Covid e vaccini, chi spera che la Sicilia sia un disastro

Covid e vaccini, chi spera che la Sicilia sia un disastro

Siamo criticabili in tante cose che si possono migliorare. Ma siamo sicuri che vada tutto male?
I FATTI E IL RACCONTO
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Chi non ricorda il commissario Auricchio e il povero De Simone, che sta sempre in mezzo come il giovedì, maschere immortali della commedia all’italiana? Chi non rammenta la gag di ‘si potrebbe rilasciare un lasciapassare’? Quando il lampo di genio soccorre De Simone, gli tocca subire lo scettico sbeffeggiamento dei presenti. Auricchio, un istante dopo, fa suo lo stratagemma, per non confondere il mite Fracchia con la ‘belva umana’, e riceve uno scrosciante applauso. In certi registri narrativi, De Simone somiglia alla Sicilia.

La Regione, soprattutto per il flop di AstraZeneca, pressa sul commissario Figliuolo per aprire le prenotazioni a nuove categorie e si porta avanti? Seguono perplessità, mumble mumble e tirate sui siciliani che sacrificano gli anziani per i più giovani. Quando la medesima soluzione la sperimentano gli altri, invece, scatta l’approvazione: però, che ideona. Si potrebbe rilasciare un lasciapassare.

E anche nel racconto della pandemia, quando si dice: ‘La Sicilia è all’ultimo posto delle vaccinazioni’, si omette spesso di dare il giusto peso, appunto, alla vicenda AstraZeneca, un pasticcio di comunicazioni istituzionali arraffazzonate che hanno creato le premesse di una fuga dagli hub vaccinali, per fortuna in diminuzione, visto che gli ultimi numeri ci vedono in ripresa.

Significa che non bisogna criticare o disturbare il manovratore? Giammai, la critica è necessaria, come pure il senso della misura. C’è un’inchiesta sul Covid che vede l’ex assessore alla Sanità, Ruggero Razza, tra gli indagati e che, a prescindere dai risvolti penali, permette di sbirciare tra meccanismi da chiarire e certe opacità da illuminare. C’è una puntuale sottolineatura da esigere tutte le volte in cui le cose non sembrano funzionare e le occasioni non sono mancate.

Ma c’è pure una Regione che ha profuso uno sforzo evidente, con l’apertura di ogni categoria possibile. Ci sono delle azioni da compiere, per esempio decentrando i luoghi di somministrazione perché la logica dell’hub deve comunque prevedere punti di appoggio. C’è una rete domiciliare da organizzare. E nemmeno una persona fragile deve restare senza immunizzazione. Tanto va migliorato e ne verrà chiesto conto: per esempio, il ritardo nella vaccinazione delle persone anziane è un dato inaccettabile. Tuttavia, non siamo alla catastrofe, seppure talvolta sia consolante pensarlo. Per chi?

Per la politica che, a seconda del ruolo – e questo vale da sinistra a destra – rimane intrappolata in un evidente deficit culturale, in una visione che dipinge l’avversario alla stregua di un nemico da abbattere, non come un semplice portatore di opinioni diverse. Perché arriveranno tanti soldi dall’Europa e forse può essere strumentale, nella divisione della torta, lasciare indietro alcuni piuttosto che altri.

E perché siamo siciliani, ovvero sempre disponibili a preferire l’immagine di un consolante sfascio al quadro di un concreto e discutibile disagio. Non a caso Leonardo Sciascia a chi chiedeva: come si può essere siciliano?, rispondeva, per iscritto: “Con difficoltà”.


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