"Troppi casi gravi in breve tempo: due settimane decisive..."

“Troppi casi gravi in breve tempo: due settimane decisive…”

Ci sarà il lockdown? Verso dove stanno andando la Sicilia e l’Italia? Com’è la situazione degli ospedali?
INTERVISTA AL PROFESSORE GIARRATANO
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PALERMOCi sarà il lockdown? Verso dove stanno andando la Sicilia e l’Italia? Com’è la situazione degli ospedali? Antonino Giarratano, professore ordinario di Anestesiologia presso la scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università, direttore della scuola di specializzazione in Anestesia Rianimazione Terapia intensiva e del dolore, direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza del Policlinico “Paolo Giaccone”, è membro del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza Covid della Sicilia, fra le altre cose. Qui prova a rispondere.

Professore, a che punto è la situazione?
“La premessa è questa: si tratta di una questione mondiale e nazionale, non solo siciliana, quindi parliamo in generale per arrivare al particolare”.

Prego.
“Il punto è che se siamo qui a parlare d’emergenza è perché i sistemi di contenimento sul territorio non hanno funzionato e non potevano funzionare”.

Perché?
“Per il ‘rilassamento generale’ durante il periodo estivo e poi perché certi atteggiamenti, appunto, rilassati sono stati anche generati da contrasti di natura politica e supportati da alcuni tecnici che si sono prestati al gioco delle fazioni”.

Mi faccia un esempio.
“Quando qualcuno dice che la letalità del Coronavirus è bassa in senso assoluto, afferma una cosa vera. Ma poi dimentica di aggiungere che la malattia genera una grande quantità di insufficienze respiratorie gravi in un ristretto arco temporale. Ecco perché gli intubati crescono. I centottanta intubati in Sicilia, sono 115 oggi perché purtroppo 65 pazienti non ce l’hanno fatta, sono frutto degli ultimi sessanta giorni. L’influenza normale ne fa 180 in Sicilia in tre anni. E ancora…”.

Continui.
“E’ sempre vero che il novanta per cento delle persone non si ricovera, ma l’otto e dieci per cento dei ricoverati va in insufficienza respiratoria e necessità della terapia intensiva. Il limite critico sanitario è stato fissato nel trenta per cento dei posti letto occupati dal covid sul totale delle terapie intensive su base regionale. In Sicilia il trenta per cento è intorno a quota 175. Le opportune deduzioni le lascio a chi vuole. E’ ovvio che superati questi numeri il sistema sanitario va in crisi anche perché i posti intensivi non si possono ricavare dalla trasformazione dei posti di degenza ordinaria”.

C’è un identikit del caso grave da Covid: quello che dal pronto soccorso rischia di passare in rianimazione?
“Cominciamo di nuovo da una premessa: il virus è stato in circolazione tra i più giovani, poi si è diffuso in famiglia. Quindi, attaccando i genitori e anche i nonni. Intubiamo nelle ultime due settimane più cinquantenni, molti sono nella fascia d’età tra i quaranta e i sessanta ”.

Lei pensa che si arriverà al lockdown?
“Il tracciamento non sta funzionando, il territorio è deficitario e pochissime regioni hanno retto. Noi, come comitato, ci siamo insediati il 15 ottobre, proponendo misure che speriamo possano funzionare ma che, è chiaro, avrebbero avuto maggior possibilità di successo se applicate tre settimane prima. E questo è stato disatteso a livello nazionale sempre per dare ascolto ai ‘riduzionisti’. Non abbiamo certezze sul futuro, ma le prossime due settimane saranno decisive”.


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