"Io sto benissimo, la terza ondata sarebbe catastrofica" - Live Sicilia

“Io sto benissimo, la terza ondata sarebbe catastrofica”

Il vaccino, le condizioni fisiche e la prudenza. Parla il dottore Geraci

PALERMO- Il silenzio e le parole. Le seconde sono fiorite intorno alla narrazione del V-Day, l’ora del vaccino che segna l’unica strada al momento disponibile nell’inverno del Coronavirus. Ma il silenzio resta attaccato alle pareti delle corsie e del cuore. Lo sa bene, Massimo Geraci, primario del pronto soccorso dell’ospedale ‘Civico’ e uomo immagine del momento, da primo siciliano ad avere messo un piede sul pianeta della futura vaccinazione di massa. C’è stata retorica intorno all’evento? Sì, ma era scontato e non per forza in omaggio a un secondo fine. C’è bisogno di speranza da mangiare croccante, dopo troppi lutti. Le molte parole sono figlie di troppi sentimenti che si rincorrono tra la fine annunciata di una guerra e la paura di restare fregati nell’ultima battaglia.

“Sto benissimo”

Due giorni dopo, nel calendario, ma ‘il giorno dopo’ nella clessidra dell’emotività, il dottore Geraci racconta: “Sto fisicamente benissimo e sono sereno. Soffro un po’ per una esposizione personale che non ho chiesto e che continuerà”. Si è già consumato il ritorno in corsia, tra i ranghi di una truppa che ha pagato un tributo pesante di contagi al virus, quando il ‘Civico’ aveva un pronto soccorso dedicato esclusivamente al Covid.

“I miei li ho trovati in attesa e pronti. Credo che, anche tra i medici, prevarrà il senso di responsabilità che dobbiamo avere tutti e che l’invito a vaccinarsi riceverà un largo accoglimento tra il personale sanitario. Ho i riflettori addosso, ma non sono per me, sono per i colleghi che, nel mio reparto e non solo, hanno lottato e continuano a combattere. Mi hanno definito coraggioso, non credo di esserlo, sono semplicemente un medico e so che i rischi, in questo caso, sono davvero minimi. Prima di raggiungere quella che preferisco chiamare immunità solidale, senza mettere il gregge in mezzo, dobbiamo essere ancora più prudenti e mantenere i giusti comportamenti. Una terza ondata sarebbe catastrofica, per questo è necessario stare attentissimi”.

“Penso ai miei pazienti”

E poi ci sono le emozioni. Vero, chi sa di scienza è capace di valutare l’impatto del vaccino in modo sereno. Ma stai pur sempre andando in un luogo che gli altri hanno soprattutto raccontato. “Ho pensato ai miei pazienti, ai colleghi più giovani e a chi ha avuto conseguenze gravi per la pandemia – dice il primario -. Quando ti colpisce da vicino, con i contagi, con la sofferenza delle persone che lavorano al tuo fianco, non è facile, provi più sgomento”.

Ma lo sgomento, associato alla voglia di tentare, talvolta, l’impossibile è uno stato d’animo comune in trincea. Lo stesso dottore Geraci, quando il vaccino era appena una labile prospettiva, aveva raccontato: “C’era  un paziente di quarantacinque anni, sistemato nello spazio che abbiamo ricavato per la semi-intensiva. Si collegava in video-chiamata con i suoi figli e non riusciva a trattenere le lacrime, per il respiro corto, per la paura. Erano i figli ad incoraggiarlo: ‘Forza, papà, non mollare!’, gli dicevano. E veniva voglia di condividere con lui, come con tutti, il momento”. Storie che solo quelle pareti conoscono davvero, custodite dagli sguardi e dal silenzio.


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