Palermo 2022, c'è anche la Lega: spuntano Caleca e Samonà - Live Sicilia

Palermo 2022, c’è anche la Lega: spuntano Caleca e Samonà

Tra i papabili al centro Scoma e Lagalla, le mosse di salviniani e autonomisti

PALERMO – Lagalla, Scoma, Romano ma anche Caleca e Samonà. Si allunga la lista dei papabili candidati a sindaco di Palermo nel 2022: un elenco che si arricchisce ogni giorno di più, segno che le trattative fra i partiti (specie nel centrodestra) stanno entrando nel vivo per stabilire a chi toccherà ricevere l’eredità di Leoluca Orlando. I giochi sono aperti, anzi apertissimi, per delle Comunali che saranno un vero spartiacque: non solo perché parliamo della quinta città d’Italia, ma anche perché Palermo 2022 aprirà un lungo ciclo elettorale che proseguirà subito dopo con le Regionali e (crisi permettendo) le Politiche.

Non è un caso che il tema abbia fatto capolino anche nella visita del leader della Lega Matteo Salvini nell’Isola. L’ex ministro dell’Interno non ha fatto mistero di voler entrare in partita: ai giornalisti ha detto senza mezzi termini di voler indicare, o almeno condividere, il candidato del centrodestra sindaco di Palermo e l’argomento è stato affrontato anche nell’incontro con il presidente dell’Ars e leader di Forza Italia Gianfranco Micciché. “E’ stato un incontro cordiale durante il quale abbiamo discusso della situazione nazionale e della prossima sindacatura di Palermo”, ha scritto l’azzurro su Facebook, provocando una ridda di voci e suggestioni.

Micciché, intervistato da Livesicilia, ha addirittura elencato i possibili candidati, tutti di area moderata: l’assessore regionale Roberto Lagalla, l’ex azzurro e oggi renziano Francesco Scoma, l’eurodeputato Giuseppe Milazzo. Il presidente di Palazzo dei Normanni preferirebbe più di tutti Lagalla, sia per il suo passato da rettore universitario che per la capacità di parlare sia a destra che a sinistra: una sorta di mix fra un tecnico e un politico che però nel centrodestra non convincerebbe tutti.

Salvini, che ha da poco affidato le redini del partito nell’Isola a Minardo, sa di poter far pesare nel risiko delle candidature il suo partito che è comunque il primo nel resto d’Italia: anche se un leghista non si candiderà in prima persona alla presidenza della Regione o alla guida di Palermo, il leader lombardo vuole comunque dire la sua. Ecco perché anche in casa leghista circolano i primi nomi: non solo Stefano Santoro o Igor Gelarda, ma anche quello dell’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà. Un giornalista prestato alla politica che a fine dicembre, sorprendendo molti (anche all’interno del suo partito), ha diramato un comunicato per dire che “la Lega è pronta a governare Palermo”. “Da palermitano mi si spezza il cuore nel vedere la mia città alla deriva e senza un progetto di futuro”, ha detto l’assessore che ha poi definito quello che è apparso a molti come un embrione di programma elettorale: decoro urbano, cultura, sicurezza, sociale, ambiente, economia. Un nome, quello di Samonà, più “laico” rispetto a quello di altri compagni di partito e che Salvini non disdegnerebbe, tanto da averlo voluto nella giunta Musumeci.

Ma, come riporta oggi La Sicilia in un articolo firmato da Mario Barresi, a farsi largo sarebbe anche un’altra ipotesi targata Raffaele Lombardo che, con i suoi autonomisti, ha da poco siglato un patto d’acciaio con la Lega. L’ex presidente della Regione starebbe puntando le sue carte su Nino Caleca, penalista di grido ed ex assessore di Crocetta: un profilo comunque meno politico di altri e capace di fare breccia nei salotti buoni della città. Gli autonomisti a Palermo contano su Totò Lentini, già capace nel 2017 con una lista personale di sfiorare il 5%, e quindi sono pronti a giocare un ruolo in una partita in cui sarebbero pronti a scendere in campo anche altri pezzi da 90 del centrodestra, da Saverio Romano a Gaetano Armao passando per Toto Cordaro.

La vera incognita è semmai il “grande centro” che nelle intenzioni di alcuni dovrebbe riequilibrare il centrodestra, facendo pesare maggiormente i moderati e annettendo magari Italia Viva, mentre per altri potrebbe invece tagliare fuori Lega e Fdi per allargarsi a sinistra. Uno scenario, il secondo, che non fa i conti con le date ravvicinate delle altre scadenze elettorali, ossia Regionali e Politiche: difficile, se non impossibile, che gli schemi di Palermo siano diversi.


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