“Bimba intubata figlia di No Vax”, le parole possono ferire

“Bimba intubata figlia di No Vax”, le parole possono ferire

Cosa ha detto il presidente Musumeci. E il nostro giudizio.
IL DOLORE E IL COVID
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In una intervista al ‘Corriere della Sera’, il presidente Musumeci dice: “Abbiamo ricoverato e intubato due bambine a Palermo, (…) l’altra ha la sorella che era stata in Spagna e i genitori no vax. Spero che questo dato possa fare cambiare idea ai più recalcitranti”. Un discorso in buonafede, tuttavia, secondo noi, da evitare. Ecco perché.

Intanto, secondo quanto risulta a LiveSicilia.it, il bambino più piccolo è un maschio. Ovviamente il presidente della Regione ha una capacità di raccogliere informazioni superiore alla nostra, per cui segnaliamo una discordanza che resta, comunque, marginale, essendo le identità dei bambini protetta dalla privacy.

E poi c’è una stonatura di fondo, a nostro parere, nell’indicare i genitori della bambina (che è appunto una bambina) come ‘no vax’, notizia che apprendiamo dal governatore – e che dunque riteniamo verificata ai massimi vertici istituzionali – ma che potrebbe provocare una involontaria ostensione al pubblico sdegno di una mamma e un papà che stanno male. Siamo certi che non fosse questa l’idea, però potrà accadere.

Comprendiamo l’esigenza pedagogica di spingere le persone a vaccinarsi e la sposiamo fermamente. Sul punto abbiamo fatto battaglie e continueremo a farle. Non vaccinarsi significa mettersi a rischio e creare un pericolo gravissimo per la comunità, con le varianti. E’ il dato di realtà.

Tuttavia, ci sembra eccessivo mettere in mezzo, sia pure con ottime intenzioni, due genitori che stanno soffrendo le pene dell’inferno per una figlia che lotta tra la vita e la morte, almeno senza una più decisa sottolineatura di un frangente tremendo e di una pena infinita. Sono un padre e una madre che hanno bisogno di vicinanza, in un momento di smarrimento.

E lo scriviamo, dando atto al governo Musumeci di essere in prima linea, anche in anticipo, nella lotta alla pandemia con provvedimenti coraggiosi. Ma non è necessario andare oltre il perimetro dell’altrui sofferenza. Distinguiamo l’errore dalla fragilità di chi lo commette. Le parole, perfino quelle in buonafede, possono involontariamente ferire.


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