Il processo Trattativa alle battute finali: "Dell'Utri sostituì Salvo Lima"

Il processo Trattativa alle battute finali: “Dell’Utri sostituì Salvo Lima”

La requisitoria dei sostituti procuratori generali

PALERMO – “Se è vero, come ha sostenuto la difesa, che Dell’Utri non ha veicolato alcuna richiesta dei mafiosi all’amico Berlusconi divenuto premier, perché questi non è venuto a riferirlo a questa Corte? Tutto questo a fronte di prove che documentano oltre ogni ragionevole dubbio che Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ha sostituito Salvo Lima come uomo di confine tra uomini di cosa nostra e lo Stato, possiamo concludere, anche in ragione del silenzio di Berlusconi (che conferma il compendio contenuto nella sentenza di primo grado) che effettivamente Dell’Utri ha trasmesso le minacciose richieste del popolo della criminalità organizzata”. Al processo di appello sulla trattativa tra Stato e mafia è il giorno della fine della requisitoria dei sostituti procuratori generali, Giuseppe Fici e Sergio Barbiera.


Oggi, nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli, l’accusa, dopo quattro ore di intervento (due ore a testa) ha chiesto la conferma della condanne di primo grado. E dunque: 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella; 12 anni per l’ex senatore Marcello Dell’Utri, gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e l’ex medico fedelissimo di Totò Riina, Antonino Cinà; 8 anni l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Anche Massimo Ciancimino era stato condannato a 8 anni per calunnia e concorso esterno ma poi, nel secondo grado, la sua posizione è stata stralciata perché il reato è andato prescritto. In video collegamento da un sito riservato anche il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, libero dal 31 maggio scorso: anch’egli era imputato ma in primo grado la Corte di assise ha dichiarato il “non doversi procedere” nei suoi confronti per intervenuta prescrizione visto il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. I pg hanno parlato per 3 udienze dinanzi alla Corte di assise di appello presieduta da Angelo Pellino e Vittorio Anania, giudice a latere. Oggi, in vista delle conclusioni, hanno ricostruito, dopo un processo di appello durato poco più di due anni, le circostanze che riguardano il reato contestato, ovvero la minaccia a corpo politico dello Stato.


ANIMUS E CONDOTTE DOLOSE DEI CARABINIERI
“La visione di questa storia nel suo complesso non è mera suggestione. Anzi – ha affermato l’accusa – è un doveroso ed utilissimo strumento per leggere gli accadimenti, cogliendone il senso, il collegamento e la continuità. E soprattutto a disvelare l’animus che ha guidato le condotte dei protagonisti con le loro missioni e del loro agire doloso”.
Fici, stoicamente in piedi e con doppia mascherina, racconta, tutto d’un fiato: “C’è stata una trattativa con il vertice di cosa nostra avviata da uomini dello stato, gli imputati Mori, Subranni e De Donno. Che si sono fatti carico, autorizzati da chi – chiosa – chi non è dato comprendere, di ricercare cuna intesa con il contro potere criminale. La sentenza ci racconta che questa trattativa, una volta avviata, ha innestato dinamiche di ulteriore violenza e prevaricazione alla quale sono scampati coloro che erano individuati come politici traditori, primo fra questi Calogero Mannino, per il quale è stato sospeso l’ordine di essere ucciso”.


IL PAPELLO E I TRATTATIVISTI DI STATO
“Erano i giorni in cui Riina – prosegue la ricostruzione dell’accusa – diceva compiaciuto ai suoi sottoposti che ‘quelli dello Stato si era fatto sotto’. E a cui lui aveva fatto un papello di richieste”. Poi “trattativisti” sul fronte dello Stato avevano individuato e puntato sull’ala moderata e non stragista di cosa nostra. “E così mentre Riina, Brusca, Bagarella e i fratelli Graviano vengono catturati allo ‘zio’ Bernardo Provenzano – sostiene il pg – viene assicurata una latitanza protetta e protratta per altri lunghi anni”. Lo ‘zio’ ha governato con i “pizzini” e la strategia della sommersione mentre la latitanza di Matteo Messina Denaro è ancora attuale.


LE MENTI RAFFINATISSIME E LA NASCITA DI FORZA ITALIA
“Contestualmente alla transizione da Riina a Provenzano le stesse menti raffinatissime – dice Fici – che stavano nell’ombra, muovendo le fila dei loro pupi hanno individuato i nuovi referenti politici sul fronte istituzionale. E così è nata Forza Italia, che ha avuto successo e ha governato il paese con l’entusiastica adesione di milioni di cittadini in assoluta buonafede e ai quali in questa sede non si vuole mancare di rispetto”.

MIRACOLO ELETTORALE E RIVOLUZIONE GATTOPARDESCA
“I fatti non posso essere nascosti oppure taciuti. Le verità, anche quelle scomode, devono essere raccontate e accertate. E qui bisogna aggiungere che tra i protagonisti di questo miracolo elettorale, di questa rivoluzione per certi versi gattopardesca per quanto riguarda convivenza con il crimine organizzato, un ruolo lo ha avuto l’imputato Marcello Dell’Utri. Che nella fase di elaborazione di un progetto di un nuovo soggetto politico, e poi nella fase elettorale – 1993-1994 – ha curato la tessitura di relazioni e poi la propaganda – ancora il pg – con cosa nostra e ndrangheta alle quali ha dovuto fare promesse, poi tramutatesi in richieste veicolate al presidente del Consiglio”.

BERLUSCONI E IL DIRITTO DI NON RISPONDERE
“Il quale, Berlusconi invitato a testimoniare dalla difesa di Dell’Utri si è avvalso facoltà di non rispondere. Un comportamento legittimo – precisa l’accusa – che per un verso ha lasciato perplessi: perché da un ex presidente del Consiglio ci si poteva attendere qualcosa di diverso… Comportamento legittimo con il quale è stato delegato ogni sostegno processuale all’amico di un tempo, Marcello Dell’Utri.

ORA PAROLA A PARTI CIVILI E DIFESE
Nella prossima udienza, in programma il 14 giugno sempre nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli, parleranno le parti civili e l’avvocato Luca Cianferoni che difende l’imputato Leoluca Bagarella. Il 21 giugno toccherà agli avvocati Di Benedetto e Folli, difensori dell’imputato Antonino Cinà. Francesco Romito e Basilio Milio, difensori degli imputati Giuseppe De Donno e Mario Mori, parleranno il 28 giugno e il 5 luglio mentre il 12 luglio toccherà alla difesa del generale Antonio Subranni. Infine – il 14 e il 20 luglio – è in programma l’arringa del collegio difensivo di Marcello Dell’Utri.


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