Sentenze amministrative "lumaca" | Condannato un ex giudice del Cga - Live Sicilia

Sentenze amministrative “lumaca” | Condannato un ex giudice del Cga

La sede palermitana del Cga

Si tratta di Giuseppe Mineo, arrestato per corruzione lo scorso luglio.

PALERMO – Sei mesi di carcere, pena sospesa. Il giudice per l’udienza preliminare Filippo Lo Presti ha condannato Giuseppe Mineo, ex giudice del Cga. Era imputato per omissione in atti di ufficio: avrebbe depositato le motivazioni delle sentenza di cui era relatore oltre il termine massimo di 180 giorni.

Una cinquantina le sentenze contestate, tutte emesse fra il 2012 e il 2016. La condanna, chiesta e ottenuta dal pubblico ministero Chiara Capoluongo, è arrivata per gli episodi più recenti mentre per i più vecchi è intervenuta la prescrizione. Per altri casi è arrivata la non punibilità e l’assoluzione nel merito.

Non è la prima grana giudiziaria per Mineo. Anzi, è probabilmente la meno grave. Dallo scorso luglio Mineo, docente universitario nominato al Cga in quota dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, si trova agli arresti domiciliari per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d’ufficio. L’inchiesta è della Procura di Messina, secondo cui, l’ex giudice si sarebbe interessato affinché le imprese “Open Land Srl” e “AM Group Srl”, controllate dai costruttori siracusani Frontino, venissero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il Comune e la Soprintendenza di Siracusa.

Il giudice avrebbe dovuto sovrastimare il risarcimento del danno da pagare alle due società. Si tratta di una vicenda emersa nell’indagine che lo scorso febbraio ha portato in carcere anche l’ex pubblico ministero di Siracusa Giancarlo Longo e gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Un’indagine che ha scoperchiato il pentolone del malaffare nella giustizia amministrativa con sentenze pilotate in cambio di tangenti. C’era una lobby di potere capace di condizionare l’esito dei processi che si muoveva dalla Sicilia fino a Roma.

La storia delle “sentenze lumaca” per cui è arrivata ora la condanna è slegata dall’inchiesta messinese, ma il processo di Palermo dimostra che la giustizia amministrativa, in molte occasioni, si è mossa in direzione opposta dell’efficienza e della trasparenza.

“Le sentenze che interessavano gli avvocati Calafiore e Amara il professore MIneo è stato assolto – spiega il legale dell’imputato, l’avvocato Antonino Mancuso –  perché il fatto non sussiste. Una di queste sentenze riguardava la revocatoria di una sentenza di ottemperanza che, in esecuzione di una decisione dell’ex Presidente Virgilio, aveva stabilito un risarcimento milionario per gli imprenditori Frontino di Siracusa. Con la sentenza di cui era relatore il prof. Mineo si accoglieva la domanda del Comune di Siracusa e si revocava così la sentenza ottemperanda ‘milionaria’. Quindi nessun legame può adombrarsi tra i fatti per cui procede il Tribunale di Messina e il contestato ritardo nel deposito delle motivazioni di altre sentenze e – conclude – non appena il Gup depositerà le sue motivazioni, valuteremo la sicura possibilità dell’appello perché già dal dispositivo emergono contraddizioni di non poco conto. Siamo sicuri che i fatti contestati possono, semmai, avere valore di illecito colposo e quindi disciplinare ma sicuramente non di illecito penale, imputabile solo a titolo di dolo. C’è ancora tanto da approfondire giuridicamente, ma di sicuro non si può dire più (e lo dice anche il Gup di Palermo) che il prof. Mineo abbia volutamente depositato in ritardo le sentenze del ‘sistema Siracusa’ perché su questo il dispositivo è chiaro: “Il fatto non sussiste”.

 

Avv. Antonino Mancuso

 

 


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