"Voleva uccidermi e tornerà" | L'incubo senza fine di Lidia - Live Sicilia

“Voleva uccidermi e tornerà” | L’incubo senza fine di Lidia

Lidi Vivoli mostra le ferite riportate nell'aggressione del 2012

L'uomo potrebbe finire ai domiciliari senza braccialetto elettronico. "Mi cercherà per vendicarsi".

PALERMO – E’ sopravvissuta all’orrore, ma un incubo la perseguita. E’ quello di essere uccisa, di finire di nuovo nel mirino del suo ex compagno, l’uomo che nella notte tra il 24 e il 25 giugno del 2012 la colpì prima con una padella di ghisa, poi la accoltellò riducendola in fin di vita nell’abitazione di Santa Flavia, una frazione di Bagheria. Lidia Vivoli, oggi 46enne, ha visto la morte con gli occhi e quei tragici momenti rivivono ogni giorno nella sua mente. “Sono perseguitata dai flash di quella notte, la paura non mi abbandona mai e si è fatta più forte negli ultimi giorni, quando ho saputo che lui potrebbe essere scarcerato e finire ai domiciliari senza il braccialetto elettronico”.

Già, perché dopo essere stato condannato a quattro anni e sei mesi, l’uomo è rimasto in carcere in attesa del processo per stalking: “Ha finito di scontare la pena per tentato omicidio e sequestro di persona – racconta Lidia Vivoli – e da quel momento la mia già precaria serenità non è più esistita. Già in passato, ottenuti i domiciliari, mi contattò, mi cercò, mi trovò. Mi schiaffeggiò ferendomi ad un labbro, un giorno raggiunse me e il mio compagno e lo aggredì. La sua voglia di vendetta è ormai chiara da tempo”. Intanto, il processo cominciato a marzo si è spostato da Termini Imerese a Palermo: “Il tribunale di sorveglianza – spiega la donna – ha ritenuto di non scarcerarlo nell’ottobre dello scorso anno, ma adesso la misura cautelare potrebbe essere modificata e lui finirà ai domiciliari”.

Una misura che avrebbe previsto la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico, uno strumento di controllo che però in Italia non è sempre a disposizione. “Per questo, con una seconda istanza – prosegue Lidia Vivoli – i suoi legali hanno chiesto i domiciliari senza il dispositivo. La possibilità che ciò possa essergli concesso mi fa tremare dalla paura, visto che già in passato ne ha approfittato per aggredirmi nuovamente”.

Lidia adesso ha due figli e un nuovo compagno. Una seconda vita che rappresenta la voglia di rinascita: “Non devo più pensare ormai solo a me stessa, ma a tutta la mia famiglia”, sottolinea. “Non posso mettere in pericolo i miei bambini e la persona che mi sta accanto, l’incubo di essere uccisa mi perseguita ogni notte, sono ossessionata dal terrore che mi porto dietro da quel giorno e dagli ulteriori episodi di violenza nei miei confronti. Se la misura alternativa sarà accettata senza alcun monitoraggio, lui sarà distante da me soltanto 60 chilometri, nulla gli impedirà di raggiungermi e vendicarsi. Risuona ancora nella mia mente la sua frase minacciosa: ‘Tutto ciò che è tuo è anche mio'”.

Una paura che non esclude la possibilità di lasciare la Sicilia: “Sono disposta a lasciare la mia terra pur di tutelare me e la mia famiglia. Vorrei che lo Stato mi aiutasse a prendere le distanze da questa situazione che non mi permette di condurre un’esistenza tranquilla. Se avessi la possibilità di trovare un lavoro in una località protetta, mi sposterei con il mio compagno, i bambini e gli animali di cui mi prendo ormai cura da anni. Invece devo continuare a vivere nel terrore, a convivere con il timore di dovermi trovare di nuovo a tu per tu con chi ha tentato di ammazzarmi”.

 


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