatto che uno dei Pubblici Ministeri coinvolti nel processo – non a caso assiduo partecipante alle iniziative del Movimento Cinque Stelle – si permetta, nonostante questo, di commentare la sentenza adombrando responsabilità del Presidente Berlusconi è di una gravità senza precedenti e sarà oggetto dei necessari passi in ogni sede”.
*Aggiornamento ore 20.53
“Marcello Dell’Utri è colpevole del reato ascrittogli limitatamente alle condotte contestate come commesse nei confronti del Governo presieduto da Silvio Berlusconi”: così i giudici della corte d’assise, nel dispositivo della sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia, “circoscrivono” la responsabilità penale di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore di Forza Italia, imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato, è stato condannato a 12 anni. Un dispositivo ritenuto dagli addetti ai lavori “anomalo” perché la corte non si limita a un riferimento temporale “dopo il ’93”, ma fa espressamente riferimento a Berlusconi. Anomalia ancora più evidente se si ritiene che per gli altri imputati, i vertici del Ros, condannati per lo stesso reato nel lasso temporale precedente al ’93 la formula cambia. E manca completamente il riferimento specifico al premier in carica all’epoca.