Da Palermo a Monreale: "Mazzette e carte false per una sepoltura"

“Il malaffare nei cimiteri”| Corruzione e carte false

Inchieste da Palermo a Monreale: così si ottiene una sepoltura

PALERMO – L’ultima indagine riguarda Monreale. Emergerebbe la gestione senza scrupoli delle sepolture nel cimitero della cittadina in provincia di Palermo.

Troppe irregolarità

Per alcuni sarebbe solo ed esclusivamente una questione di affari. C’è un mercato illegale delle sepolture. Così accadrebbe che si paghino mazzette, che le salme vengano estumulate prima del previsto, che si facciano carte false per utilizzare loculi e sepolture gentilizie di altri, che le tombe vengano svuotate senza permesso e senza pietà verso i defunti e i parenti che li piangono, che dentro una sepoltura vengano realizzati più loculi di quanti ne possa contenere.

A volte sono gli stessi parenti che si prestano al gioco sporco, pur di chiudere in fretta la parentesi di dolore.

Quella che riguarda Monreale, giunta in questi giorni alla fase dell’avviso di conclusione delle indagine, è una maxi inchiesta che coinvolge ventisette persone. A cominciare da Ernesto D’Agostino, medico dell’Asp di Palermo e coordinatore sanitario presso il cimitero, Giovanni Ruggeri, medico necroscopo dell’Azienda sanitaria, il custode del camposanto Giuseppe Venturella, i necrofori Luigi Teodosio e Piero Basile, l’addetto ai servizi cimiteriali Salvatore Ganci.

Sono tutti indagati per falso nei verbali di decine di estumulazioni a cui sarebbe dato il via libera simulando un rapporto di parentela fra gli assegnatari della sepoltura e il defunto da tumulare.

Venturella è anche indagato per truffa: avrebbe ricevuto cinquemila euro da due donne garantendo una futura collocazione in una sepoltura gentilizia dell’”Opera pia società mortuaria chiesa Sant’Antonio Abbate” .

Di truffa risponde anche Salvatore Marchese, legale rappresentante di un’agenzia di servizi funebri che avrebbe raggirato più volte l’amministrazione comunale, la quale aveva negato il via libera ad alcune tumulazione, riuscendo lo stesso a fare seppellire le salme e incassando i soldi per i funerali (pacchetto completo a cifre comprese tra tre e diecimila euro). Marchese avrebbe avuto una corsia preferenziale all’interno del camposanto.

Ci sono pure medici necroscopi indagati per corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio. Sono Salvatore Ciofalo che, pur non avendo visitato i defunti, ne avrebbe certificato la morte “in cambio di “una bottiglia da bersi alla sua salute”, e Francesco Paolo Sutera che avrebbe accettato la promesse di utilità quali “una bottiglia di marsala alla fragola, una bottiglia di olio nuovo o una colomba artigianale”.

Tutti gli indagati

Questo l’elenco completo degli indagati: Giuseppe Venturella, Ernesto D’Agostino, Giovanni Ruggieri, Luigi Teodosio, Pietro Basile, Salvatore Ganci, Francesco Paolo Sutera, Salvatore Marchese, Salvatore Ciofalo, Vincenzo Nicolosi, Mariano Russo, Francesca Lo Piccolo, Antonio Prestidonato, Giuseppe Maniscalco, Antonino La Mantia, Giorgio Rincione, Bernardo Marcimino, Francesco Sciortino, Atonino Di Cristofalo, Maurizio Busacca, Rosalia La Parola, Gaetano Lo Monaco, Massimo Alongi, Francesco Rincione, Marco Davì, Maria Pia Cappello, Salvatore Palazzo.

Caos ai Rotoli

A coordinare l’inchiesta è il pubblico ministero Giorgia Spiri, che fa parte del gruppo guidato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. Lo stesso aggiunto che si occupa delle indagini sul cimitero dei Rotoli a Palermo. Dieci persone, tra dipendenti comunali e della Reset, e medici nei mesi scorsi hanno ricevuto un avviso di garanzia. Sono indagati, a vario titolo, per falso, abuso d’ufficio e corruzione. Qualcuno avrebbe pagato per eseguire una estumulazione.

Si tratta di una procedura che consiste dell’estrazione della salma da un loculo dopo vent’anni dalla tumulazione. I resti delle salme possono quindi essere collocati negli ossari e fare posto a nuovi defunti.

Nei mesi scorsi sono stati sentiti come persone informate sui fatti il sindaco Leoluca Orlando e l’ex assessore comunale dimissionario ai Servizi cimiteriali, Roberto D’Agostino. Poi, il silenzio segno che la Procura lavora sotto traccia. La vicenda cimitero è una pentola a pressione destinata ad esplodere.

Nel frattempo è fallito il piano per eliminare la vergogna delle centinaia di bare accatastate al cimitero. Il problema, così aveva detto il sindaco, avrebbe dovuto essere risolto entro l’estate. Ora si tenta con la requisizione delle sepolture gentilizie date in concessione negli anni Cinquanta al cimitero. Mancano le sepoltura e il forno crematorio è eternamente rotto.

“C’è un’estranea nella tomba”

I riflettori sul cimitero si accesero tre anni fa quando due professionisti si accorsero che c’era un estraneo nella tomba di famiglia. Prima il rifiuto di accesso agli atti – in questo caso il registro delle sepolture – poi il via libera, infine la scoperta di un testamento olografo ritenuto falso. Il vecchio concessionario della sepoltura la assegnava ad un signore deceduto a Milano, la cui salma, nel 2005, doveva essere trasferita a Palermo. In realtà non è mai arrivata ai Rotoli.

“Assenza di atti amministrativi”

Agli atti dell’indagine c’è la pesantissima nota dei carabinieri: “Si evidenzia la totale assenza di atti amministrativi in grado di chiarire la sequenza di sepolture e tumulazioni – scrivevano i militari – così da fare presupporre uno scellerato utilizzo della tomba negli anni ’80-’90 caratterizzato dalla totale assenza di documenti se non quelli con i nomi dei defunti ivi posti almeno ufficialmente”. Da allora il fascicolo suo Rotoli si è ingrossato ogni giorno di più.

Il caso Bagheria

Da Palermo a Bagheria. Pochi mesi fa sono stati condannati gli imputati accusati della la mala gestio del cimitero bagherese. Tra i reati contestati, il più grave era l’associazione a delinquere finalizzata a commettere “una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e la pietà dei defunti”.

Il dominus, secondo l’accusa, era Pietro Mineo, custode del camposanto. Ai suoi ordini si sarebbero mossi alcuni operai comunali. Secondo la Procura di Termini Imerese,“si sbarazzavano di corpi e cadaveri senza alcuna pietà, pur di guadagnare denaro”. Bastava pagare per evitare che una salma finisse in deposito. Qualche centinaio di euro e si superava la cronica carenza di loculi.

Il caso San Martino delle scale

Nel 2018 quello di San Martino delle scale, frazione di Monreale, fu definito ‘il cimitero degli orrori’. Tra i vialetti si svolgeva un macabra compravendita di loculi e tombe. Non si sa neppure dove siano finiti i resti di alcuni defunti.

Il caso Villabate

Il 9 settembre scorso il pm Claudia Bevilacqua ha chiesto il rinvio a giudizio di Antonio Vitale, assistente capo della polizia municipale di Villabate, Salvatore garbo, i dipendente dell’ufficio anagrafe Salvatore Garbo e Angelo La Franca, il medico dell’Asp Salvatore Ciofalo (lo stesso indagato per i fatti di Monreale).

Anche in questo caso sarebbero stati fatte carte false relative alla data del decesso e alla residenza di una donna defunta affinché potesse essere tumulata nel cimitero di Villabate. Un caso isolato, almeno così sembrerebbe, che però denota la facilità con cui verrebbero aggirate le regole.


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