Lo spettacolo resta in ginocchio | La pandemia per chi vive d'arte - Live Sicilia

Lo spettacolo resta in ginocchio | La pandemia per chi vive d’arte

Allo Spazio Franco, a Palermo, è tutto fermo dall'inizio della pandemia (Foto: pagina Facebook "Spazio Franco")

Attori, organizzatori di spettacoli, musicisti: l'impatto devastante del Covid si protrarrà per mesi

CORONAVIRUS
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PALERMO – Non solo economia e sanità: l’impatto del Covid ha già cambiato profondamente anche la socialità, l’intrattenimento e l’arte. La pandemia ha allentato la presa, ma già mesi fa i protagonisti del mondo dello spettacolo hanno realizzato che la crisi non si sarebbe risolta col passaggio del lockdown. Per loro è sembrato riassaporare la normalità solo per qualche attimo, fra la riapertura di teatri e cinema fissata il 15 giugno e l’istituzione di indennità da 600 euro per aprile e maggio (agli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo con determinati requisiti). A sentire gli addetti ai lavori però il quadro non si direbbe migliorato, soprattutto perché il Covid sarebbe la punta dell’iceberg.

A Palermo c’è una realtà che allo stesso tempo fa da palcoscenico, luogo di aggregazione e ‘casa’ per gli artisti: è lo Spazio Franco, ai Cantieri culturali della Zisa, residenza artistica per le compagnie teatrali e location di concerti per i musicisti. Una delle menti dietro al progetto è il 38enne Giuseppe Provinzano, attore, regista e direttore della compagnia Babel. Secondo lui “negli anni abbiamo quasi fatto finta di non vedere i problemi, ma il Covid ha fatto venire i nodi al pettine. Parliamo di lavori particolari perché sono intermittenti, regolati poco e anche male. Ed è anche per questo che non ci concentravamo sui problemi: gli attori sono sempre distratti dalla ricerca stessa del lavoro. Finalmente ci stiamo svegliando, e anche nell’organizzazione degli spettacoli”.

Da questo punto di vista, per lo Spazio Franco la strada è tutta in salita: “Ridurre di un terzo la capienza della struttura, che è la maggiore fonte di sostegno economico per le attività che svolgiamo, nella pratica significa passare da 100 paganti a 30 – osserva l’artista –. Per non parlare dei circa 100 euro al giorno per la sanificazione. A quel punto fai i conti e capisci che non puoi riaprire, e infatti lo Spazio Franco, stando alle disposizioni attuali, non riaprirà”. E Provinzano stima che il cerchio sia ben più largo: “Mi risulta che, con queste misure, il 15 giugno riaprirà solo il 15 per cento dei teatri e ritornerà al lavoro solo il 20 per cento degli attori”.

C’è un modo per risollevare le sorti del settore? Secondo Provinzano sì, “ma per ora è tutta teoria: ‘il re è nudo’ anche parlando di istituzioni. Un esempio? Le uniche strutture veramente tutelate nei prossimi mesi saranno quelle pubbliche, i grandi teatri: vogliamo rivalutare cosa significhi la loro ‘funzione pubblica’? Se è vero che tutti ma proprio tutti i teatri saranno costretti ai monologhi per via delle misure di distanziamento – si chiede – allora perché un teatro pubblico non può produrre quei monologhi in tutta la città svincolandosi da certi spazi? Perché, anziché tagliare dagli spettacoli tutti quegli attori che non hanno nomi blasonati, non si stanzia un certo budget per permettere anche a loro di fare monologhi in giro per le province? Secondo me il concetto chiave è ridiscutere la funzione pubblica degli enti, appunto, pubblici”. Poi la provocazione: “La mia compagnia è finanziata dal ministero della Cultura, e io sono disposto a mettere sul piatto il mio finanziamento per redistribuirlo diversamente. Non sono molti soldi, i nostri come quelli di tanti altri, ma prendiamo una posizione. E se lo facessimo tutti?”.

Anche la musica non gode di ottima salute. Concerti grandi e piccoli, tour, progetti discografici: il coronavirus ha spazzato via tutto. È successo a Toti Castronovo, musicista 32enne di Castellammare del Golfo, nel trapanese: “Suono sia con la band che da solista – racconta – girando da sempre tutta la Sicilia, ogni anno. Non quest’anno. Avevo pianificato mesi e mesi di attività, ne ho persi molti a coniugare vari lavori anche fuori dalla Sicilia, e poi questa situazione ha cancellato tutto. Questo lavoro è quello della formica: fare quanti più soldi d’estate, per sopravvivere d’inverno. Se non avessi avuto aiuti in famiglia, avrei dovuto completamente cambiare vita”.

La reazione a catena ha coinvolto tutti coloro che vivono letteralmente di movida e locali. “Come solista qualcuno mi ha già chiamato e mi ha anticipato che dall’8 giugno c’è l’ipotesi che possa tornare la musica dal vivo – dice Toti – ma un’altra sfaccettatura della questione è che i locali potrebbero non avere chissà che bacino d’utenza: a livello economico significa che le serate da 400 euro per pagare una band intera potrebbero scomparire. Già solo nel mio paese, alcune attività considerabili dei giganti per la nostra realtà non hanno nemmeno valutato l’idea di riaprire per l’estate. Insomma, c’è ‘meno tutto’. E se solo penso che da qui a settembre il mio guadagno potrebbe essere di 250 euro al mese, mi crolla il mondo addosso”.

Castronovo si è confrontato con amici e colleghi, ed è arrivato a una conclusione amara: “Mi sono reso conto che nessuno penserà a noi. E la vivo male – aggiunge – perché questo sarebbe stato un anno di svolta: ho scritto tanti testi, il mio disco ormai è pronto, il primo singolo sarebbe dovuto uscire circa un mese fa; mi rimanevano da pagare la copertina, il produttore e il distributore. A questo punto credo di avere solo la fortuna di ispirare simpatia alla gente, perché altrimenti sarei già sommerso dalle richieste di pagare i miei debiti”. La pandemia ha messo a nudo i punti deboli del dedicare la vita all’arte, e nel caso di Castronovo lo ha “anche fatto riflettere che forse non voglio fare questo per sempre. È un pensiero nefasto, ma visto che non sono una persona capace di chiedere qualcosa alla gente, mi rendo conto che con questa vita in periodi di crisi non potrei proprio farcela da solo”.


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