Savagnone: "Così mi sono salvato dal Covid"

Savagnone: “Così mi sono salvato dal Covid”

Il professore e filosofo ripercorre la sua esperienza in terapia intensiva.
L'INTERVISTA
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PALERMO– “Di solito si scrive un libro per narrare un’esperienza. in questo caso è il contrario. Avevo da poco mandato alle Dehoniane la mia riflessione sulla Provvidenza, resa più che mai attuale dalla pandemia, quando, ai primi marzo, sono stato colpito dal Covid 19, e in forma grave. Credo di aver visto confermato in ciò che ho vissuto il messaggio che volevo comunicare con il libro: il bene è sempre più grande del male e la potenza di Dio si manifesta nella sua e nella nostra debolezza”.

Questo il whatsapp del professore Giuseppe Savagnone, docente, filosofo, uomo di fede con un curriculum che non si può trascrivere per la monumentalità dello stesso. Chi gli vuole bene lo chiama per nome, con una familiarità di affetti condivisa da una moltitudine che apprezza la semplicità di una persona generosa. Ma siccome questa è pur sempre una intervista, sarà opportuno appellarlo con il titolo che merita: ‘Professore’.

Professore, come sta adesso?
“Nel complesso non mi lamento, certo mi sono spaventato. Ho avuto un crollo il giorno di San Giuseppe ed ero già ricoverato all’ospedale di Partinico. Ho incontrato medici bravissimi, sono stato fortunato”.

Cosa è successo?
“Sono finito in terapia intensiva con il casco. Un’esperienza molto pesante che segna. Il medico mi ha detto: lei deve solo respirare, pensi a respirare, questo è il suo unico compito. E io ho respirato, con fatica, nell’immobilità assoluta, circondato di tubi e impossibilitato a muovermi. Ero soltanto un corpo che respira”.

Lei è un uomo di fede, è cambiato qualcosa nel suo rapporto con Dio dopo la prova?
“Quello che è accaduto lo considero sotto l’ottica della grazia e non perché mi sia salvato, ma perché la grazia si è manifestata con l’ondata di affetto che ho ricevuto. Ho trovato amici fraterni ovunque e tante persone che si sono preoccupate per me. Un dottore ha scherzato: abbiamo ricevuto centinaia di telefonate, come se qui ci fosse il Presidente della Repubblica”.

La sua sintesi?
“Il Covid è orrendo, ma questo dovrebbe essere noto, almeno spero. So che il bene accompagna sempre il male, ecco il senso. E ho ricevuto una ulteriore conferma”.

Parliamo del suo libro: ‘Il miracolo e il disincanto, la Provvidenza alla prova’.
“Si parla della debolezza di Dio”.

Dio è debole?
“Per scelta, perché nella creazione si fa da parte per fare spazio al mondo e a un altro da sé che è l’uomo. Esiste un atto d’amore più grande?”.

Un’idea consolante.
“Sottolineata dal filosofo Hans Jonas rispetto al fenomeno di Auschwitz. Dio si limita, lasciandoci la libertà e, certo, anche il dolore e il male. Ma non è assente. Ci accompagna verso un significato positivo che vede il bene prevalente”.

E lei questo lo ha sperimentato?
“Sì, sto attraversando molte prove. Sto imparando di nuovo a camminare. Ma sono stato circondato da una marea d’amore che non può lasciare dubbi sul senso ultimo della vita”.


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