Parole, opere e omissioni - Live Sicilia

Parole, opere e omissioni

Il discorso di Musumeci all'Ars, quello che il governatore non ha detto e cosa accenderà il dibattito d'Aula.

Aspettando il dibattito d’Aula di questa settimana, il discorso di Nello Musumeci a Sala d’Ercole con il consuntivo di metà legislatura offre più di uno spunto di riflessione. L’opposizione ha fatto il suo mestiere, liquidando lo speech del governatore come novanta minuti di noia e di fuffa. Un’analisi più oggettiva richiede uno sforzo un tantino maggiore. Musumeci ha parlato per più di un’ora e mezza in un discorso che ha messo in luce come la sua giunta non sia stata ferma nella prima metà della legislatura. Ma alle tante parole spese per illustrare le opere del governo hanno fatto da contraltare le omissioni, le parole non dette, quelle che riguardano il lato oscuro di questi due anni e mezzo, quello che non c’è stato o quello che c’è stato e sarebbe stato meglio non vedere.

Parole

Le parole di Musumeci sono state tante. Più di un’ora e mezzo di discorso pronunciato a braccio sulla base di un centinaio di pagine di appunti redatti dal governatore. Tono conciliante, a tratti ecumenico, pochissimi accenni polemici, persino una mano tesa all’opposizione: “Serve un clima meno avvelenato, serve un linguaggio meno violento. Ed è un appello a tutti, a me stesso per primo”. Così nelle conclusioni il presidente, nell’aula che era stata abbandonata dai 5 Stelle per una polemica su un formalismo relativo alla consegna preventiva del testo scritto. Protesta pretestuosa secondo il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché che a fine seduta ha espresso rammarico per la mossa dei grillini. Musumeci, che a sua volta aveva disertato l’Aula per protesta per settimane, ha fatto un lungo elenco di provvedimenti assunti o in itinere o futuribili, ha citato Mazzini in merito alla necessità per l’Italia di affrontare la questione meridionale e ha fatto riferimento esplicito a due suoi predecessori, entrambi esponenti di quella Democrazia Cristiana di cui all’epoca l’allora missino Musumeci era oppositore, Piersanti Mattarella e Rino Nicolosi. Insomma, un intervento quasi da “moderato”, proprio nei giorni in cui il governatore si prepara a incamminarsi sul sentiero del patto federativo con la Lega di Salvini, lo scenario più plausibile per DiventeràBellissima malgrado a Cefalù Musumeci abbia lasciato in linea teorica aperte altre opzioni.

Opere

Liquidare come “nulla” il quadro offerto dal presidente della Regione nel suo discorso è certo possibile nelle forzature dialettiche dei rapporti tra maggioranza e opposizione. Il governo a onor del vero ha fatto qualcosa, l’ascolto di un’ora e mezza di esposizione di Musumeci lo conferma. È semmai discutibile, e non potrebbe essere altrimenti, cosa ha fatto, come lo ha fatto e cosa non ha fatto. In realtà, la gran parte delle cose su cui si è soffermato il presidente della Regione afferiscono all’attività più squisitamente amministrativa della giunta. E su quello, è innegabile che il governo abbia mostrato in questi trenta mesi un qualche dinamismo. L’esatto opposto di quello che la giunta ha fatto vedere sul fronte dell’impulso all’attività legislativa, che è pure una colonna portante dell’attività di un governo regionale. Tra le cose che il governo può rivendicare, forse il risultato più lampante e significativo sta proprio in mezzo a uno dei capitoli più oscuri della recente storia della Regione, cioè quello dei rifiuti. Non che sul punto la giunta non sia possibile bersaglio di critiche ma c’è un numero, oggettivo, che va considerato ed è quello della crescita significativa dopo anni di tentativi e promesse della raccolta differenziata in Sicilia. Un successo che è condiviso con i Comuni, sia chiaro, ma che la Regione ha contribuito a raggiungere seguendo il dossier con attenzione. Aumentare la differenziata è l’unico vero strumento efficace per ridimensionare il potere e gli affari dell’oligopolio e liberare la Sicilia della maledizione della discarica. E se non fosse per la zavorra delle città metropolitane, che arrancano su percentuali imbarazzanti, il balzo in avanti dell’Isola sarebbe ancora più apprezzabile. Come apprezzabile è stato il tasso di attenzione che il governo ha dimostrato in questi due anni e mezzo sul tema delle infrastrutture e dei trasporti, anche con una dialettica a volte aspra con le agenzie statali. Un confronto che ha avuto sviluppi più felici con le Ferrovie di quanto non sia accaduto con Anas. E ci sono poi le altre misure di cui Musumeci ha parlato, alcune tutt’altro che di poco conto, a partire dallo sblocco delle assunzioni.

Omissioni

C’è poi quanto il governatore non ha detto a pesare su questi due anni e mezzo. E su quelle omissioni affonderanno nel dibattito d’aula gli artigli le opposizioni. Anzi tutto, il già citato problema dell’attività legislativa. Questo governo da due anni e mezzo vive un rapporto molto problematico con l’Assemblea, porta a casa pochissimo, le leggi di una qualche rilevanza, al netto delle finanziarie, sono state leggi di iniziativa parlamentare o magari proposte del governo che però hanno inglobato altre iniziative di deputati. Le famose riforme che dovevano essere il leit motiv della legislatura sono per lo più rimaste nel libro dei sogni. L’Ars è il grande tallone d’Achille di questo governo, Musumeci non è riuscito a prendere le misure al problema limitandosi alle sue reprimende contro il voto segreto. C’è poi il capitolo degli scandali che hanno agitato la Regione. È vero che in diversi casi si è trattato di vicende che affondavano le loro radici in anni più lontani, ma sul punto qualche parola di più si poteva spendere alla luce della sequenza impressionante di cronache giudiziarie degli ultimi mesi: dall’Energia alla Sanità passando per Cas e rifiuti, ombre scure si sono allungate sulla pubblica amministrazione regionale. Ed è facile prevedere che le opposizioni ne parleranno di certo in Aula. E infine, procedendo per estrema sintesi e saltando interi capitoli proprio come il presidente nel suo monologo a Sala d’Ercole, l’omissione forse più clamorosa. Non si sono sentite due parole due per fare definitivamente chiarezza sul grande pasticcio dei numeri del Covid, quella vicenda enorme che ha visto la Sicilia tagliare con un colpo di penna da un giorno all’altro il 500 per cento dei suoi malati: una storia ai limiti dell’incredibile sulla quale sarebbe legittimo aspettarsi dal governo un supplemento di chiarezza. Anche di questo, probabilmente, sentiremo parlare in Aula il giorno del dibattito.


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